Quello che sta vivendo la Pasta Reggia Caserta ha dell’incredibile anche per tifosi come quelli bianconeri che in questi ultimi anni non si sono certamente annoiati: infatti, la Juve a questo punto sembra essere la principale favorita alla retrocessione e ciò è assurdo se si pensa che solamente il 14 febbraio, grazie alla vittoria contro la Virtus Bologna, la salvezza sembrava raggiunta e si guardava con più o meno convinzione alla zona playoff. Dopo la sfida alle ‘’V nere’’ arrivò la pausa per le Final 8 e da allora è iniziata la lenta e inesorabile involuzione della squadra di Sandro Dell’Agnello che, con una sola vittoria in nove partite, ha portato Caserta a doversi giocare la permanenza sul campo nella massima serie contro Trento all’ultima di campionato.
I dubbi che assalgono i supporters campani non sono però solamente legati al campo, ma anche e soprattutto a quello che sarà il futuro della compagine bianconera che sembra sempre più lontana dal basket che conta.
Il dibattito sui social e nelle strade della città vanvitelliana sulle responsabilità passate e sulle prospettive future è più acceso che mai e oramai da un po’ di tempo la gestione di tutti gli aspetti della vita della società è sottoposto a critiche feroci.
È fuori discussione che quello che sta facendo la Juve da anni non è vivere, ma sopravvivere, poiché la mancanza di programmazione per il futuro è una costante e, come è noto, senza una visione di ampio respiro, nessuna azienda, men che meno una società sportiva, può avere un futuro sereno. In particolar modo questo campionato è stato affrontato dalla compagine campana in maniera passiva, come se il disputare un campionato di massima serie fosse un peso tanto inaspettato quanto insostenibile, e ciò ha avuto dei riflessi sulla squadra che si è lasciata travolgere dalla sfortuna e non ha saputo reagire con una risposta caratteriale adeguata, uscendo mentalmente dal campionato con un anticipo decisamente eccessivo.
È evidente che nella squadra non c’è una perfetta percezione di quello che la maglia che i giocatori indossano rappresenta per la città, o quanto meno non ci sono le doti caratteriali per comportarsi di conseguenza, e vedere i propri beniamini giocare senza nessun mordente una sfida fondamentale come quella di Brindisi non può che scoraggiare i tifosi e causare ostilità nei confronti della società la quale, evidentemente, è proiettata al futuro e non ha la forza di sostenere squadra e staff in questa ultima fase di stagione.
Raffaele Iavazzi ha reso possibile a Caserta ciò che non lo era, questo non gli ha portato benefici economici e chi afferma ciò ha una visione della faccenda abbastanza scollegata dalla realtà. Ovviamente se si è arrivati a questo punto qualche errore lo avrà commesso, primo tra tutti la scelta legittima ma non condivisibile di accentrare su di sé tutti i ‘’poteri’’, rinunciando di fatto a un gm e diffidando da tutti, isolando un po’ la società da tutto l’ambiente e da possibili nuovi investitori di cui però non ce ne è mai stata traccia.
A questo punto la domanda da porsi è una sola: Caserta può permettersi la Serie A? Se la risposta è si, allora è il momento di dimostrarlo, ma se la risposta è no, allora bisogna solamente prenderne atto e ripartire con umiltà dall’inizio lasciando da parte slogan come ‘’Caserta città del basket’’ e dando spiegazioni vere e convincenti per chi in questi anni c’è sempre stato.
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