Napoli con l'elmetto: la scalata comincia con la Legion(aria) Trapani

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Incredibile ma vero, eppure gli ultimi giorni all’ ombra del Vesuvio sono stati da “pánta rei en i?remía”: tutto scorre nella serenità. E ci perdonerà l’amico Eraclito per aver giocato “in libertà” con il suo aforisma, ma l’impressione è che in casa Napoli si stia finalmente riscuotendo quel credito con la sorte lievitato alla grande negli ultimi due mesi, con tutto il suo carico di ostacoli, imprevisti, errori e delusioni. Nessun acciacco da segnalare salvo il solo Spinelli,  e nessun problema d’altro genere, per provare ad archiviare il momento più duro da 18 mesi a questa parte, e tornare ad inseguire quell’orizzonte della stabilità parso fin troppo incerto, meno di due settimane fa. Tutto sembra svolgersi nella massima concentrazione, e tutto sembra pronto per quella svolta che il match di Verona potrebbe aver regalato ai ragazzi di Marco Calvani.  Il diario sulle due settimane di “ordinaria follia” si è chiuso quindi con un lieto fine, ma bando agli eccessi: la corona dell’A2 resta ben salda sul capo di questa Tezenis, e la difesa del suo primato al momento non è in discussione. Eppure la mancanza annunciata di un pivottone come Monroe ha pagato più del previsto; Gandini e Bartoluzzi – alla prova del nove in uno scontro diretto-, hanno tutt’altro che retto. E pur non dimenticandosi che dimenticarsi che anche i migliori tenori possono vivere una stecca, la squadra di Ramagli non ha mai saputo (o potuto) cambiare registro, mai smuoversi dalle iniziative in solitaria di Mike Umeh contro Jarrius Jackson, assolutamente fondamentale nella ripresa per innescare la fiammata che ha deciso il match. Ma forse sarà anche colpa dell’handicap di idee e il talento che ha accusato un altro atteso protagonista come Andrea De Nicolao, incapace di rivoltare il calzino del match, smarrendo stranamente o forse perdendo all’improvviso le sue arcinoti doti di playmaking. Già, il playmaking, che si è messo subito bene per Napoli, dandogli linfa proprio nel momento in cui la Givova ha sempre segnato il passo, sentito il fiatone. Come al solito un grande avvio, ma quando la firma è di un giovane motivato come Andrea Traini – cattivissimo in difesa, coraggioso in attacco, ma soprattutto giovane e pieno di energia-, questa Givova si è sentita davvero con le spalle coperte. E non importava che ci fosse Verona, o un avversario diverso:  quale che fosse il rango, l’atteggiamento di domenica avrebbe comunque pagato, anche contro play più lucid,i o batterie di lunghi più attrezzati. Possiamo parlare anche dei 15 rimbalzi in più, capaci ad colmare qualche persa di troppo arrivata soprattutto nel finale, ma la notizia è che il rendimento della squadra non ha mai visto cali: è stata piuttosto un diesel,  senza che nessuno fosse costretto ai monologhi per tenere la barca a galla. Per la prima volta si è realizzato quel concetto di gruppo che Calvani cercava dal raduno di Ariano, che non vede nessuno primeggiare sugli altri, e trova tutti protagonisti, compresa una panchina stavolta chirurgica. Insomma Napoli ha ancora una grande stagione da esplorare, tutta da vivere: a cominciare dalla prima di due trasferte rognose, e che potranno dirci se il malato è ancora convalescente, non vive di sole emozioni, ma sa trovare quella continuità che è pane, anzi un magnifico regalo di Natale, per chi questa classifica la deve scalare, e più in fretta possibile. In fondo è lo stesso obiettivo di Trapani, prossima tappa della carovana griffata Azzurro, e che come l’Azzurro ha ritrovato sul parquet amico la gioia della vittoria, dopo un lungo momento negativo. Vittima sacrificale dei granata è stata quella Casale parsa sette giorni prima freddo carnefice contro i partenopei, il ragionamento potrebbe però ribaltarsi pensando che dopo un avvio scintillante, segnato da ben tre vittorie di fila figlie di ottime percentuali e tanti carattere (incluso il colpo a Mantova annullato dal giudice sportivo), la prima sconfitta dei siciliani è arrivata proprio a Verona. Così quella sfida che per Napoli è stata una boccata di ossiegno, un’iniezione di adrenalina, per la truppa di Lino Lardo ha invece rappresentato la soglia di un novembre nero. Un bello schiaffo per una realtà che ha una sola parola d’ordine: play off. Sfuggiti per un soffio pochi mesi fa, Trapani ha mandato in archivio l’annata del ritorno in DNA, garantito dallo scambio estivo di titoli con Scafati, e si è rimessa al lavoro per preparare la nuova stagione con l’obiettivo, questa volta, di centrarli. E con il PalAuriga a fare da bunker. Dunque anche sull’altro fronte si tratta di consolidare il ritmo giusto dopo un digiuno pesante, quasi senza senso, per una squadra costruita con logica, frutto della collaborazione tra un coach di chiara fama, e quel Julio Trovato che nel 2009, Giovanni Paolo Terzolo e Paolo Boella, diede vita al progetto della nuova Torino, la PMS che oggi può beneficiare anche del suo lavoro, del suo impegno, la sua competenza. E proprio dall’alto della loro esperienza, Trovato come Lardo non hanno mai esitato nel gettare acqua sul fuoco di possibili malumori dell’ambiente. Del resto quando le cose non vanno bene si corre il rischio di drammatizzare, e per la voglia di fare si peggiora solo la situazione. La strada insomma è sempre stata quella credere nella bontà del progetto, valutare ogni eventualità, sia sul mercato che dal punto di vista organizzativo, e ripartire dalla consapevolezza che delle dieci partite giocate solamente due sono state insufficienti (Veroli e Trieste). E anche in vista di un calendario che prima della fine del girone d’andata, presenta cinque partite di cui tre in casa, l’occasione è ghiotta. Soprattutto per dare ancora più qualità al roster, e dare ufficialità a qualche indiscrezione già trapelata nei giorni scorsi, con la possibile rescissione del contratto che legava a Chris Evans, e l’arrivo di un nuovo americano che non fosse certo una scommessa, ma un atleta rodato e in forma. Oltretutto l’assenza del giocatore statunitense di domenica contro Casale Monferrato aveva dato da pensare, così nel primo pomeriggio di ieri è arrivata l’ufficialità di Alex Legion. Già visto a Napoli il mese scorso con la maglia di Veroli, la guardia-ala 26enne di 198 cm è  il terzo miglior realizzatore della categoria, e ha collezionato 9 presenze (non ha giocato domenica a Brescia, ufficialmente per problemi intestinali), con una media di 20.9 punti:  ne sanno  qualcosa sia Trapani (che nella trasferta di Frosinone ha subito ben 28 punti dal giocatore di Detroit), sia i partenopei, che dopo un match dominato per quasi tre quarti, vide rientrare i ciociari grazie proprio alle scorribande dell’ex Roseto. Ed è proprio in Abruzzo che, nella scorsa stagione, il giocatore si è imposto all’attenzione del bel Paese a spicchi, guadagnandosi la leadership dei marcatori in DNA Silver con 23.3 punti di media, con il 62% da 2, il 37% da 3 e l’80% ai liberi, sfiorando la qualificazione ai play-off. Insomma un realizzatore puntuale, dotato di talento e fisicità che a tratti sa essere realmente esplosivo: anzi una rogna sicura, quella dell’ex Kentucky, Illinois e Florida International University, e non la sola di una squadra che prima di tutto è di grande taglia. Presi infatt
i uno per uno, gli uomini in maglia Lighthouse sono tutti alti e grossi: per questo prima di scendere nei singoli, sia chiaro che Trapani ha capacità di mettere in campo tanta forza fisica e tanta dimensione. Venendo invece ai singoli tasselli del mosaico, ma sempre con attenzione al basket giocato, Trapani si presenta come team abbastanza solido. Fatto da giocatori che si conoscono bene fra loro, oltre che da un coach che predica un basket basato molto sulla concentrazione difensiva, il roster fa del playmaker e del centro l’asse portante della squadra. Rispetto alla passata stagione, è stato confermato il gruppo degli italiani (ben quattro), mentre a rinforzare le rotazioni si è optato per il fosforo di Guido Meini – specialista del pick n’roll, e giramondo di questa categoria vinta due anni fa con la maglia di Pistoia-, seguito da alcuni giocatori che nell’ultima stagione si sono messi in mostra nelle leghe inferiori, vedi il pivot Francesco Conti, ex Torino ma nell’ultimo campionato a Firenze in Silver, oppure la guardia De Vincenzo, protagonista in DNB con la maglia di Lanciano. Sicuramente un gruppo diverso, con meno talento rispetto a quello dello scorso anno, ma che non manca di registrare alcuni contributo al di sotto le aspettative. Infatti, a ridimensionare Andrea Renzi , vero punto di riferimento sotto le plance, oppure i confermatissimi Giancarlo Ferrero e Patrick Baldassarre – il primo gravato dei gradi di capitano, oltre che di sesto uomo di lusso, sostanza e straordinaria duttilità, il secondo chiamato a fornire pericolosità offensiva e aiuto a rimbalzo -, ci hanno pensato TJ Bray e Stefano Bossi. Guardia tiratrice con mansioni da assist man e un forte spirito di squadra, il povero classe ’92 di Princeton si è messo spesso in luce per i fischi ricevuti dai suoi tifosi e capace di collezionare un misero bottino di punti a partita. Nessuno però in società ha mai pensato ad un taglio: le sue qualità (soprattutto al tiro da tre punti) non si discutono, e forse i 12,7 di media nelle ultime quattro, con tanto di 4,2 assist e il 45% dall’arco (nelle prime sei appena il 22,7), possono dare ragione alla pazienza dei dirigenti granata. Discorso simile per il play scuola Udine ed ex Trento, che alla seconda stagione in Sicilia, deve dimostrare di poter valere la categoria come cambio affidabile in regia. Anche per lui, dopo un avvio in doppia cifra a Mantova, tante prestazioni opache, poi gli 11 di Casale con 3 rimbalzi e 2 assist che offrono un lieve segnale di ripresa. A chiudere le rotazioni, oltre Ferrero, Conti, De Vincenzo e Bossi, la pattuglia si completa sotto i tabelloni con Emanuele Urbani, giovane virgulto triestino classe 1993 che ha guadagnato sul campo la salvezza con la Pallacanestro Trieste sotto le cure di coach Dalmasson. Conosciute le armi, è tempo di affilare i coltelli: da una parte il vantaggio della profondità, dall’altro tutto il peso di lunghi mobili ma potenti, esperti ma con tanta energia. In entrambe c’è l’inerzia e l’entusiasmo, ci sarà da divertirsi.