Era l’estate del 2011, Agrigento viveva un momento di stallo tra la passione sfrenata nata dalla doppia promozione sotto la guida di Corpaci ed il salto nell’Olimpo del basket che conta mai arrivato, culminato con la retrocessione in DNB ed una scommessa Vincenzo Esposito fallita sotto ogni punto di vista.
Nella Città della Valle dei Templi vivere di pallacanestro non è stato mai un dogma, il bacino d’utenza piccolo ma solido è sempre esistito, fin dagli albori di una società inevitabilmente destinata alla nomina sportiva di “provinciale”. Serviva (e servirà ancora) una figura tecnica e soprattutto umana capace di accendere una fiamma che era pronta da troppo tempo ad ardere. Franco Ciani non lo conosceva praticamente nessuno in mezzo la tifoseria, era un allenatore come gli altri, c’era chi sognava addirittura un nuovo Corpaci, capace addirittura di tornare in DNA nel più breve tempo possibile e di rimanere il più a lungo possibile. Chissà se nella mente del Presidente Moncada ci fosse una linea temporale capace di delineare un percorso lungo otto stagioni intrise di soddisfazioni che neanche il più ottimista tra gli agrigentini avrebbe mai potuto supporre.
Franco Ciani verrà sempre ricordato ad Agrigento come l’allenatore del cambiamento, l’artefice principale del solco tra “provinciale” e realtà viva, vera, pura e tangibile, sportivamente parlando. Quando nel 2015 la sua Fortitudo arrivò ad un tiro libro dalla promozione in Serie A sugli spalti la gente si guardava negli occhi gonfi di lacrime, il famoso detto “Carpe Diem” non era stato interpretato a dovere e tutti si erano resi conto di come quell’attimo fosse l’unico buono per riuscire in uno dei miracoli sportivi più incredibili della storia della pallacanestro Italiana. Eppure, a distanza di 4 anni, quando ormai la fiamma si è spenta, le ceneri continuano a volare, hanno un sentore di certezze, un qualcosa che richiama alla consapevolezza che oggi, la Fortitudo Agrigento è una realtà sportiva affermata e stabilmente presente a competere nel secondo campionato nazionale.
Oggi la frase più banale e scontata da dire sarebbe “sembra passata un’eternità..” eppure è vero, 8 stagioni sono un’enormità di sentimenti, di passioni, di gioie e di dolori, di soddisfazioni, di screzi e delusioni, di pianti di ogni genere, di sorprese e di amori. Da quell’estate del 2011 ogni persona che abbia avuto a che fare con Franco Ciani ha aggiunto qualcosa al proprio bagaglio umano, culturale e sportivo, segno di una coesione della tifoseria con un uomo che ha messo la propria intelligenza cestistica e non al servizio di una piazza che ne aveva tanto bisogno. La pallacanestro ha un’accezione diversa ed il tifoso agrigentino ha un modo di viverla diversa, dopo 8 stagioni si pensa in grande, si pensa al futuro, si pensa piacevolmente ai ricordi ma con una mentalità che da sempre Salvatore Moncada ha sognato ed inseguito per la sua città.
E’ bello pensare che il lavoro di Ciani non si sia limitato a portare una pallacanestro solida, ma sia stato ampliato anche verso uno scopo paideutico nei confronti della gente che lo ha sempre trattato come un maestro, la gente che vive quotidianamente nella città di cui lui è stato eletto cittadino onorario nel 2014. Nella giornata di oggi si è chiuso un ciclo di dimensioni sorprendenti, tutta la piazza agrigentina penserà sia a quella calda estate del 2011, quando un uomo entrò con intorno l’aria disinteressata dei 4/5 tifosi presenti al raduno, o a quel caldissimo pomeriggio di gara 4 contro Torino, quando quegli sguardi avevano un valore diverso ma nessuno avrebbe pensato di essere a metà di una metamorfosi che oggi passa allo step successivo. 8 stagioni dopo Ciani lascia Agrigento consapevole di avere circa 2000 nuovi tifosi al seguito, tra questi tifosi ci sono quelli che lui ha fidelizzato, che ha coinvolto e che ha creato sotto un certo punto di vista. Tutti però con un minimo comune denominatore: Ciani ha cambiato il basket ad Agrigento, nel bene e nel male.