“MASON ROCCA NUMERO UNO!”
Risuonano ancora nelle orecchie di molti le parole della curva di Jesi, che inneggia a gran voce le gesta di Richard Mason Rocca. Non festeggia i suoi canestri, nella sua carriera non è mai stato un grandissimo realizzatore, ma tutto il resto: rimbalzi, blocchi, difesa e sudore, tanto sudore. Quel numero 1 che sulla sua maglia c’è ben 2 volte, come se servisse per rafforzare il concetto. Ma anche le storie così, ahinoi, hanno una fine. Ieri sera, domenica 19 aprile 2015, il lungo americano naturalizzato italiano da Evanston ha annunciato il ritiro dalla pallacanestro giocata dopo la vittoria della sua Fileni BPA Jesi sulla Moncada Agrigento per 88-78, dove lui ha guidato i suoi con 31 punti (career high) ed 8 rimbalzi. Non poteva trovare di certo modo migliore di mettere la parola ‘Fine’ alla sua carriera, una delle più romantiche che il mondo del basket italiano possa aver apprezzato da vicino. Perché l’Italia ha avuto la fortuna di potersi coccolare un giocatore come Rocca per tutta la sua lunga storia cestistica: Jesi, Napoli, Milano, Bologna ed infine Jesi, che l’ha rivoluto una stagione fa (ormai due, visto che gli arancioblu hanno concluso ieri sera il loro campionato) tanto quanto lui stesso ha voluto questo ritorno a casa, una casa acquisita che non sta nel suo Illinois, ma tra le colline marchigiane, in una città dove lo sport è un culto e dove tanti atleti di valore hanno avuto i riflettori puntati addosso. La storia cestistica di Mason inizia proprio ad Evanston, Illinois, sua cittadina natale, dove frequenta la high school del posto e veste la divisa della squadra di basket locale, senza però disdegnare sport come il football ed addirittura il calcio, ‘soccer’ come lo chiamano di là, che fin dalla tenera età di 8 anni ha praticato assiduamente. Il basket però ha qualcosa in più nella testa del giovane Mason, che dopo la high school (dove conosce e si fidanza con Corinne, sua attuale moglie e madre di 4 figli) decide di accettare l’offerta ed entrare a Princeton, mantenendo il basket come attività sportiva di diletto. Il college di Princeton aveva notato questo ragazzone dell’Illinois esclusivamente per le sue spiccate abilità in matematica, doti che presto fecero di lui un laureato in ingegneria nell’università precedentemente citata. Ed è qui che inizia la carriera professionistica di Mason Rocca nel mondo della palla a spicchi. Una squadra di una lega professionistica minore americana (la IBL), i Trenton Shooting Stars, lo scelgono con l’ultima scelta disponibile al draft del 2000 esclusivamente perché il loro proprietario, un non vedente, voleva un giocatore proveniente da Princeton, dove aveva sede una sua azienda. Curioso, no? Come cantava saggiamente D’Andrè, “Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”. Quello di Mason Rocca è un fiore meno bello degli altri, ma che emana un profumo ed una fragranza unica nel suo genere.
Dopo una stagione in IBL decide di intraprendere un’avventura overseas ed accetta l’offerta di una squadra italiana di seconda categoria, la Sicc Jesi del patron Alfiero Latini, proprietario dell’azienda Sicc SPA e grande appassionato di pallacanestro. Nella cittadina delle Marche rimane fino al 2004, stagione in cui con la squadra all’epoca gialloverde riesce a raggiungere una storica promozione in Serie A1: quell’anno verrà ricordato da tutti i tifosi jesini come un’annata unica ed irripetibile, con futuri campioni in squadra (James Singleton, Jamal Robinson, Trent Whiting e lo stesso Rocca su tutti) ed un ambiente intorno a loro più unico che raro. Nella stagione, Rocca fa registrare cifre da urlo: 15.5 punti di media conditi da 10.9 rimbalzi a partita… Alla faccia dell’ingegnere, eh? Qui, le strade di Rocca e Jesi si separano, ed il prodotto di Princeton finisce per accettare le avances della Pompea Napoli, militante all’epoca proprio in A1, firmando un contratto triennale. A Napoli Rocca ritrova il suo primo allenatore italiano, Mazzon, e con lui ci sono giocatori di assoluto valore come Jeff Trepagnier p
roveniente dai Denver Nuggets, Valerio Spinelli ed il mortifero tiratore Mike Penberthy. Tra tutti quei nomi, quello di Rocca sembra il meno altisonante. Ma sarà sicuramente tra i più ricordati. Infatti, nella storia della Società Sportiva Basket Napoli, per numero di presenza (148) è secondo soltanto ad una leggenda come ‘Mimmo’ Morena, inamovibile a quota 185. E’ secondo anche nella classifica dei punti segnati, con ben 1594. Non male per uno etichettato come difensore e poco altro, no? Per Napoli e per Rocca la stagione chiave è quella 2005-2006, dove la squadra guidata da coach Bucchi e passsata da Pompea a Carpisa riesce nell’impresa di conquistare la Coppa Italia e di arrivare fino alle semifinali playoffs, con Rocca a guidare la squadra con il ruolo di capitano. Nella stagione successiva, l’ormai ribattezzato ‘Sindaco’ (perché? Beh, a quanto pare Mason ha ricevuto ben 18 voti durante le elezioni per il primo cittadino di Napoli durante la sua permanenza nel capoluogo campano) può vantare il traguardo di disputare con la maglia napoletana la sua prima Eurolega della carriera, cosa che poi ripeterà a Milano. La ciliegina sulla torta di un’annata memorabile per Mason Rocca arriva in estate, con la convocazione di Charlie Recalcati per i Mondiali 2006 in Giappone. In 6 partite con la maglia dell’Italia, Rocca ha messo in piedi cifre di tutto rispetto: 6.3 punti, 5.0 rimbalzi ed 1.2 stoppate a partita, inclusa la gara contro la Cina di Yao Ming dove i due hanno dato vita ad un duello con alto tasso di collisioni, retto alla grande dall’ex jesino. Le ultime 2 stagioni in maglia Eldo Napoli non sono entusiasmanti per la squadra, e nel 2008 la storia della società partenopea si conclude per via di un crack societario. Il 2008 è anche l’anno in cui Mason Rocca, insieme alla sua famiglia, si trasferisce a Milano:
l’italoamericano è il primo acquisto della nuova squadra assegnata al suo ex coach di Napoli Piero Bucchi, e il Sindaco mette la firma sul contratto che lo legherà con le scarpette rosse per 2 stagioni più un’eventuale terza il 23 giugno. “Non prometto risultati, prometto solo di dare sempre e comunque il massimo quando sarò chiamato in campo per cercare di aiutare la squadra a vincere. Questa è la mia promessa”. Con queste parole si è presentato al mondo milanese, entrando in un attimo nel cuore di tutti i tifosi di fede rossoblu. L’apporto che dà Rocca quando mette piede in campo è sempre lo stesso: energia, difesa, rimbalzi, stoppate, canestri e chi più ne ha, più ne metta. Mason è un tuttofare di eccellente livello, con spiccata propensione per la metà campo difensiva. Ormai lo sanno tutti, ed in 4 stagioni per Milano è un fattore. Lo dice anche coach Dan Peterson, che nel suo ritorno sulla panchina milanese ha avuto in capitan Rocca una guida importante: Peterson stesso lo definisce il “Capitano con la C maiuscola, l’identikit del Capitano perfetto: leader, esempio, squadra, cuore, uomo”.
Dopo Milano c’è una breve parentesi con la maglia della Virtus Bologna, quella stessa Virtus affossata nel lontano ma non troppo 2004 in finale playoff di A2 con la casacca targata Sicc, quando Jesi scrisse la storia con un sonoro 3-0 inflitto ad una squadra che vantava tra i propri ranghi ‘il Ragno’ Charles Smith, Rick Brunson e giocatori di questo calibro. E poi, nel 2013, il ritorno a casa, nella sua Jesi che a dimenticarselo non c’ha nemmeno provato. Voluto fortemente da tutti, Mason ha accettato di gran cuore il biennale che la società gli ha proposto. Ed anche se un brutto infortunio lo ha tenuto lontano dal parquet per la seconda metà della scorsa stagione e per la prima di quella appena conclusasi, la cattiva sorte non è riuscita a privarci della gioia di cui gli occhi possono godere quando ammirano un giocatore come Richard Mason Rocca ed il suo tiro caratteristico, quel gancio cielo reso famoso in tutta Italia. Ma che dico, in tutta Europa. In un’intervista rilasciata il 20 agosto 2010 al sito ufficiale del college di Princeton, alla domanda “Cosa farai una volta smesso di giocare?” Mason ha risposto: “Non ho ancora deciso se rimarrò nel mondo del basket, ma allenare una squadra è una cosa che mi piacerebbe molto. Anche se un’esperienza dietro la scrivania, sempre in questo ambito, credo sia qualcosa di molto interessante ed eccitante”. Ora, con questa conferenza stampa nel post partita di Jesi-Agrigento di ieri sera, Rocca saluta il mondo del basket a modo suo.
Jesi ha ammesso di aver offerto lui un posto dietro la scrivania per il prossimo anno, ora l’ormai ex giocatore sta valutando attentamente l’offerta con la famiglia anche perché, come avrete sentito dalla sua bocca, ha tanti progetti in mente, e solo sua moglie Corinne ed i suoi splendidi 4 figli, di cui una bambina, potranno decidere qual è il meglio per proseguire una splendida vita spesa per la famiglia e per il basket. Qualunque cosa sia scritta nel futuro di Richard Mason Rocca noi non possiamo saperla, ma una cosa è certa: ormai il suo nome in italia è scritto in maniera indelebile in 4 città, ma in un numero illimitato di cuori. Ora e per sempre, grazie.