Il successo di Napoli e quello della Virtus Bologna hanno messo la parola fine sulla Turkish Airlines Cup 2017. Andiamo ad analizzare nel nostro pagellone promossi e bocciati dell’evento.
9,5 IL CUORE DI NAPOLI E’ TORNATO A BATTERE – 11 anni dopo, due serie più giù, ma le emozioni sono le stesse, se non più forti. Sogno e realtà viaggiano a braccetto, quando all’Unipol Arena di Bologna, tempio del basket italiano, la Coppa Italia di Serie B arriva nelle mani del Cuore Napoli Basket. Un premio alla tenacia del presidente Ruggiero, primo tifoso di una realtà che in pochi mesi è passata da ambizioni salvezza alla ribalta nazionale. Neanche Omegna, neanche Valmontone, neanche i bresciani di Orzinuovi, neanche tre partite estenuanti fino all’ultimo, hanno fermato quella corsa che ad agosto, con un mercato dalle poche risorse, suggeriva un campionato senza grilli per la testa. Era il minimo, dopo sei fallimenti in otto anni. Ma nei suoi ragazzi coach Ciccio Ponticiello ha sempre creduto e trovato: in capitan Maggio e Visnjic l’eroismo, le giocate e l’esperienza; i punti con Andrea Barsanti; il talento in ragazzi terribili come Nikolic, Murolo, Rappoccio, Ronconi e Mastroianni. A questa brigata, grintosa e organizzata, i nuovi acquisti Marzaioli e Matrone hanno aggiunto la profondità. E adesso, con 20 vittorie su 23 nel Girone C, un primato strameritato, e un trofeo tutto da gustarsi, non si può più pensare che l’A2 sia un’utopia.
9 VIRTUS BOLOGNA, LA VITTORIA DEL GRUPPO E NON DEL SINGOLO – Bologna, quella bianco nera, torna a gioire. Non era facile immaginarlo dopo la retrocessione dello scorso Maggio ma il progetto affidato a coach Ramagli inizia a prender quota, con il primo trofeo stagionale messo in bacheca. Spazzata via Agrigento in scioltezza, le difficoltà non sono mancate tra semifinale e finale: Trieste prima e Biella poi si sono dimostrate due squadre difficili da arginare, ma alla fine in entrambe i finali hanno premiato la Segafredo. Una tre giorni in cui sono tanti i protagonisti: Umeh ha dato la solita continuità offensiva seppur non essendo al top del suo rendimento, Lawson tornato in campo dopo la lunga assenza si è subito resto protagonista nel successo dei quarti di finale, Spissu con il titolo di Mvp vinto meritatamente ma soprattutto quel Guido Rosselli match winner della finale, con il canestro a quattro secondi dalla fine che ha deciso la finale. Una squadra con infinite risorse che dopo un ultimo periodo altalenante sembra aver rimesso la benzina nel serbatoio, pronta per il rush finale prima dei playoff.
8 MIKE HALL E JAZZMARR FERGUSON, GLI AMERICANI DAL DNA ITALIANO – La coppia di americani probabilmente migliore di tutta l’A2. Biella arriva a un passo dal successo, svanito solo sull’ultima azione. Merito di due giocatori incredibili quali Ferguson e Hall. Il primo, con un killer instic degno del miglior Higuain sotto porta, vince praticamente da solo la sfida contro Mantova prima di azzannare una coriacea Trieste mettendo 30 punti in 38 minuti. Il secondo, protagonista di una finale clamorosa: ne mette 13 con 13 rimbalzi nei primi due quarti, chiudendo con 24 punti, 19 rimbalzi, 4 assist per un faraonico 42 alla voce valutazione. Da lacrime le sue parole su twitter, legate alla sua voglia di chiudere con un trofeo e quelle parole già scritte un anno fa in uno dei peggiori momenti della sua carriera. Hall e la sua Biella ne sono andati davvero vicini, ma siamo sicuri che il popolo biellese potrà esser orgoglioso nell’avere due giocatori come Mike e Jazz a onorare la loro maglia. Persone speciali, prima ancora di esser atleti fenomenali.
7 JAVONTE GREEN, UN MARZIANO A TRIESTE– Giocatore pazzesco. Trieste paga cinque minuti nella semifinale contro Bologna costati carissimo ma ne esce con la consapevolezza di poter stare a grandi livelli giocandosela alla pari anche contro formazioni più quotate. La banda di Dalmasson strapazza prima Legnano, poi va a un passo dall’eliminare la Segafredo, con tre quarti da manuale in semifinale. Il protagonista? Javonte Green, con il numero 5 dell’Alma autore di due gare devastanti: 23 punti, 8 rimbalzi, 28 di valutazione nei quarti, ancora meglio in semifinale dove ne scrive 37 in 37 minuti, aggiungendoci 6 rimbalzi, 6 palle recuperate per un totale di 43 di valutazione. In una parola: immarcabile!
5,5 BERGAMO, COSI’ NON VA – Niente Ghersetti, niente Milani, dall’altra parte una Montegranaro implacabile, ma questo non giustifica il quarto di finale quanto mai irritante e soporifero della Com.Mark. Dimitri Lauwers lontano anni luce dai tempi d’oro, Planezio vittima del nervosismo, Chiarello e Bastone senza impatto, Cazzolato senza valore aggiunto. Panni non è Milani e non apre gli spazi come dovrebbe, Berti forza ed esagera quando c’era ancora partita, e servirebbe il suo equilibrio, l’unico a salvarsi dal disastro è Rei Pullazi: mezzi fisici spaventosi, mano delicata, un po’ più di testa, un approccio meno da star e lo vedremo lontano.
5 ORGANIZZAZIONE PESSIMA – E qui arriva il tasto dolente. Ci spiace dirlo, perchè con l’area comunicazione LNP da sempre abbiamo un ottimo rapporto lavorativo, non avendoci mai negato nessuna risposta ma quanto capitato durante la tre giorni merita di esser raccontato. Partendo dal togliere chi non ne ha colpe, se non quello di aver affidato la gestione dell’evento ai responsabili della Unipol Arena, facendo tre passi indietro rispetto gli anni scorsi quando le parole di elogio erano state spese a dismisura. La Coppa Italia rappresenta da sempre l’evento che media e tifosi attendono tutto l’anno e non è accettabile con 16 squadre coinvolte, avere circa trenta postazioni a disposizione creando malumori e disagi tra colleghi impossibilitati nello svolgere adeguatamente il proprio lavoro. Sorvoliamo poi sui problemi di connessione, in quanto presenti in tutti i palasport d’Italia, ma passare dalla fibra delle Final Eight di Rimini all’assenza di quella della Unipol Arena non è stata la cosa migliore. L’informazione è cresciuta, si è evoluta e va rispettata: abbiamo saputo di colleghi rifiutati a 24 ore dall’evento incuranti di coloro che non venendo da dietro l’angolo avevano già magari prenotato biglietti di viaggio e notti in hotel, per poi avere noi stessi problemi con i nostri accrediti dispersi in quel di Ozzano, obbligandoci ad andare a recuperare il “pezzo di cartone” nonostante avessimo con noi la mail richiesta perdendoci così tre quarti della bellissima Mantova-Biella. Infine due note di riguardo sulle partite: la prima il volume della musica, spesso fin troppo alto coprendo lo spettacolo e i cori delle tifoserie sugli spalti. La seconda i prezzi, fin troppo cari nonostante i numeri ribaditi sugli spettatori. Il differenziare fascia pomeridiana e fascia serale o semifinali di B con semifinali di A2 cambiando sia tariffe sia obbligando il pubblico al dentro/fuori non ci è proprio piaciuto.
4.5 AAA LEGNANO & AGRIGENTO CERCASI –Veniamo ai voti bassi della competizione, Agrigento si qualifica come quarta alla fine del girone d’andata, vincendone 7 di fila e dando l’idea di poter insidiare l’armata di Ramagli. Idea che avrebbe potuto prendere forma se, terminati i primi due quarti equilibrati, la squadra siciliana non avesse deciso di rimanere negli spogliatoi. Il momento non era dei migliori, la vittoria contro Treviglio era servita per dare la scossa decisiva per la classifica. Evidentemente non si trattava di una totale risoluzione dei problema che, ancora oggi, sono protagonisti in casa Agrigentina. Troppa sofferenza sotto canestro, troppe disattenzioni in difesa e troppe forzature in attacco contro la Virtus. Inoltre, non positivo l’atteggiamento dell’ultimo quarto dove dal -18 era possibile cercare di limitare il più possibile i danni mentre, al contrario, i giocatori hanno alzato bandiera bianca facendo ampliare il passivo. Non da meno Legnano che, pur priva di Frassineti, crolla contro Trieste senza troppe giustificazioni. Un -29 che macchia quanto fin qui di buono mostrato in campionato, con il solo Mosley a predicare nel deserto della Tws.