Dopo l’intervista a coach Martelossi, continua l’approfondimento dedicato al pre-season degli Stings con uno scambio di battute col vicepresidente, nonché responsabile dell’area tecnica, Adriano Negri che ha colto l’opportunità per parlare del nuovo progetto biancorosso, degli obiettivi della nuova stagione e dell’importante trasferimento della logistica a Mantova.
Come due stagioni fa, al primo anno di Gold, gli Stings decidono di puntare su un roster giovane. Quali sono i punti in comune e di differenza tra i due progetti e roster?
“Innanzitutto ci siamo dati una progettualità e degli obiettivi diversi dall’anno scorso, molto più chiari. Sono soddisfatto del mercato perché il lavoro del gruppo dell’area tecnica è stato positivo. La volontà di mettere in piedi un gruppo che possa svilupparsi in futuro è stata condivisa e rispettata da tutti ed è anche stato rispettato il budget che la società si era data. Ndoja aveva delle aspettative economiche fuori dai nostri parametri per questa stagione. Con Moraschini si era tentato di continuare il rapporto anche se la volontà del giocatore era quella di percorrere altre strade. Di Bella, per caratteristiche tecniche ed umane visto che è sempre stato tra i protagonisti nelle squadre in cui ha giocato, difficilmente avrebbe accettato un ruolo da comprimario nel nostro progetto.
Il fatto di paragonare i roster diversi delle ultime stagioni è un tipo di considerazioni che viene fatto da chi lavora all’esterno di una squadra. E’ vero che si è cambiato spesso, ma è vero anche che il mio lavoro di architetto mi insegna che in certi casi bisogna gettare la bozza e ricominciare da capo e ridiscutere i progetti, a seconda dei risultati sia umani che sportivi. Ogni squadra degli ultimi anni è stata guidata da un progetto diverso. Nello specifico, il progetto dell’anno scorso è stato guidato da un’idea di marketing per attirare l’attenzione della città e per far capire alla piazza che la società aveva intenzioni serie per dare risalto al basket nella nostra provincia. Il progetto di due anni fa mirava a mettere insieme dei ragazzi di una buona levatura generale, ma è stato difficile portarlo avanti per una serie di ragioni, anche umane.
Ci tengo a dire che già da questo gennaio abbiamo cominciato a ragionare su questa squadra insieme allo staff tecnico perché sapevamo che non avremmo potuto permetterci un budget come quello della scorsa stagione. Infatti siamo stati tra le prime società a chiudere il mercato.
La società si è posta un obiettivo per questa stagione?
“Quest’anno vogliamo fare una bella stagione, non lo nascondiamo. E’ difficile però fare dei pronostici considerando che in ogni stagione ci può essere una sorpresa come Roseto ed Imola l’anno scorso. Sono convinto che anche il clima intorno alla squadra permetta di raggiungere dei buoni risultati. Il lavoro più grosso che ci aspetta è quello di creare una squadra nel senso più umano del termine. Se ciò succederà riusciremo a fare un buon campionato e potremmo effettivamente considerare alla stessa maniera le altre quindici squadre presenti con noi nel girone. Ovviamente ci sono squadre più forti come Treviso e le due bolognesi che hanno ambizioni di vincere il campionato. Noi vogliamo fare il più possibile anche per dar seguito a quanto fatto l’anno scorso.
Quest’anno partiamo a fari spenti, si può dire. L’anno scorso abbiamo sbagliato nel fare un po’ troppi proclami, ma è stata anche una necessità guidata dal fatto di far capire che la pallacanestro nel mantovano c’era e c’è ed è una cosa seria. Ora la nostra priorità è consolidare l’immagine di società seria che abbiamo trasmesso negli ultimi anni, consolidandoci non solo come realtà sportiva importante a livello nazionale ma anche locale. Siamo una realtà aziendale forte che ha tanti progetti rivolti ai tifosi, ai giovani e al marketing”.
Quest’estate è stata presa l’importante decisione del trasferimento da Poggio Rusco a Mantova. Quanto è fondamentale questo passaggio per la storia della squadra? E’ una sorta di “anno zero”?
“Il passaggio in città è molto importante. Bisogna ammettere che per fare basket a certi livelli non si può rimanere a Poggio Rusco, per mancanza di impianti, di sponsor e tifo in un paese piccolo di provincia. Chi mi accusa di essere un conservatore sbaglia. Il passaggio a Mantova era da fare, solo che è arrivato un po’ troppo in fretta. Devo ringraziare chi tra i nostri collaboratori ha contribuito e sta contribuendo al compimento di questo grande passo. Mi auguro che il lavoro che è stato fatto durante l’estate sia ripagato anche da una relazione diversa dei giocatori con la piazza. Bisogna essere più presenti nelle istituzioni, agli eventi, nei media, nelle aziende e altri contesti. Tutto ciò deve essere finalizzato ad un maggior radicamento nella provincia come ci ha consentito di fare il progetto legato al minibasket, il quale si allargherà piano piano a tutta la provincia. A tal proposito, bisogna ringraziare chi ci lavora costantemente come Roberto Cavicchioli, Matteo Cassinerio e Cesare Squassabia”.