Intervista esclusiva a Vasilije Micic, playmaker dell’Anadolu Efes. Il serbo si è raccontato a noi, direttamente dal Forum d’Assago, in attesa di sfidare questa sera l’Olimpia Milano.
Da giocatore di rotazione allo Zalgiris Kaunas a stella di questa Euroleague con l’Anadolu Efes. Che giocatore è ora Vasilije Micic?
“Allo Zalgiris Kaunas è stato un anno importante, perché tornavo in EuroLega dopo l’esperienza con il Bayern Monaco e dopo aver giocato con il Tofas Bursa. Passavo da giocare una partita a settimana (con il Tofas) a molte più partite con lo Zalgiris. Sentivo di meritarmi un ruolo migliore di quello che avevo avuto allo Zalgiris, ma ho accettato serenamente il tutto dando il 100% in campo. Poi è arrivato l’Anadolu Efes, una grande opportunità per dimostrare quello che sono veramente. So bene che tanti non si aspettavano una mia crescita così veloce, ma l’Efes mi ha permesso di esprimere le mie capacità e diventare un giocatore unico nel suo genere. Sono uno dei playmaker più giovani con queste responsabilità vedendo gli altri top team, ma ora mi sento in grado di esprimere il mio potenziale offensivo e difensivo senza timore di farlo.”
Parlando della tua carriera, iniziamo dall’inizio. Hai cominciato la tua carriera da professionista al Mega Vizura. Giovanissimo e già importante per la squadra insieme ad un certo Boban Marjanovic.
“Quando ho iniziato a giocare per il Mega, il club iniziava a pensare in grande per la prima volta nella sua storia. Ora il Mega Bemax (ha cambiato nome) è in assoluto la miglior squadra per i giovani in Serbia e non solo. Lo scorso anno è arrivata in finale di Next Generation U18 ed è molto famosa come squadra perché produce giocatori NBA con grande continuità. Da quella squadra siamo usciti io, Marjanovic, Jokic, Dangubic, etc… Però quando sono arrivato io era differente. A 16 anni ho avuto l’opportunità di essere il playmaker titolare della squadra, una cosa mai vista prima in Serbia, dove si “doveva” aspettare minimo 18 anni per far giocare un giocatore. Se adesso, a 25 anni, ho quest’esperienza, è sopratutto merito di quel periodo.”
Poi Bayern Monaco e Stella Rossa. Forse ti aspettavi qualcosa in più nel periodo con i tedeschi? Gli infortuni sono stati una chiave in negativo?
“Il Bayern Monaco era un’opportunità speciale, perché avevo modo di giocare con Pesic, uno dei migliori allenatori serbi in assoluto. Avevo solo 20 anni, tante responsabilità per quel ruolo ma anche forse a causa di continui piccoli infortuni, non ho avuto modo di fare quello che tutti si aspettavano. Poi, ho preferito la Stella Rossa alla NBA e devo dire che è stata una delle migliori scelte per me. Ho avuto modo di giocare molto e ritrovare confidenza in me stesso. Proprio per questo, ho scelto il Tofas Bursa l’anno successivo.”
Quanto è stata importante per te la stagione al Tofas Bursa?
“Sai, in Serbia si dice che se non “esplodi” prima dei 20 anni, la tua carriera non decollerà mai. Invece la mia esperienza al Tofas è stata una chiave per la mia carriera. Avevo 22 anni, ancora mi sentivo molto giovane. Ho rifiutato offerte da squadre più importanti, perché la mia priorità era giocare ed essere importante per il team che in quel momento era il Tofas. Sono convinto di aver fatto la scelta giusta in quel momento della mia carriera.”
Che rapporto hai con Coach Ataman?
“Quando dovevo firmare con l’Efes, ho parlato con Coach Ataman al telefono. Mi ha detto che il mio ruolo sarebbe stato come quello che ho avuto nello Zalgiris, un giocatore in grado di far rifiatare Larkin e Beaubois. Però appena sono arrivato, ero molto pronto fisicamente e mentalmente. Volevo giocarmi le mie chances anche se forse nessuno si aspettava potessi diventare titolare sin da subito. Ero passato dalle Final Four con lo Zalgiris Kaunas a giocare per l’Efes ultimo classificato. Una mossa che mi è stata criticata ma ero convinto di aver fatto la scelta giusta, una scelta che mi motivava tantissimo. L’ultima stagione è stata strepitosa. Di nuovo Final Four, quando nessuno ci immaginava lì, abbiamo vinto il campionato in Turchia dopo 10 anni battendo il Fenerbahçe. Tutto questo mi ha spinto a rimanere qui per altri anni, un ambiente assolutamente fantastico.”
Invece parlami di Shane Larkin. Molti in EuroLeague, vi considerano come la miglior coppia di questa competizione.
“Shane Larkin stava per lasciare la squadra a metà dello scorso anno. Non si trovava bene, non riusciva ad esprimere il suo potenziale ed era insoddisfatto. Avevamo avuto un super impatto di Beaubois, ma Shane non riusciva ad ingranare. Poi è arrivata la sfida al Barcelona, dove è letteralmente esploso con 37 punti. Da quel momento abbiamo capito che potevamo fare benissimo insieme. Abbiamo parlato molto e ci siamo trovati, capendo che avevamo caratteristiche differenti che potevano unirsi e farci diventare una grande coppia. Shane è fortissimo, ha un gran palleggio e sa creare tiri con grande facilità. Sono molto fiducioso per questa stagione.”
Come vedi l’Olimpia Milano? É tornato un mostro sacro come Ettore Messina per risollevare le ultime stagioni negative.
“Sono dell’idea che il cambiamento più grande parte sempre dall’allenatore. Milano e l’Efes hanno avuto molte cose in comune nel recente passato, grandi nomi, roster fortissimi, forse anche più di quelli attuali sulla carta, ma la chimica di squadra non è una cosa che si ottiene con i grandi nomi. I giocatori devono essere consapevoli del proprio ruolo, trovarsi bene e avere le proprie responsabilità. Milano ha fatto un ottimo lavoro, sono una buonissima squadra in cui tutti si trovano bene, sia i vecchi che i nuovi giocatori. Tutto questo non è avvenuto spesso nel recente passato per Milano. Sono convinto che tutto sia partito dal nuovo allenatore. Messina ha dato una nuova identità alla squadra, nuove idee grazie alla sua enorme esperienza in EuroLeague e NBA, dove ha imparato a gestire i giocatori anche grazie ad un maestro come Popovich. Hanno avuto un super inizio, mi congratulo con loro per come hanno giocato in questa parte di stagione, ma per me non sono assolutamente una sorpresa.”
Ti piacerebbe un giorno giocare in Italia, chissà proprio a Milano?
“L’Italia è uno dei miei paesi preferiti in assoluto. Non sai mai dove ti porterà la carriera. Ho familiari che vivono a Pesaro, se un giorno succederà, sarò sicuramente felice di questo!”
A proposito di Ettore Messina. Alle scorse Final Four, ha detto di vederti perfetto per un sistema come quello dei San Antonio Spurs. Pensi mai alla NBA? Sei stato scelto dai Sixers nel 2014 anno in cui sei stato protagonista dell’Adidas Euro Camp. Tu e un giovanissimo Jaylen Brown, ora stella dei Boston Celtics.
“Abbiamo avuto due storie di vita completamente differenti io e Jaylen. Ho ancora il desiderio di giocare in NBA, è un sogno che abbiamo tutti sin da bambini. Allo stesso tempo questo desiderio non mi fa impazzire, perché mi trovo bene con il basket europeo che ha raggiunto un livello altissimo. Se dovesse accadere, sarei solo che felice!”
Qual è stato il segreto della tua crescita? Se dovessi scegliere un fattore che ha fatto “svoltare” la tua carriera, quale sceglieresti?
“Il mio grave infortunio a 17 anni. Ci sono stati anche altri momenti, ma quello e il mio passaggio al Tofas sono stati momenti chiave. Quando ho scelto il Tofas era un periodo in cui tutti si erano dimenticati di me. Ero passato da essere una stella promettente ad un giocatore che sceglieva di giocare una partita a settimana in Turchia.”
Parlando di nazionale. Sei stato meritatamente incluso nel roster della Serbia ai recenti Mondiali. In Cina non è andata bene sia a livello sportivo, che a livello personale. Quanto è stato duro per te quel momento?
“Parlando di pallacanestro, non è andato bene assolutamente. Avevo finito la stagione con l’Efes alla grande, mi sentivo molto in fiducia e molto confidente nei miei mezzi da poter fare bene anche con la Serbia, anche se avevo un ruolo minore di fronte a tutte le stelle presenti in nazionale. Ho accettato senza problemi il mio ruolo, volevo solo aiutare la squadra e fare il bene della Serbia. Sasha Djordjevic aveva visioni diverse, completamente accettabile dato che è lui il Coach. Ma tutto questo, unito alla perdita di mia mamma ha reso il tutto difficilissimo per me. Tutto questo mi ha comunque permesso di imparare molto a livello personale, in un momento così duro per me.”
La tua situazione, poi Ricky Rubio nel post vittoria della Spagna. Il Mondiale ha svelato una parte molto umana e commovente del giocatore professionista, spesso visto come una persona super.
“Si assolutamente. É stato un mix di emozioni. Ho scelto di restare in Cina anche se perdere la mamma è uno dei momenti, se non il momento, più difficile della tua vita. Devi decidere se mollare o reagire. Nessuno può immaginare cosa si prova finché non ci si passa. Ero molto triste lo ammetto, ma ho voluto giocare perché so che mia madre avrebbe voluto così. Ho seguito il mio istinto.”
Ora hai 25 anni. Dove ti vedi fra 5 anni?
“Onestamente non penso al futuro. Quando ero più giovane ci pensavo spesso, adesso vivo il presente e mi godo giorno per giorno la mia carriera.”
Dove arriverà questo Analodu Efes? Sarà in grado di ripetere la strepitosa stagione scorsa e arrivare per la seconda volta alle Final Four?
“Mi hanno chiesto questa identica domanda ad inizio stagione (ride ndr). Ci sono tante squadre forti e con budget superiori al nostro, ma sono convinto che abbiamo le potenzialità per ripetere la scorsa stagione. Siamo una squadra, dei giocatori che vogliono giocare e concentrarsi esclusivamente settimana per settimana, dando il 100% in ogni partita. Se ragioniamo così, possiamo battere chiunque, ma solo se ragioniamo così. Se iniziamo a pensare al futuro, tutto questo può crearci problemi. Dobbiamo assolutamente pensare partita dopo partita e rimanere concentrati su questo.”
English version of the Interview.
Le statistiche di Vasilije Micic in EuroLega.
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