Dellavedova durante le Olimpiadi di Londra 2012
Photo took from zimbio.comIl nostro intervistato di oggi è Matthew Dellavedova, stella di Saint Mary’s oltre che vera e propria autorità del basket australiano. Esatto, il ragazzo viene dall’Australia. Figlio di un giocatore di basket ha cominciato ad appassionarsi a questo sport andando alle partite del padre e, una volta cominciato a giocare, subito si è notato il suo talento naturale nel trattare la palla a spicchi tanto che a Matthew fu offerta una borsa di studio per l’Australian Institute of Sports, la più grande scuola di formazione per talenti sportivi in Australia, un’organizzazione che è stata in grado di creare campioni olimpici e stelle in ogni sport. Dellavedova ha poi deciso di intraprendere la sua personale carriera lontano dal suo paese natio giocando per Saint Mary’s in NCAA, college in cui è stato uno dei protagonisti fin dal suo primo anno nel 2009-10, stagione in cui la scuola che ha sede a Moraga (California) riuscì a vincere il Torneo della West Coast Conference e a qualificarsi per il Torneo NCAA in cui raggiunse addirittura le Sweet Sixteen per la prima volta dal 1959. Nella sua carriera collegiale vincerà un ulteriore torneo di conference e ben due titoli di regular season di conference oltre che a raggiungere il torneo NCAA per la seconda volta nel 2012 diventando così uno dei leader più rappresentativi e vincenti della storia dei Saint Mary’s Gaels. Matthew è anche un simbolo della sua nazionale, nonostante la sua giovane età infatti ha già partecipato a ben tre tornei internazionali con la maglia australiana tanto da diventare nel 2009, ancora diciottenne, il più giovane giocatore australiano di sempre a partecipare a una competizione della FIBA. Nell’estate 2012, prima della sua ultima stagione con i Gaels, ha partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012 aiutando la sua nazione a guadagnarsi la settima piazza.
Nome: Matthew Dellavedova
Data di nascita: 8 Settembre 1990
Luogo di nascita: Maryborough, Victoria, Australia
Altezza: 1.96 m
Peso: 86 kg
Ruolo: Playmaker
Prima del college: Australian Institute of Sports
Squadra: Saint Mary’s Gaels
Statistiche 2012/2013: 15.8 punti, 3.1 rimbalzi, 6.4 assist
Statistiche Olimpiadi di Londra: 7.3 punti, 3.8 rimbalzi, 4.5 assist
Per cominciare vorrei chiederti qualcosa riguardo al tuo paese d’origine: l’Australia. Questo è un paese famoso nel mondo per sport come il rugby e il football australiano, solo in seguito per la pallacanestro. Come mai quindi ti sei innamorato proprio del basket? Il fatto che tuo padre fosse un cestista professionista ha influito?
Il fatto che mio padre giocasse a basket mi ha permesso di stare a contatto con questo mondo fin da piccolo quindi ho sempre saputo che sarebbe stata una parte importante della mia vita crescendo.
Hai partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012 proprio con l’Australia. Cos’hai provato a rappresentare il tuo paese in un tale evento? Potresti provare a descriverci cosa ti è passato per la testa durante l’inaugurazione e durante il tuo debutto sul parquet? Quali sono i tuoi ricordi preferiti di Londra, in campo e fuori?
Rappresentare l’Australia alle Olimpiadi di Londra è stato il realizzarsi di un sogno che ho sempre avuto fin da piccolo. La cerimonia di apertura è stata incredibile, entrare nello stadio pieno di gente insieme agli atleti di tutte le squadre è una di quelle cose che non scorderò mai. Il mio ricordo preferito di Londra fuori dal parquet infatti è proprio la cerimonia, in campo invece il mio momento migliore è quello relativo alla gara contro la Russia: era l’ultima del girone e vincendo siamo riusciti a qualificarci per a fase finale del torneo. Indimenticabile. Anche la partita contro La Gran Bretagna è stata fantastica, Patty Mills ha segnato 39 punti e vederlo è stato esaltante.
C’erano solo due atleti provenienti dalla NCAA a Londra e tu eri uno di questi. Nonostante la tua giovane età hai avuto un grande impatto dato che sei stato il miglior passatore della squadra con 4.5 assist, hai segnato 7.3 punti di media e spessi eri tu a dover marcare il miglior esterno degli avversari, proprio come hai fatto con Kobe Bryant. Pensi che avere un ruolo così importante ti abbia fatto migliorare molto come giocatore? C’è un aspetto del tuo gioco che ritieni sia migliorato più di altri a Londra?
E’ un’esperienza che mi ha fatto crescere moltissimo, non penso che riguardi un aspetto in particolare del mio gioco ma ne sono uscito in generale come un giocatore migliore. In NCAA sono abituato a giocare contro atleti che hanno all’incirca la mia età e la mia struttura fisica, alle Olimpiadi ho potuto affrontare cestisti molto più forti fisicamente rispetto a me, gente che gioca da professionista ormai da molti anni a questa parte, penso sia stato questo il vero motivo della mia crescita durante le Olimpiadi.
Dal tuo punto di vista è maggiore la soddisfazione per aver raggiunto il settimo posto ai Giochi Olimpici o il rammarico per non aver vinto una medaglia?
Il nostro obbiettivo era quello di vincere una medaglia quindi siamo stati leggermente delusi per non esserci riusciti. Sapevamo che dovevamo vincere contro il Brasile o la Spagna per evitare di affrontare gli Stati Uniti ai quarti di finale, eravamo consapevoli che avremmo potuto farcela ma purtroppo non ci siamo riusciti quindi siamo stati costretti ad affrontare Team USA contro cui non siamo riusciti a fare il nostro gioco.
Cerchiamo di connettere l’Australia con Saint Mary’s, il tuo college. Come mai hai scelto di giocare negli States piuttosto che restare in Australia? Ma soprattutto, perché proprio a Saint Mary’s. Il fatto che il tuo compagno di nazionale Patty Mills sia un ex Gael e che il miglior realizzatore della storia della scuola, Daniel Kickert, sia anch’esso australiano ha influito sulla tua scelta?
Ho scelto di giocare in NCAA perché è qualcosa che ho sempre voluto fare, già da piccolo ero solito guardare il college basketball in televisione e sapevo che il mio futuro sarebbe stato qui. Mi è stato offerto di giocare nella Lega Australiana ma oltre al basket volevo proseguire gli studi e prendere un diploma di laurea quindi quello del college basket era il mondo perfetto per perseguire i miei obbiettivi: giocare a basket ad alto livello e laurearmi.
Ho scelto di giocare a Saint Mary’s per tanti motivi, gli allenatori sono fantastici, il sistema dei Gaels è perfetto per le mie caratteristiche e la comunità è molto unita, mi fa sentire a casa, è come se fossi in famiglia. Certo, il fatto che Patty Mills sia venuto qui mi ha incentivato a scegliere i Gaels, specie dopo aver visto quanto si sia trovato bene a Saint Mary’s e quanto sia migliorato durante la sua carriera qui.
Questo è il tuo anno da senior e nella tua carriera ai Gaels hai raggiunto molti traguardi: hai segnato tiri importanti sulla sirena, sei il leader all-time per assist, triple tentate e triple realizzate dell’ateneo, hai vinto anche numerosi titoli di conference e hai condotto Saint Mary’s alle Sweet Sixteen del Torneo NCAA. Tra tutte queste soddisfazioni c’è un momento per te particolarmente indimenticabile?
E’ davvero difficile scegliere un momento su tutti. Il raggiungimento delle Sweet Sixteen nel 2010 è stato qualcosa di fantastico, per me e per tutta Saint Mary’s, quindi penso di scegliere questo come momento simbolo dei miei anni a Moraga. Tra i momenti migliori non riesco a non aggiungere anche la vittoria dell’anno scorso a Las Vegas contro Gonzaga in overtime, vincere il titolo della West Coast Conference dopo i tempi supplementari contro i nostri principali rivali è stato davvero qualcosa di speciale. Dal punto di vista personale invece uno dei miei ricordi preferiti riguarda il buzzer-beater contro BYU fatto nel gennaio di quest’anno, un finale stupendo per una partita incredibile (In quella partita i genitori erano venuti dall’Australia per vederlo giocare, ndr.)
In questo tuo ultimo anno con i Gaels pensi che la squadra possa ripetere l’impresa del 2010 e raggiungere ancora le Sweet Sixteen e magari andare anche oltre?
Questa squadra ha senza dubbio il potenziale per raggiungere il Torneo NCAA e fare strada all’interno del tabellone finale ma per fare questo dobbiamo ancora migliorare in alcuni aspetti del nostro gioco, specialmente in difesa. Puntiamo a usare le poche gare rimanenti nella regular season per colmare le nostre lacune e poi dare il massimo nel torneo della WCC e cercare di vincerlo come l’anno scorso così da conquistare un posto nel Torneo NCAA.
In quattro anni a Saint Mary’s sei migliorato molto in ogni aspetto del tuo gioco, ha provato di poter giocare con i migliori professionisti al mondo durante i Giochi Olimpici e sei stato anche un Academic All-America (selezione di atleti NCAA che raggiungono l’eccellenza nello sport mantenendo anche voti molto alti). Nonostante questo, secondo molti siti specializzati nel settore, sei considerato solo una scelta da metà secondo giro al prossimo Draft NBA. Certe volte non pensi di essere sottovalutato dagli scout NBA? Quale pensi sia il punto debole nel tuo gioco? Quello per cui secondo te molti non ti ritengono una scelta da primo giro.
Onestamente non so con precisione cosa pensino gli scout NBA di me, non ho mai parlato con loro. Il mio obbiettivo è quello di dare il massimo per il bene di Saint Mary’s e vincere più partite possibile. In ottica futura penso che dovrò migliorare tutto il mio gioco, dovrò adattarmi a giocare contro professionisti esperti, gente che vive di pallacanestro da molti anni quindi mi toccherà fare un bel salto di qualità se intendo giocare contro di loro.
Ringraziamo sinceramente Matthew Dellavedova e l’ufficio stampa di Saint Mary’s, specialmente Richard Kilwien, per la disponibilità e il tempo concessoci.