Il Fenerbahce Istanbul raggiunge l’Olympiacos in finale al termine della semifinale contro il Real Madrid. Una gara, quella contro gli spagnoli, che i turchi hanno a lunghi tratti dominato ben oltre quanto dica il punteggio. La squadra di Obradovic è stata in testa dall’inizio alla fine ed è sempre stata abile a togliere fiducia e a rispondere ai break che il Madrid ha provato a fare per ridurre lo scarto e avvicinarsi. Per spiegare la gara perfetta del Fenerbahce, ecco le 5 chiavi che hanno permesso di staccare il pass per la finale:
- l’avvio bruciante, perché i turchi sono partiti molto forte fin dalla palla a due, trovando diversi giocatori subito in palla e scavando un gap importante. Il Real Madrid non è riuscito a trovare le contromisure a questo avvio così importante da parte degli avversari, con il solo Sergio Llull in grado di tenere i suoi a galla. Troppo poco per potere competere in una gara di questo tipo contro un avversario di livello così alto;
- l’intensità difensiva, uno dei marchi di fabbrica della squadra di Obradovic nelle partite decisive. Una squadra che ha il talento per vincere le partite sia ad alto che a basso punteggio, ma capace di applicarsi al meglio su entrambe le metà campo quando conta. Diversi palloni intercettati, tanti passaggi sporcati, alcune volte la palla del Madrid è finita in tribuna a causa della grande difesa dei turchi, intensi e costanti per tutti i 40 minuti della contesa;
- Ekpe Udoh e Nikola Kalinic. Il primo ha giocato una partita perfetta su entrambe le metà campo, chiudendo con cifre sensazionali per un lungo (18 punti, 12 rimbalzi e ben 8 assist) punendo con costanza la scelta del Real di togliere la palla dalle mani dei giocatori più talentuosi dei turchi. La sua capacità di passare la palla e di segnare in molti modi, sia da vicino al ferro che dalla media distanza, oltre a un contributo importante nella metà campo difensiva e a un atletismo fuori dal comune, fanno capire come per competere a questi livelli serva un centro moderno come il nigeriano. E pensare che Obradovic in estate ha pensato a lungo prima di rinnovarlo e tenerlo nel roster. Kalinic è stato il classico insolito sospetto, il giocatore capace di emergere nel momento più importante della stagione. Scelto da Zoc al posto di Datome in quintetto, ha ripagato con scelte offensive di assoluto livello già dal primo quarto, limitando difensivamente al meglio anche tutti gli avversari che gli sono stati affidati. La sua versatilità e la capacità di giocare in entrambi i ruoli di ala permettono al Fenerbahce di proporre quintetti diversi e molto efficaci. L’intensità pazzesca che ha messo per tutta la gara è una testimonianza concreta della voglia di vincere del Fenerbahce in questa Final Four;
- La lezione di Obradovic. Il maestro di Cacak quando arriva a questi appuntamenti difficilmente sbaglia. Dopo un percorso di crescita del Fenerbahce e suo in Turchia, ora le tre Final Four consecutive testimoniano l’inserimento della squadra nell’élite europeo. E se due anni fa questo Real Madrid in casa era sembrato fuori portata per un Fener alla prima esperienza a questi livelli, ora le cose si sono completamente ribaltate. L’aumento di consapevolezza legato allo scorso anno, la voglia di rivalsa dopo una finale persa al supplementare e la crescita di condizione nel momento giusto, con un playoff dominato, hanno portato la squadra di Zoc a Istanbul con la consapevolezza di partire alla pari. Le scelte tattiche di Obradovic, che hanno limitato tutti i giocatori del Real ad eccezione di Llull e Carroll, togliendo ben presto dalla partita Doncic, Ayon e Randolph, sono state un fattore decisivo per una vittoria molto più netta di quanto non dica il punteggio finale, con Laso in difficoltà nel trovare contromisure;
- La condizione fisica e il fattore ambientale. Dopo una stagione travagliata a livello di infortuni, il Fenerbahce è arrivato ai playoff con il roster al completo e con tutti i giocatori vicini al massimo della forma. Mai occasione più giusta per trovare lo stato di salute migliore che un appuntamento da dentro o fuori: a farne le spese il Panathinaikos, letteralmente spazzato via da Bogdanovic e compagni, con un 3-0 che non ammette repliche. Arrivati alla Final Four sull’onda dell’entusiasmo e con una striscia di vittorie importante, giocare davanti a un pubblico così caldo e rumoroso ha ulteriormente stimolato il Fenerbahce per tutti i 40 minuti. Domenica, contro l’Olympiacos sarà un’altra battaglia, ma il Fener ora sembra davvero pronto a vincere.