Partiamo dal presupposto che, nella corrente stagione milanese, trovare note liete non è così difficile come molti sostengono. Sicuramente il cammino europeo è stato di gran lunga inferiore alle aspettative di tifosi ed addetti ai lavori, ma entro i confini italici questa Olimpia sembra non avere ancora rivali certe nel cammino verso un back-to-back che, a Milano, manca dalla metà degli anni ’80 (allora gli Scudetti consecutivi furono tre, dal 1985 al 1987).
Fatta questa debita premessa, viene abbastanza facile poter annoverare Simone Fontecchio tra le note liete di questo corso biancorosso. Non tanto per i numeri personali del classe 1995, quanto per aspetti che, spesso e volentieri, a referto non ci vanno. Per un’analisi a 360°, però, citiamo anche i numeri, più che altro come strumenti per suffragare e corroborare quella che vuole essere la tesi di fondo di questo articolo.
- 3.3 punti, 1.5 rimbalzi, 0.8 assist, 46.2% 2P, 41.2% 3P in 11’44” di utilizzo medio in 10 apparizioni nella EuroLeague (2 in quintetto iniziale).
- 5.7 punti, 1.8 rimbalzi, 0.9 assist, 61.0% 2P, 51.7% 3P in 12′ di utilizzo medio in 18 apparizioni nella Serie A (23 a referto complessivamente, solo 1 in quintetto iniziale).
Numeri apparentemente non esaltanti, che però devono essere letti alla luce di più discriminanti. Innanzitutto, gli esterni avrebbero dovuto costituire il punto di forza di questa annata milanese – anche, e soprattutto, in EuroLeague – perciò è chiaro come Fontecchio sia stato un acquisto di prospettiva (giovane età, prospetto interessante, quota italiani e via dicendo). Vero è, però, che con gli infortuni occorsi a Simon e a Dragic e, complice la dèbacle europea, l’ex-Virtus avrebbe potuto giocare molto di più, anche in campo europeo. Secondariamente, infatti, la gestione delle rotazioni rappresenta una di quelle critiche che più vengono mosse a Jasmin Repesa: l’allenatore croato è accusato – a torto, secondo me – di non aver saputo gestire al meglio un collettivo che avrebbe potuto dare di più, magari con quintetti e minutaggi diversi. Certamente anche l’allenatore ha le sue colpe se questa Olimpia si è classificata ultima nella RS di EuroLeague, ma non ritengo che rotazioni diverse avrebbero potuto portare a una qualificazione ai Playoffs o a 27 vittorie in altrettanti incontri di Serie A disputati finora.
Forse, però, rotazioni diverse avrebbero potuto garantire più occasioni proprio a giocatori che, come Fontecchio ma anche come Abass o Pascolo, si sarebbero meglio inseriti in un contesto di squadra completamente nuovo (considerando che tutti e tre sono stati firmati nella finestra estiva di mercato). Alla luce dei cronici problemi fisici che affliggono Simon, dell’indisponibilità forzata di Dragic e dell’incostanza di Sanders in alcune partite, è chiaro allora che Fontecchio possa risultare freccia importante nella faretra biancorossa, nonostante l’infortunio patito alla mano destra nel marzo scorso. In quali situazioni potrebbe essere importante, l’ex-Virtus Bologna?

- Tiro da tre punti. Finora una delle migliori stagioni per percentuali, anche se i tentativi da oltre l’arco sono decisamente inferiori rispetto alle annate bolognesi. Meccanica solida, malizia, volontà di non rifiutare tiri aperti e capacità di essere un buon spot-up shooter se servito debitamente. Milano è squadra che fa del tiro da tre punti un’arma importante nel proprio arsenale: potrebbe sembrare un’ovvietà, considerando l’evoluzione della pallacanestro attuale verso la spasmodica ricerca della soluzione da oltre l’arco, ma basterebbe confrontare le percentuali di squadra da tre con le vittorie biancorosse per trovare una concordanza spaventosa, soprattutto in EuroLeague. Fontecchio, inoltre, ha percentuali ottime nonostante un minutaggio a singhiozzo e responsabilità offensive praticamente limitate.

- Rimbalzo e intensità difensiva. Ricordate i Playoffs 2015 di Serie A? Milano al primo turno beccò proprio la Virtus Bologna: Alessandro Gentile contro Simone Fontecchio sembrava poter essere un matchup a tutto vantaggio del milanese, ma così non fu. Milano stravinse tutti e 3 i confronti di quel Quarto di Finale; Gentile chiuse con 16.3 punti a partita, Fontecchio con 10.3 ma in più di un’occasione riuscì a contenere lo strapotere tecnico e fisico di quello che, a tutti gli effetti, era un debordante giocatore in missione per vincere il secondo titolo consecutivo. Ala piccola versatile e molto dinamica, a rimbalzo riesce spesso a lavorare bene e in difesa è un giocatore dalle buonissime letture e dal grande spirito di abnegazione. Già da giovanissimo si era segnalato per la sua versatilità in ambo le fasi del gioco: oggi, più che mai, potrebbe essere la sorpresa difensiva di una Milano che, spesso e volentieri, concede davvero troppo in questo aspetto.

- Personalità. La NBA rimane una possibilità, ma più volte Fontecchio ha dichiarato che bisogna “essere consapevoli dei propri limiti“; gli States rimangono un’occasione da aspettare, magari diventando grandi in Serie A e, perché no, in EuroLeague. Tutto ciò non significa che Simone manchi di personalità, anzi. Non vi è più grande talento dell’umiltà, specie nello sport e soprattutto se si vuole intraprendere un percorso di crescita continua partendo da zero. Questa Milano difetta anche di personalità, di carisma e forse Fontecchio potrebbe apportare molto alla causa biancorossa in tal senso.
Tutto ciò, ovviamente, sempre al netto delle occasioni che saranno concesse al talento pescarese; finora, comunque, quando chiamato in causa, Fontecchio ha sempre fornito risposte più che positive (basti vedere il rientro dopo l’infortunio a Capo d’Orlando, con quelle due triple sul finire di terza frazione proprio nel momento in cui i padroni di casa sembravano poter scappare nel punteggio).