In rossoblu ormai da quattro stagioni, Riccardo Rossato vive al meglio ogni categoria degli Under, gode di una felice stagione in Serie B con Cecina, scala con successo la rampa del gradimento di Società e tifosi, arriva in prima squadra e si conquista sul campo il diritto di volare in Finlandia per giocarsi l’Europa del cesto Under20, con la Nazionale di Stefano ‘Pino’ Sacripanti.
Un’escalation travolgente, che non ha sorpreso nessuno fra gli addetti ai lavori. Il buon Riccardo come l’ha vissuta?
- L’ho vissuta bene. Ho sempre lavorato con impegno e con passione, con serietà e attaccamento ai colori. Non mi sono mai tirato indietro, neanche nei momenti meno esaltanti. Ho sempre pescato nel fondo della mia autostima, mi sono sempre detto che lavorare alla fine paga. Ho sudato, sudato e ancora sudato. Ho seguito i più esperti, lavorato senza tregua e fatto sempre qualcosa in più di quel che gli altri si aspettavano da me. Dalle sedute di tiro post allenamento, alla disponibilità nelle emergenze, sempre ho cercato di rispondere presente. Sono andato a Cecina, tra l’altro vivendo una splendida esperienza, son tornato a disposizione e pur giocando poco, ho colpito nel segno; coach Sacripanti mi ha unito al gruppo per questa grande esperienza che sono i Campionati Europei. Non era così scontata la convocazione fra i dodici dopo un annata con poco minutaggio e il mio arrivo sfiduciato a fine stagione. Ho saputo azzerare tutto il negativo che portavo dentro ed eccomi qua, a lottare per un posto, con gente come Flaccadori e Mussini, Candi e Moretti, che hanno ‘spaccato’ per tutto il campionato scorso.
Cosa o chi, in questi anni ti ha fatto più crescere?
- Il fatto di giocare e vivere al Campus di Codogno, aiuta come poche altre situazioni. Qui tutto è finalizzato a che un giovane coltivi e migliori la sua passione per la pallacanestro. Ho avuto maestri d’eccezione e ognuno di loro mi ha trasmesso qualcosa che è servito a plasmarmi e che ancora adesso serve ricordare, per continuare nei miglioramenti. Mai potrò dimenticare questi anni vissuti al Campus, allievo di coach di peso quali Carrea, Zanchi, Finelli; e di quel maestro di sport e di vita che è Marco Andreazza, che quest’anno ritroverò head coach nella prima squadra di Serie A2. Non posso scordare, però, il passaggio di rilievo che è stata la stagione di Cecina in Serie B, dove, guidato dalle grandi capacità di coach Campanella, ho espresso un’annata di buon basket e incamerato una notevole esperienza.
Cosa porta e cosa aggiunge, a questa Nazionale Riccardo Rossato?
- Porto il mio bagaglio di esperienza, che spero possa servire all’economia del gruppo. Porto una grande intensità in ogni parte del rettangolo di gioco. Soprattutto, però, amo definirmi uno specialista difensivo. Non è scontato che in ogni squadra ci sia. Per il basket che amo interpretare, la chiusura alla via del ferro e l’attenta ripartenza veloce, sono le basi e le fasi alle quali maggiormente mi ispiro. Poi c’è l’attenzione al tiro. Voglio sempre farmi trovare pronto per questo fondamentale. Quello che aggiungo, non lo so. Se c’è, lo dicano gli addetti ai lavori.
Con cosa pensi di esserti conquistato il pass per Helsinki?
- Il coach chiede, la ‘guardia’ Ecco, il fatto di essermi sempre fatto trovare pronto ad ogni evenienza, ad ogni emergenza e ad ogni opportunità, credo sia un forte punto a mio favore. Essere inizialmente fra i disponibili e riuscire a scalare la difficile montagna della fiducia di coach Sacripanti, è per me motivo di forte orgoglio. E’ stata grande la soddisfazione di entrare nel gruppo dei dodici col bagaglio ufficiale Azzurro, marchiato dal tricolore.
L’atmosfera della Nazionale è diversa da quella del club. Tempo libero, allenamenti, vittorie, sconfitte: come si vive il gruppo azzurro a vent’anni?
- Per tutti gli atleti, under o senior che siano, la maglia azzurra è un sogno. Realizzarlo, significa coronare un felice percorso. Significa essere apprezzato, assumersi delle responsabilità e dover rispondere al massimo delle proprie possibilità. E’ un’esperienza da vivere a mille. Non pesa nulla di quel che si fa e il tempo vola velocissimo. Regna sempre un’atmosfera tranquilla. Tutti abbiamo la stessa età e non ci sono, come nei club, senior, veterani, primedonne, americani. La squadra è unita, compatta a seguire le istruzioni e i consigli del coach e dello staff.
Poi ci sono le partite. Gli incontri dei turni a gironi sono propedeutici alle gare decisive ad eliminazione diretta. Come vedi questa prima fase e che avversari ti auguri di affrontare dagli ottavi in poi?
- Sì. Le prime tre gare si giocano per stilare le graduatorie che serviranno alla composizione delle sfide degli ottavi. Non facciamo calcoli e scendiamo sul parquet per dare il massimo, per divertirci e per migliorarci. Stiamo facendo un percorso in crescendo, siamo sempre più consapevoli dei nostre possibilità e non ci sono squadre che preferiamo ad altre. Dagli ottavi, in un torneo così importante ed equilibrato, sarà decisivo l’approccio alla gara. Dentro o fuori, ci vuole determinazione, energia e sicurezza nei propri mezzi.
Quanto visto sino ad oggi, evidenzia squadre alla portata, ma anche corazzate con profili inaffondabili. Che idea ti sei fatto delle nostre possibilità e di quelle delle concorrenti?
- C’è un livello base dal quale sembrano spiccare squadre come Turchia e Germania, ma siamo solo all’inizio e tutto può ancora essere stravolto. Un buon livello di intensità e talento permetterà, con il passare dei turni, a molti team di crescere molto. Noi lavoriamo per questo, per crescere e dimostrare che possiamo stare con le migliori d’Europa. Il potenziale c’è; studiamo per poterlo esprimere nel modo più redditizio.
Alla fine, ci saranno i saluti e gli arrivederci. Fra i tanti saluterai il tuo amico Daniel Donzelli, che aprirà la prossima stagione con Brindisi. Come lo saluterai e con quali parole gli augurerai il tuo in bocca al lupo?
- Speriamo di saper tenere lontano quel momento. Più sarà in là nel tempo, più riusciremo a far gruppo, a conoscerci e a conoscere gli altri ragazzi avversari di gara. Sarà un momento delicato lasciare l’arena, la competizione e salutare tutti con squadre ancora lì a giocarsela. Faremo il possibile per non deludere nessuno e per esaltarci al massimo. Col mio amico Daniel ci saluteremo con un forte abbraccio. Daniel è bravo e ha la fortuna di un’occasione che deve saper sfruttare al meglio. Deve affrontarla e viverla con serenità, con decisione, col piglio che lo contraddistingue. Dev’essere un esempio per tutti; è un’opportunità che non capita tutti i giorni. E’ un treno che passa, e veloce, solo per pochi ragazzi.
Ti porterai a casa l’ennesima canotta della Nazionale. Ma com’è giocare per l’Azzurro?
- Le canotte azzurre sono già di per sé un prestigioso trofeo. Sono da custodire con cura, da coccolare, da togliere dalla bacheca ogni tanto, per sentirne il profumo. Sono da considerare come la base di tante nuove avventure da alfiere di una Nazione. Vestiti d’Azzurro si rappresenta di più. Si va al di là del club, del campanile, della città. Si sente il dovere continuo di dare il ‘Massimo’ con la emme maiuscola. Ho lottato per arrivare fin qui. Ho puntato il mio mirino personale sull’obiettivo dei dodici per l’Europeo. Ho superato l’incazzatura di un campionato giocato a spizzichi e bocconi. Ho fatto sacrifici, ho dato tutto, ma sono qui. Giocare per l’Azzurro non ha paragoni. Giocare per la Nazionale deve sempre essere un punto da raggiungere. Non per sentirsi arrivato, ma per avere ancora la voglia di molto altro. Da conquistare.
Poi un po’ di vacanze. Dove andrai a riposarti per il poco d’estate che ti rimarrà libera?
- Dopo Helsinki il primo obiettivo sarà …la conquista della patente. Poi organizzeremo, con lo staff tecnico di Assigeco, i tempi per un’eventuale vacanza e per la sicura ripresa della preparazione. E’ tanto che non torno a casa e vorrei stare lì tranquillo per qualche giorno. La famiglia, rivedere e scherzare un po’ con gli amici di sempre. Decidere per qualche giorno di vacanza con loro e aggiungere una bella uscita con gli amici della Nazionale. Non so, vedremo. Sicuro, ci vorrà un po’ di relax prima di ricominciare.
E al rientro una nuova avventura. Il raduno di metà agosto con l’Assigeco ti vedrà protagonista con pochi ‘vecchi giovani compagni’ e tanti nuovi arrivi. Sarà certamente l’anno del grande passo, della consacrazione. Finalmente toccherà anche a te. Sarai pronto e carico al punto giusto?
- Innanzitutto devo dire che sono supermegacontento dell’opportunità che mi è stata offerta da coach Andreazza e dal Presidente Curioni. Questa cosa di essere parte del nuovo progetto, con una nuova dirigenza, con una nuova Società, mi rende molto in dovere verso di loro. Dovrò stare molto attento, concentrato e spremermi come un limone. Ritrovare sulla linea di partenza Nema e Valerio, mi fa un grandissimo piacere. Dei nuovi arrivi conosco qualcuno, ma non sarà un problema condividere la fatica con gli uni e con gli altri. Spero di portare molto alla causa. Sicuramente sarò più che carico e pronto a dare tutto.
Il prossimo campionato porterà molte novità in casa rossoblu, dal coach al parquet, dai nuovi compagni ai nuovi tifosi. Quanto spettacolo potremo goderci al PalaBanca e quante soddisfazioni a livello di risultati con le squadre del nuovo raggruppamento?
- Partiamo con gente di livello. Gli americani Jones e Hasbrouck in testa, ma non dimentichiamoci degli italiani, tutti di categoria. Al PalaBanca aspettiamo tutti i tifosi del Campus, ma anche tanti nuovi tifosi di Piacenza. Secondo me ogni partita sarà uno spettacolo divertente, con vista e proiezione sui play off. Giocheremo in un nuovo girone, tutto da scoprire. Anch’io dovrò affrontare molte novità, ma partirò non a mille, ma a milleedieci. E vorrò continuamente migliorarmi.
Restiamo in attesa.
Intanto, non possiamo che farti un grandissimo in bocca al lupo per una buona, prolungata e fruttuosa permanenza in Finlandia. Ti abbracciamo e ti aspettiamo carico per il raduno di inizio stagione. Grazie Riki e a presto.