NBA Finals Preview Inside: Warriors-Cavaliers

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Golden State Warriors

SAN ANTONIO, TX - MAY 20: Stephen Curry #30 and Kevin Durant #35 of the Golden State Warriors high five each other during the game against the San Antonio Spurs during Game Three of the Western Conference Finals of the 2017 NBA Playoffs on May 20, 2017 at the AT&T Center in San Antonio, Texas. NOTE TO USER: User expressly acknowledges and agrees that, by downloading and or using this photograph, user is consenting to the terms and conditions of the Getty Images License Agreement. Mandatory Copyright Notice: Copyright 2017 NBAE (Photos by Jesse D. Garrabrant/NBAE via Getty Images)

Quintetto: Stephen Curry (PG), Klay Thompson (SG), Kevin Durant (SF), Draymond Green (PF), Zaza Pachulia (C).

Pregi:
La lista è lunghissima, ragion per cui hanno letteralmente passeggiato in questi playoffs, diventando la prima squadra nella storia ad arrivare alle Finals con un record di 12-0. Efficienza offensiva spaventosa, armi con cui colpire innumerevoli. Circolazione di palla scintillante, capacità di incidere in isolamento inquantificabile, bontà del proprio pick’n roll fuori da ogni logica. L’arrivo di Kevin Durant avrebbe dovuto, sì, aumentare ancor di più un potenziale offensivo già straripante, ma nelle previsioni si sarebbe potuto rivelare un problema per ciò che riguarda la “distribuzione” dei tiri e dell’importanza sul parquet, considerato che si tratta di un “maschio alpha” nel vero senso della parola. Steve Kerr, però, è stato eccellente nel saper trovare un equilibrio. Fondamentale, in questo senso, l’abnegazione di Klay Thompson, che ha sacrificato parte del proprio peso offensivo per cercare di puntare al bersaglio grosso. Può il miglior attacco dell’intera NBA, inoltre, avere anche una difesa all’altezza? Risposta affermativa. E’ proprio questo l’aspetto che ha impressionato per tutto l’arco della stagione: la capacità di bilanciare uno “star power” offensivo del genere con una voglia di difendere degna di chi desidera ardentemente il titolo. Draymond Green, sotto quest’aspetto, mostra la strada ai compagni, ma tutti fanno il proprio, in primis un Durant che sta vivendo la miglior stagione in carriera su questa metà campo. Insomma, una corazzata impermeabile a tutto, o quasi.

Difetti:
Già, il quasi è d’obbligo perché alcuni “lati oscuri”, questi Warriors, ce li hanno. Innanzitutto la tenuta psicologica. In questi playoffs non sono mai stati messi seriamente alla prova dal punto di vista mentale, aiutati anche dall’infortunio di Leonard in gara-1 nella serie contro gli Spurs. C’è curiosità di sapere come reagiranno ai primi problemi, che una squadra come Cleveland, con quel popò di attacco che si ritrova, può creare. L’eccessiva fiducia nei propri mezzi può essere, sì, un vantaggio, ma altresì una grossa debolezza, che potrebbe condurre ad una sottovalutazione dell’avversario fuori luogo in un contesto del genere. Dal punto di vista meramente tecnico, infine, la lunghezza della panchina e l’efficacia a rimbalzo destano qualche perplessità. L’arrivo di Durant ha fatto in modo che si sacrificasse buona parte del contributo proveniente dai protagonisti meno attesi. Iguodala e Livingston sono l’usato sicuro, ma hanno una stagione in più sul proprio chilometraggio, per il resto i vari McGee, nonostante l’annata più che positiva, McCaw, Clark, Barnes e compagnia bella potrebbero soffrire un palcoscenico del genere. Infine, Tristan Thompson potrebbe banchettare sotto canestro, specie in attacco. Pachulia non sembra avere le capacità per contenerlo ed il lungo dei Cavs è una dinamo di energia capace di ergerlo ad “x-factor” della serie.

Giocatore chiave: Kevin Durant, non tanto per le ormai risapute capacità offensive, ma per l’impegno e l’efficacia che metterà nella metà campo difensiva. Con ogni probabilità, sarà accoppiato con LeBron James, non il più semplice dei clienti, per utilizzare un eufemismo. Da questo match-up si otterrà una cartina di tornasole più o meno precisa circa le possibilità di entrambe le squadre di portare a casa l’anello. Durant, nello specifico, è il giocatore chiave di Golden State perché rappresenta l’arma nucleare mancante ad un poster già nucleare di suo.

Cleveland Cavaliers

cavs big 3

Quintetto: Kyrie Irving (PG), JR Smith (SG), Lebron James (SF), Kevin Love (PF), Tristan Thompson (C).

Pregi:
“The Block”, “The Shot”, “The Stop”. Cleveland riparte dalle tre giocate chiave di Gara 7 dell’anno scorso, dal vantaggio psicologico che hanno prodotto e dai suoi tre protagonisti: Lebron James, Kyrie Irving e Kevin Love. Lebron ha giocato dei Playoff a livelli spaventosi, passando sopra ogni avversario; Irving  ha dato “il segnale” in Gara 4 contro i Boston Celtics, è sempre l’uomo in più su cui contare quando non si va da James, il closer che cambia una serie; Love è la nota lieta dei Playoff dei Cavs, ha sorpassato il suo career best in praticamente ogni statistica, ha fatto la differenza nella serie contro i Celtics e, cosa di gran lunga più sorprendente, in alcuni frangenti c’ha persino dato dentro in difesa.
Ma i Cavs vivono anche di ottimi comprimari, ognuno con le sue specialità. Prezioso è parso l’apporto delle nuove acquisizioni Deron Williams in regia e del cecchino Kyle Korver, mentre Iman Shumpert oltre alla difesa è insospettabilmente cresciuto come spot-up shooter (47% da tre). La panchina dei Cavs pare esser un valore aggiunto, stavolta.
Memori delle scorse Finals in cui ha cambiato su chiunque in difesa e fatto il vuoto a rimbalzo, non si può poi non accennare all’energia di Thompson, moto perpetuo che i Warriors hanno faticato non poco a contenere.
Quest’elenco di singoli mette assieme un attacco che, per percentuali e gestione della palla, ha numeri addirittura migliori dei Warriors (che registrano più assist, frutto di un gioco meno propenso agli isolamenti). E, sorprendentemente per i critici della prima ora, un sistema difensivo che oggi ha il terzo rating dei Playoff.

Difetti:
Fa strano dirlo per una squadra che si è dimostrata così vincente, ma il più grande problema dei Cavs probabilmente è l’applicazione mentale sui 48’. Anche durante i Playoff spesso i Cavs hanno regalato qualche brano distratto di pallacanestro, congelando troppo spesso la palla in attacco o concedendosi qualche amnesia difensiva. Alcuni giocatori (Irving e Love in primis) sembrano in grado di offrire dei possessi di grande istinto difensivo, ma non di estenderlo su tutta la partita. Se sull’attacco si può discutere su quale sia più efficiente tra il sistema Cavs o quello Warriors, in difesa non c’è dubbio e pur con tutti i miglioramenti del caso, Cleveland pare un passo indietro a Golden State.
Altri punti interrogativi per i Cavs si propongono guardando a due uomini chiave della scorsa serie Finale: Richard Jefferson, prezioso grimaldello nella corsa al titolo per duttilità ed esperienza, ha giocato una grande partita di Natale, poi nel resto della stagione è parso abbastanza all’ammazzacaffè. Discorso diverso per JR Smith, afflitto da noti problemi familiari e che in questi Playoff è parso un passo indietro alla folta concorrenza nel ruolo di “protagonista a sorpresa” delle partite. Le scorse Finals ha messo tiri dal peso specifico mostruoso, servirà il suo apporto e un supporting cast all’altezza dei tre assi per arrivare al secondo anello consecutivo.

Giocatore chiave: Appena Lebron James ha calato un minimo il suo rendimento, nella serie contro i Celtics sono arrivate una sconfitta e un brutto primo tempo in Gara 4. Pur essendo Kyrie Irving un Robin di lusso per “Batman” James, Lebron rimane il giocatore di riferimento. Non potrebbe esser altrimenti, all’alba di una serie che riparte da quello che è successo un anno fa e da quella che ha definito come “la giocata più iconica della sua carriera”. Realisticamente, Golden State tra le rivali incontrate è quella più attrezzata a contenerlo, per varietà di uomini e soluzioni: ma se una giocata surreale come quella ci ha insegnato qualcosa è che, sulla strada per la leggenda, per il ragazzo di Akron cosa è realistico o no conta il giusto, così come gli avversari sul proprio cammino.

Pronostico:
Tutto pronto per una serie bellissima tra due macchine da grande pallacanestro. L’impressione è che se Kevin Durant sarà in grado di fare la differenza in attacco e, cosa ancora più rilevante, in difesa, i Golden State Warriors abbiano quel qualcosa in più per riportare il titolo nella Bay Area. 4-2 per Golden State.

di Nicolò Marchese e Giuseppe Corrao