Cavs, cosa non funziona nel sistema Blatt

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I Cleveland Cavaliers al momento guidano la Eastern Conference con il 68% di vittorie, record peggiore solamente a quello dei campioni in carica della NBA, i Golden State Warriors, e ai San Antonio Spurs.
Il team dell’Ohio viene però da una striscia negativa di 5 sconfitte nelle ultime 11 partite, compresa l’asfaltata ricevuta dai Portland Trail Blazers la scorsa notte. Il momento negativo arriva per la squadra di LeBron James e compagni proprio quando il team aveva ritrovato tutti i suoi membri, dopo il recupero di Kyrie Irving ed il ritorno, già preannunciato, di Mo Williams.
Nonostante la formazione sia ultimata, la situazione è la medesima delle NBA Finals della scorsa stagione: la palla resta ferma e si punta sempre agli isolamenti di ‘The Chosen One’. I Cavs, sebbene sembri che puntino molto su questa strategia, sono l’11esima squadra per numero di isolamenti a partita, con il 9% del loro attacco giocato con la palla ferma. Viceversa, il numero 23 della squadra vicecampione della lega è il terzo giocatore in assoluto, dietro James Harden e Carmelo Anthony, per percentuale di isolamenti giocati a partita (22%) con 0.90 punti per possesso. Durante questa tattica “utilizzata” da coach David Blatt, il team segna il 39% delle volte con 0.82 punti per ogni azione di questo tipo.

Inoltre, nelle ultime tre partite, con il ritorno della prima scelta del Draft del 2011, il team ha incrementato la percentuale di assist, portandola dal 34% al 67%, e il numero di turnover è migliorato, facendolo passare da 13.5 a 7.8.

LeBron James nelle passate NBA Finals (immagine di rantsports.com)
Dunque, con i numeri alla mano, sembrerebbe che Cleveland non abbia problemi per quanto riguarda il numero di isolamenti che si giocano a partita, soprattutto dopo aver visto che si arriva a palla persa solo il 6% delle volte. Il problema vero è che il resto della squadra non viene molto spesso coinvolto negli schemi offensivi usati dal team. Irving, James e Love, includendo anche J.R. Smith, prendono 55.3 tiri a partita, riuscendo a realizzarne il 41% sugli 83 tentativi che la squadra fa  in media. Mo Williams, ad esempio, prende meno tiri rispetto a Smith ed Irving ma ne segna di più.
Probabilmente una delle armi che la squadra dovrebbe usare maggiormente è il contropiede, arma preferita dai loro rivali della Baia. Il team dell’Ohio, infatti, non va molto spesso in contropiede (13% delle volte), ma quando ci va arriva sempre o il fallo o canestro, dato che realizzano 1,20 punti per ogni volta che vanno in transizione.
Di conseguenza, come riporta un tweet di Dave McMenamin, l’head coach dei Cavaliers ha detto nella notte: “Non siamo una brutta squadra alla fine. Abbiamo fatto molte cose buone”.