Dick Bavetta dice basta dopo 39 anni!

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L’unico uomo che ha incontrato i dinosauri || hangtime.blogs.nba.com Richard “Dick” Bavetta ha deciso di appendere il fischietto al chiodo. L’ufficialità è arrivata solo nella tarda serata di martedì. È uno di quei momenti che speri non arrivino mai, ma prima o poi devono pur presentarsi. Nasce a Brooklyn in un freddo giorno di dicembre del 1939 da padre poliziotto e madre casalinga. A 23 anni è già laureato in Economia al Saint Francis College di New York dove, qualche anno più tardi, conseguisce anche un Master in Finanza. Nel frattempo entra anche nella squadra di basket della sua Università, ma suo fratello maggiore lo porta con sé alle partite che va ad arbitrare e a Dick quel ruolo piace sempre di più. Inizia anche lui. Le prime gare sono quelle della Wall Street League, poi gira tutta NYC per circa un decennio tra Eastern League, Rucker League, gare della FIBA, Jersey Shore Basketball League e anche la Public and Catholic High School League. Diventa professionista nell’antenata della CBA, la Eastern Professional Basketball League. Dopo aver provato ad entrare nella lega maggiore per nove anni di fila ma scartato per il suo fisico troppo esile, per il suo 36esimo compleanno la NBA gli “regala” la prima designazione. Al Madison Square Garden, non un campo qualsiasi, va in scena Knicks-Celtics, non una partita qualsiasi. Da lì in poi non rifiuta nemmeno una chiamata per 2635 gare consecutive di Regular Season e 270 di Playoffs, tra cui 27 di NBA Finals. La sua prima gara di playoff arriva solo nel 1986, ma la più memorabile resta probabilmente un Boston-Philadelphia del 1980 quando deve arbitrare da solo in seguito all’infortunio del suo collega in uno scontro con Dennis Johnson. Durante la partita Erving e Bird vengono alle mani e, senza paura, Bavetta espelle entrambi.

Anche le mascotte si inchinano di fronte ai mostri sacri || mvpgenius.com.au
Nel 1992 è il primo arbitro della NBA a far parte di una Olimpiade: non può fare la Finale perché è  connazionale di altri 12 ragazzi parecchio forti, i quali fanno sognare chiunque li guardi. Arbitra tantissime gare che rimarranno per sempre nei ricordi, su tutte gara 6 di Finale del 1998, quando annulla, come si vede dalla foto qui sotto, una tripla valida di Howard Eisley sulla sirena dei 24”: poi ci pensò Jordan a chiudere la gara e la serie con “The Shot”.
Il tiro di Eisley partito prima della sirena || jazzbasketball.wordpress.com
Nei playoffs dell’anno seguente in un’infuocata Knicks-Pacers Jalen Rose lo colpisce al naso con un pugno che era diretto a Pat Ewing: Bavetta non esce subito dal campo, ma vuole continuare, fino a quando è costretto a dare forfait a causa di un forte mal di testa. Purtroppo nel 2002 è uno dei tre arbitri di gara 6 della finale della Western Conference tra Kings e Lakers: Bill Simmons stila la sua personale classifica delle gare più corrotte degli ultimi anni e in tutte e sette aveva arbitrato Bavetta. Nel 2006 segna il record di gare arbitrate in NBA e svela il suo segreto: “Vesto 5 paia di calzini ad ogni gara”. Nello stesso anno, sempre con i Knicks coinvolti, stavolta contro Denver, come da regolamento espelle tutti i dieci giocatori in campo, a seguito di una rissa. All’All-Star Weekend di Las Vegas del 2007 (il terzo e ultimo della sua carriera) fa addirittura una gara di corsa per beneficienza con Charles Barkley, arrivando secondo per qualche (centi)metro, nonostante un disperato tuffo finale. L’ultima gara arbitrata è Cleveland-Boston del 12 aprile scorso. Fare l’arbitro non è un lavoro semplice, a quei livelli ancora meno. I giocatori pensano di essere Dio in terra e che abbiano diritto ad essere più “tutelati”, i tifosi sono pronti a contestare qualsiasi chiamata contro la loro squadra, gli allenatori perdono la testa nel caso di un fischio sbagliato. Lui è passato sopra a tutto ciò, riuscendo a mantenersi a livelli altissimi per quasi 40 anni. In campo non ha mai parlato tanto, anzi preferiva gesticolare a distanza con i suoi colleghi, anche durante lo svolgimento dell’azione. Ma aveva tutti sotto controllo e tutti si sentivano protetti con la sua presenza in campo. Ora la NBA è senz’altro orfana, dopo Stern, di un altro elemento che sembrava non potersi allontanare dai campi della lega professionistica americana. Ma verrà ricordato per sempre, sia per la sua longevità, sia per i record, sia per la sua capacità di salvaguardare fino all’ultimo il Gioco, ma soprattutto per la sua dedizione. La NBA non è fatta solo di giocatori, è fatta anche da un immarcescibile Dick Bavetta!