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Altezza: 183cm
Peso: 86 kg
Ruolo: PM
College: Michigan
Classe: Sophomore
Data di nascita: 12/11/1992
Luogo di nascita: Columbus, Ohio
High school e College
Burke ha frequentato la Northland High school insieme a Jared Sullinger, uno dei migliori amici di infanzia. Il loro allenatore è Satch Sullinger, ovvero il padre di Jared. Burke dichiara che non ha scelto Northland per questo motivo, ma semplicemente perché, tra le opzioni disponibili, a suo parere sarebbe stata quella che avrebbe potuto dargli un futuro cestistico migliore.
La sua prima stagione non è esaltante, gioca poco e non mostra grandissime cose. La svolta avviene sia durante l’estate successiva, dove si mette in mostra, giocando spesso insieme all’amico Sullinger, in vari tornei e Summer League estivi, che durante il suo anno da sophomore, caratterizzato da una notevole crescita delle sue cifre e soprattutto dalla sua freddezza nei momenti decisivi delle partite. Ne decide un paio dalla lunetta senza mai sbagliare, mentre segna in un altro paio di occasioni i buzzer-beater che regalano la vittoria alla propria squadra. La stagione terminerà inevitabilmente proprio con la vittoria della Division I, con 10.7 punti e 9.1 assist di media per lui.
L’anno da junior vede Burke e Sullinger letteralmente dominare la stagione, chiudendo la regular season da imbattuti, prima di cadere, durante le fasi finali, contro la Lincoln High school, finendo cosi addirittura fuori dalle prime 10. Prima dell’anno da senior, dichiara di aver scelto Michigan come suo futuro college,anche se terminerà la high school prima di approdarvi. Sullinger invece sceglie di rinunciare all’anno da Junior per approdare a Ohio state. La mancanza dell’amico e spalla non sembra pesare molto su Burke, che trascina la sua squadra ad un record di 26 vinte e 2 sole perse, anche se la stagione terminerà abbastanza presto e porterà la Northland a posizionarsi intorno alla #40. Durante i 4 anni di high school di Burke, la Northland ha collezionato un impressionante record di 97 vinte e 5 perse. Comincia cosi a Michigan la sua avventura al college. Nell’anno da freshman mette insieme cifre clamorose. Comanda la classifica dei freshman sia per punti segnati (15.8) che per assist, mentre addirittura comanda la classifica del proprio team in quasi tutte le voci, ovvero punti, assist, stoppate e palle recuperate. Guadagna cosi numerose onoreficienze, come la 2011–12 Big Ten Freshman of the Year, 2011–12 All-Big Ten 2nd team ed il 2011–12 Big Ten All-Freshman team.
Inizia già ad attirare l’interesse di numerosi team NBA, ed infatti pare intenzionato ad iscriversi al draft NBA. Durante l’aprile 2012, però, dichiara di voler giocare anche la stagione da sophomore a Michigan, nella speranze di incrementare ulteriormente le sue statistiche e di crescere come giocatore, per poter sperare in una pick più alta al draft dell’anno successivo, in quanto quello che stava per venire era già pieno di giocatori del suo ruolo ma con maggior esperienza e più “appetibili”.
Nella stagione da sophomore il gioco di Burke migliora partita dopo partita, cresce notevolmente ed arrivano le prime doppie-doppie della sua carriera (saranno ben 5 alla fine). Trascina la squadra prima alle March Madness, chiudendo la stagione regolare come unico giocatore della Big Ten Conference a finire ogni partita con almeno 15 punti a referto, e poi allo stesso torneo, portando la sua squadra fino alla finalissima contro Louisville, persa 82-76, contribuendo alla causa con magnifiche, come la doppia-doppia da 23 punti (segnati tutti nel secondo tempo ed overtime) e 10 assist nella vittoria per 87-85 contro Kansas alle sweet sixteen, o la prestazione da 15 punti, 7 assist ed un career high di 8 rimbalzi nella finale del regional contro i Gators.
Assorbita la delusione della sconfitta in finale, compensata in parte dai numerosi riconoscimenti personali ricevuti durante ed a fine stagione, Burke il 4 aprile annuncia che farà parte del draft NBA 2013.
Pro:
– Leader: come un vero play che si rispetti, Burke ha un forte leadership in campo. Guida per i compagni in ogni momento della partita, trascinatore nei momenti che contano, quando si carica spesso tutte le responsabilità sulle spalle.
– Attacco: abile nelle situazioni di pick&roll, dove sa leggere perfettamente i comportamenti della difesa per prendere la decisione giusta, migliorato molto nel tiro dalla distanza, soprattutto in situazioni di tiro dal palleggio, sfruttando i momenti in cui la difesa lo perde un attimo di vista, imprendibili in contropiede grazie alla sua rapidità. Sa mettersi in ritmo e sa mettere in ritmo i compagni
– Lunghezza braccia: grazie alle sue lunghissime braccia, Burke è un ottimo difensore sulla palla, soprattutto in situazioni di pressing sul playmaker avversario al fine di rubargli o sporcargli i palloni, ed è anche un ottimo stoppatore in relazione alla sua altezza.
Contro:
– Altezza: potrebbe essere un fattore negativo una volta fatto il salto nella NBA. Spesso si troverà in difficoltà in difesa, e dovrà sviluppare nuove capacità finalizzative, cercando di sfruttare a pieno l’unico fattore fisico che può giocare a suo favore, ovvero la velocità.
– Difesa: poco impatto difensivo. Nonostante le lunghe braccia lo aiutino a mettere in difficoltà il portatore di palla, la sua struttura esile lo danneggia molto nelle situazioni di difesa schierata. In particolare, va molto in difficoltà sul pick&roll e sulle penetrazioni.
– Tiri al ferro: non si trova a suo agio quando deve andare a concludere con una penetrazione nel traffic. Sporca sempre le sue conclusioni cercando di evitare la stoppata avversaria. Dovrà migliorare molto la sensibilità di questo tipo di conclusioni per diventare un giocatore pericoloso anche al piano di sopra.
Paragone NBA
Struttura fisica molto simile a quella di Mike Conley. Ne ricorda molto anche la qualità del gioco offensivo, anche se Burke predilige maggiormente la conclusione dalla lunga distanza rispetto al playmaker dei Grizzlies, che invece è più abile nei gioco in avvicinamento a canestro.
Molti addetti ai lavori addirittura lo paragonano a Chris Paul, e non hanno tutti i torti perché, seppur abbia messo in mostra alcuni limiti in molti situazioni di gioco, ha anche evidenziato in questi due anni di college una crescita notevole, dimostrando maturità e leadership, spesso più importanti di tecnica e fisicità se si vuole diventare un giocatore che conta.
Probabile pick
Grazie al suo grande finale di stagione, ed in generale al suo eccellente anno, le quotazioni di Burke sono in netta crescita, e sembra possa giocarsela addirittura per la seconda pick, quando a inizio anno veniva semplicemente considerato giocatore da prime dieci. In effetti non è cosi impossibile che finisca alla #2 scelto da Orlando, che ha bisogno di un vero playmaker (Nelson non ha saputo dare le giuste garanzie come PM) insieme al quale far ripartire un serio progetto. Se non andrà alla #2 però, potrebbe essere difficile vederlo scelto prima della #7, perché i team che scelgono tra la #3 e la #6 sono già coperti nel ruolo di playmaker e non hanno dunque come prima necessità quella di un giocatore con le caratteristiche di Burke. Inoltre, alla #1 quest’anno sceglierà la Cleveland di Kyrie Irving, il che gli preclude ogni possibilità di diventare la prima scelta assoluta, malgrado a mio modo di vedere ne possa essere pienamente all’altezza.