Sc’vèik, Gesummaria! Dio del cielo, ti sparo bestia, animale, sudiciume! Ma siete davvero un tale citrullo?
Parole dell’attendente Lukas ne “Il buon soldato Sc’vejk”, romanzo antimilitarista di Jaroslav Hasek
Finalmente, all’ultimo secondo del tempo regolamentare, Sc’vejk si è materializzato nella metà campo offensiva dei Cavs, quando JR ha preso un insperato rimbalzo offensivo e, invece di provare il tiro immediatamente, si è fiondato verso la metà campo per qualche suo ghiribizzo mentale.
La partita era in parità, una parità ottenuta al costo di sacrifici durissimi, tenendo i Warriors e il loro attacco a 107 punti e sollevando i Cavs alla stessa quota, pur con un sacco di tiri da tre sbagliati.
Il nord della bussola di JR indica una direzione ignota. Si deve essere confuso per l’influsso di qualche pianeta in transito nel trigono dei Warriors. Quando ha preso il rimbalzo, diciottomila cittadini di Oakland stipati alla Oracle Arena hanno tremato, e tirato un sospiro di sollievo contemporaneamente, vedendo cosa faceva JR.
LeBron era libero, a quota 49 punti poteva ricevere e tirare. Avrebbe dovuto farlo. Ma il destino ha passato a JR e si è infilato in un vicolo cieco, che ha raccontato più di mille altre volte da che parte stiano gli dei.
Se ci pensiamo, Ercole e suo cugino Euristeo, erano nati praticamente lo stesso giorno. Ma dato che Ercole era figlio di Zeus, Era, la sua compagna, gelosa delle sue avventure, gli chiese che il primo che fosse nato dei due avrebbe avuto il comando sull’altro. Zeus acconsentì, perché come tutti i mariti non capiva la perfidia della moglie, e di una moglie gelosa. Era, però, sovrintendeva alle nascite, e decise di trattenere il parto di Ercole fino a quando non fosse il tempo del cugino.
Ercole LeBron è nato prima di Steph, ma nello stesso posto. Solo che il destino si è dimostrato estremamente gentile con Steph, mentre è stato durissimo con LeBron, nonostante le ricchezze accumulate in età adulta. Ciò si riflette anche nei suoi compagni di squadra. È impossibile che un Klay Thompson non tirasse in quell’attimo, magari sbagliando, ma almeno provandoci.
JR si è giustificato con LBJ dicendogli che voleva passargli la palla, ma il mondo intero non crede a quella giustificazione. Tuttavia, l’intero mondo dovrebbe essere gentile con JR, dato che il suo errore è il nostro errore al lavoro ogni mattina. È la frase non detta alla ragazza che ci piaceva. È la firma su un contratto capestro. La nota stonata in una canzone d’amore.
Queste occasioni si pagano. Non è detto che i Cavs abbiano più la forza di issarsi a questo livello. La combriccola di LeBron combatte strenuamente contro tutti i dubbi che si assiepano sulla loro mancanza di classe, ma continua a stupire per come segue pedissequamente i dettami del re, la sua idea di gioco e lo sostiene in ogni attimo.
Ieri sera, vedere LeBron muoversi è stato un piacere. Ormai i movimenti inutili sono ridotti al lumicino. Ogni tiro è un esercizio di essenzialità. L’ergonomia perfetta lo aiuta a mantenere le energie fino alla fine. Produce 51 punti con il minimo sforzo, ormai senza sfondare, ma incuneandosi, piegandosi, attraversando ogni linea difensiva immaginata per fermarlo.
I Warriors hanno cercato di fare i Warriors, ma Cleveland è entrata loro negli ingranaggi, li ha infastiditi e si è sentita la mancanza di Iguodala, come giocatore in grado di bilanciare la forza di LeBron e di aiutare nell’impostazione in attacco.
Steph ha fatto lo Steph, tirando da posizioni impossibili. KD aveva le polveri bagnate, Klay ha tirato bene. I Cavs hanno stravinto a rimbalzo, la debolezza storica dei Warriors. Ma non puoi avere tutto: essere leggero, veloce, tirare e prendere pure i rimbalzi. Qualche debolezza ci deve essere.
Ma dopo i tiri, i punti di LeBron, le azioni, la luce è tutta su JR, su quell’errore all’ultimo secondo, con quel cervello che gira veloce come il criceto nella ruota e il mondo che lo prende in giro, per non dire delle parole di LeBron, o delle sue occhiate, ancora più eloquenti.
E quindi, noi siamo con te, JR. Perché tu sei come noi. Anche tu hai fatto una figuraccia di fronte al mondo, ti hanno asfaltato e ora sei lì a pensare a quel che avresti dovuto fare e non hai fatto. E come succede a noi, la colpa è tutta tua JR, che sei un uomo vero, con un sacco di manchevolezze ma abbastanza talentuoso da stare in campo in una finale NBA.
Anche perché hai preso un rimbalzo su un tiro libero, tirato da uno con polso tremolante, che ha a malapena toccato il ferro. E nessuno dice niente a chi ha sbagliato il libero, mettendoti nella peggiore posizione, in cui potevi essere eroe o farabutto. E tu non hai scelto, come non scegliamo noi. Il destino ha scelto per te, perché di là ci sono i cari al destino.
Ma nulla è perduto. Tra due giorni, chi lo sa, forse le crepe viste nell’armatura dei Warriors si apriranno, forse il tiro di Cleveland migliorerà, non possiamo saperlo.
Ma JR sarà di nuovo in campo, sopportando “the slings and arrows of outrageous fortune”, che gli amleti nemmeno provano ad affrontare. Mentre noi, come te, in metro o sul tram il giorno dopo una sconfitta, andiamo nello stesso posto a cercare di risollevare il nostro destino contrario.
Per questo ti amiamo, JR, fratello eternamente minore, dal grande talento ma dalla testa vagamente tra le nuvole.
Per la cronaca, a sbagliare il libero della vittoria è stato George Hill.
Ma George è un bravo ragazzo. A lui non si dice niente.