La questione è di quelle che scottano, di là dell’Oceano. Agli americani è sempre piaciuto cercare di stabilire chi sia il migliore in una certa categoria, e diciamo che le occasioni per fare questi “studi” non sono mancate e non mancheranno mai. Io sono del parere (personalissimo e discutibilissimo) che sia impossibile, nella maggior parte dei casi, stabilire un “BEST IN SOMETHING”, un giocatore o non necessariamente tale che sia migliore dei suoi colleghi in qualcosa. Per carità, ci sono gli specialisti (difensori, tiratori), ma non si può stabilire chi sia con certezza il migliore in qualsiasi campo, perché i contesti variano continuamente. Ma veniamo al dunque. Oggi analizzerò due coppie, a mio parere le coppie ponit guard-shooting guard che stanno avendo l’impatto più forte nelle rispettive squadre in questa prima parte di regular season. Due coppie che non hanno bisogno di presentazioni, passo dopo passo si sono prese la lega ed oggi sono coloro che ne controllano l’andamento, ancor più dei vari Kobe, LeBron e KD. Il mio obiettivo quindi non è quello di mettere queste due coppie una contro l’altra, capire quale tra loro è migliore rispetto all’altra, ma voglio condividere con voi tutta la mia ammirazione per questi giocatori spulciando tra i loro schemi, le loro caratteristiche e le loro statistiche. THE HOUSE OF GUARDS FEATURING THE SPLASH BROTHERS John Wall e Bradley Beal da una parte (ad est, se vogliamo essere precisi), e Stephen Curry e Klay Thompson dall’altra (ad ovest). Questi quattro ragazzi stanno facendo le fortune delle rispettive squadre, i Washington Wizards (19-6) ed i Golden State Warriors (22-3), che si stanno affermando al momento come quelle squadre di cui bisogna avere paura quando si arriverà ai Playoffs. Certo, entrambi i roster sono di alto livello e grazie al gioco corale della squadra stanno arrivando vittorie su vittorie, ma diamo a Cesare quel che è di Cesare, come si suol dire: dunque è qui che scendono in gioco queste coppie dal potenziale offensivo illimitato, ma che non disprezzano nemmeno il lavoro nella metà campo difensiva. Vediamole più nel dettaglio.
I got bored and made this for @John_Wall and @RealDealBeal23. pic.twitter.com/but0aC6H6m — joe mande (@JoeMande) 19 Febbraio 2014
Per i non intenditori: House of Cards è una serie TV che si sviluppa nella capitale degli Stati Uniti, proprio Washington D.C. Risolto il dilemma del nome, si passa al campo. Questi due fanno P-A-U-R-A. Fanno della forza fisica la loro arma principale, Wall è ormai noto in tutta la lega per i suoi contropiedi fulminanti e le sue conclusioni ad alto coefficiente di difficoltà ma anche spettacolari all’ennesima potenza. Beal è uno dei migliori tiratori da 3 punti sugli scarichi della lega (il fatto che il 96.6% delle sue conclusioni da 3 punti sono assistite da un compagno ne è una piccola dimostrazione). Le addizioni le sapete fare tutti, no? Ecco, il risultato è una pioggia di canestri e W sul calendario degli Wizards.
Il succo è questo: John Wall, da grande playmaker com’è, va subito a prendere l’apertura per scatenare la sua ira in contropiede. La difesa conosce le sue caratteristiche e lo teme molto, ma mentre Wall sta palleggiando a tutta birra verso il canestro avversario, davanti a lui c’è Beal che si posiziona in angolo. Il difensore di Beal, al vedere Wall buttarsi come un treno nel cuore della sua area, si stacca e lascia libero Beal in angolo. Passaggio elementare, tiro piedi per terra e 3 punti. Questo non è uno schema pensato da coach Randy Wittman, non è qualcosa di scientifico o quant’altro: è semplicemente frutto delle abilità di questi due qui, e la difesa non ha certamente una scelta facile da compiere data la qualità dei giocatori in questione. Le grandi capacità di playmaking di Wall gli garantiscono grandissime cifre per quanto riguarda gli assist: al momento porta in dote 10.6 assistenze a gara, il terzo miglior assistman di tutta la lega. In alternativa, se il difensore di Beal decide bene di non curarsi della violenza che il suo canestro potrà subire da parte di Wall, succede questo.
Scegliete voi di quale morte morire. Questo giochino permette a Beal di segnare 15.1 punti a gara tirando con un ottimo 45.3% da 3 punti, con maggior propensione al tiro dall’angolo, da dove rilascia il 37.5% dei suoi tiri da 3. I due si completano in tutto e per tutto in attacco: se Wall è carente di tiro dalla lunga, c’è Beal a compensare questa mancanza, e se Beal vuole essere pericoloso dal perimetro ed attirare la difesa su di sé c’è Wall che spacca in due le difese, trovando penetrazioni/scarichi per canestri facili. Ciò è dimostrato anche dai numeri: se per Wall l’81.9% delle conclusioni sono da distanza ravvicinata, per Beal la percentuale si abbassa al 69.5% favorendo maggiormente, rispetto al compagno, i tiri da 3 punti con un 30.5%. Capitolo difesa: male anche qui (per gli avversari). Wall è un playmaker con una taglia pazzesca, oltre alle gambe alla dinamite ha anche una parte superiore del corpo talmente potente e robusta che gli permette di difendere anche gente più grossa di lui, e quando si tratta di impedire agli avversari di segnare non c’è alcun problema…
Statisticamente parlando, Wall è il terzo miglior scippatore della lega con 2.1 rubate a partita, a cui aggiunge anche 0.8 stoppate a gara. Insomma per un playmaker non malissimo, no? Un’altra statistica interessante riguardante Wall è la stima della percentuale dei tiri avversari che vengono stoppati proprio da lui in base al suo minutaggio medio: 1.7 tiri rispediti al mittente. 1.7. Un playmaker. Vabè… ci siamo capiti. Beal non è da meno: ha corpo e braccia molto potenti, anche lui è in grado di difendere su più ruoli nella metà campo difensiva e quando si tratta di piegare le gambe e fare scivolamenti diciamo che non lo troviamo impreparato. Non come il buon James Harden, per capirci. Anche Beal a numeri non va malissimo: alla voce steals scrive 1.5, mentre per le stoppate la media si abbassa a 0.2 ad allacciata. Ma il compito di Wall e Beal è facilitato dalla grande difesa che è riuscito a
d orchestrare coach Randy Wittman quest’anno: la squadra è compatta, al suo interno ci sono elementi di grande spessore ed esperienza che sanno sicuramente come fare una rotazione difensiva e come aiutare dal lato debole. A rimbalzo sono entrambi molto presenti, dato che grazie ai loro fisici possono arrivare, se non dappertutto, quasi: Wall cattura 4.6 carambole a partita, mentre Beal ne tira giù 3.1 (di cui uno 0.9 offensivi).
Chiaro che se Thompson/Curry venga chiuso dal difensore, poi questo potrebbe favorire un extrapass per l’uomo sotto canestro che può essere liberissimo di concludere a canestro. Un’altra giocata presente nel playbook degli Warriors di quest’anno è lo Split Cuts, ossia lo ‘scambio’ tra due giocatori fuori dal perimetro che favorisce la ricezione del tiratore con un passaggio ancora una volta dal post basso.
Una giocata più semplice e forse più immediata della precedente, comunque molto efficace perché lascia un ampio ventaglio di scelte all’attacco nel caso in cui il tiratore scelto non riesca a prendersi subito una conclusione dalla lunga distanza. Le percentuali di tiro, nel caso di Thompson, sono ottime: 43.9% da 3 punti e 46.0% da 2; da sottolineare un dato importante nell’evoluzione del gioco del 24enne losangelino: la percentuale di triple assistite. Da quando è arrivato nell’NBA ha fatto registrare ogni anno percentuali sopra al 90% e non di poco, mentre quest’anno, per ora, è il primo anno dove è al di sotto, con un 85.5% che fa capire quanto Thompson abbia lavorato in estate per ampliare il suo arsenale offensivo. C’è una discreta ed imprevista disparità tra le percentuali di tiri tentati da 2 e da 3: quelli da 2 punti infatti sono il 61.2% dei possessi di Half of the Splash Bros, mentre il restante 38.8 sono da 3. Stephen Curry è chiaramente il detentore delle chiavi di questi Golden State Warriors. Il suo è un ruolo delicato, quello del playmaker, perché deve mettere in ritmo i suoi compagni e far partire gli schemi della squadra, ma al tempo stesso nell’NBA odierna deve anche far canestro. A Curry questa seconda parte riesce divinamente. Dietro a quel viso da ragazzino si nasconde uno dei giocatori più letali in circolazione sull’intero globo, capace di umiliarti con la facilità più assoluta. E’ al momento il quinto miglior realizzatore del campionato con 23.9 punti a partita (col 44.9% dei suoi tiri che valgono 3), tirando col 56.3% da 2 ed il 39.1% da 3, senza tralasciare i tiri liberi, che realizza nel 92.5% dei casi. La sua fama di tiratore rapido e letale fa si che si porti appresso tutta la difesa, magari raddoppi, a volte 3 difensori addosso a lui, lasciando liberi i suoi compagni per facili conclusioni a canestro. Alla voce assist non brilla (7.6 a gara), ma il fatto è che per più di metà partita non è lui ad agire da playmaker, dato che Kerr vuole sfruttare al massimo le sue doti di shooter. Ciò che rende il duo Curry-Thompson uno dei più efficienti della lega in termini realizzativi è anche il fatto che i propri compagni, giocatori del calibro di Iguodala, Bogut, Barnes e Green (letteralmente esploso quest’anno), li mettano nelle condizioni di poter segnare tanti canestri in the easiest way. Poi oh, chiaro: i tiri bisogna sempre segnarli.