Ken Sailors, l’inventore del jumper

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Alaska Dispatch News

Se qualcuno vi dicesse che l’autore del tiro più immarcabile della storia del basket non è mai stato introdotto nella Hall of Fame della pallacanestro ci credereste? Ma poi, questo campione chi sarebbe… Kareem e il suo gancio cielo? Certo, il totem di UCLA, Milwaukee e Los Angeles ha griffato con lo skyhook la pallacanestro mondiale, ma in questo caso non si parla di lui, bensì di una guardia del Nebraska che superava a stento i 175 centimetri d’altezza.
Si tratta di tale Kenneth Lloyd Sailors, nato nel 1921 a Bushnell, un paesino che contava ben 321 abitanti proprio al centro degli Stati Uniti. A causa delle misere condizioni di vita di quegli anni la famiglia di Ken decise di spostarsi ben presto nel Wyoming, un pochino più ad Ovest, dove Ken crebbe ai piedi delle Rocky Mountains. La famiglia Sailors, molto numerosa come la maggior parte delle famiglie dell’epoca, gestiva una piccola fattoria e il giovane Ken doveva spesso aiutare i suoi genitori nelle mansioni quotidiane.
Tuttavia crebbe in lui una forte passione per un gioco inventato poco tempo prima da un professore canadese di educazione fisica: il basket. Come molti giocatori, l’amore per tale sport gli fu tramandata probabilmente dal fratello Barton, detto Bud. Quest’ultimo, oltre ad avere un paio d’anni in più di Ken, aveva anche una quindicina di centimetri di vantaggio sul fratellino. Fu proprio in questo momento che il giovane Ken, desideroso di ovviare a tale svantaggio naturale, sviluppò il tiro più immarcabile della storia del basket: decise quindi, palla in mano, di provare a raccogliere il palleggio, saltare staccando entrambi i piedi da terra e rilasciare il pallone con una mano sola mentre si trovava ancora a mezz’aria e… Ciuff. Ecco “inventato” quella che da lì in poi sarà chiamato “jump shot” o “jumper” o più semplicemente tiro in sospensione. Qualcuno ovviamente storcerà il naso, come fa a essere così immarcabile e decisivo il jumper? E’ qualcosa che viene ormai naturale a chiunque abbia preso la palla a spicchi in mano almeno una volta.
Invece, per l’epoca si trattava di qualcosa di completamente rivoluzionario. I manuali del basket non contemplavano minimamente un tiro che non avvenisse con entrambi i piedi piantati a terra e che non venisse rilasciato dal petto del tiratore rigorosamente con due mani. Tirando con un tiro in sospensione si poteva segnare anche contro difensori ben più alti, pareggiando perciò uno svantaggio anche superiore ai 20 centimetri. Ken Sailors aveva quindi disobbedito alle regole base della pallacanestro.

The New York Times
The New York Times

Per sua fortuna però, frequentando il liceo di Laramie entrò a far parte della squadra liceale di basket (oltre che football e atletica) e qui incontrò un allenatore, coach Floyd Foreman, che fece proprio al caso suo. Infatti, vedendo che il nuovo stile di tiro di Sailors gli garantiva almeno 20 punti di media a partita, decise di non ostacolarlo. Al contrario, incoraggiò la giovane guardia ad implementare ancor di più quel suo mortifero jumper.
Con la squadra di Laramie High School, i Plainsmen (letteralmente “abitanti delle pianure”), Ken Sailors arrivò a vincere il titolo statale e ad essere nominato Most Outstanding Player dello Stato del Wyoming.
Le porte dei college erano spalancate per lui, che scelse la University of Wyoming ed è proprio qui che incontrò il secondo allenatore che gli cambiò la vita: Everett “Ev” Shelton. Soldato durante la Prima Guerra Mondiale e successivamente coach di enorme successo, Shelton costruì attorno a Sailors la squadra che vinse nel 1943 il titolo di campione NCAA. I Wyoming Cowboys dal 1939 al 1946 arrivarono due volte alle Elite Eight e vinsero il titolo una sola volta. Sailors fu il grande protagonista di tali stagioni, ottenendo numerosi premi individuali: due volte AAU All-American, Most Outstanding Player del torneo NCAA… sempre con il suo fantomatico jumper che nemmeno Ev Shelton decise di “correggere”.

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Dal 1943, dopo aver vinto il campionato, al 1945 Sailors fu reclutato dalla marina militare degli Stati Uniti e servì principalmente alla base navale di San Diego. Qui, accompagnato dal futuro Hall of Famer Joe Fulks, guidò la squadra di basket della marina ad una serie di 35 vittorie consecutive contro le squadre dei vari dipartimenti dell’esercito statunitense.
Terminate le atrocità della Seconda Guerra Mondiale il giovane Sailors concluse il suo percorso al college e decise di tentare il grande salto nella BAA, antenata dell’odierna NBA. L’altra opzione era quella di proseguire la carriera dilettantistica nelle leghe minori, il che gli avrebbe dato la possibilità di giocare le Olimpiadi. La malattia della moglie e il desiderio di non lasciare il Wyoming fecero sì che Sailors tentò il salto nel professionismo.
Il gioco della giovane guardia si era evoluto nel frattempo, non era più solamente un grande realizzatore, ma aveva sviluppato delle grandi doti di passatore. La sfortuna e il suo carattere sempre riservato non giocarono a suo favore. Giocò in tutto 5 stagioni cambiando 7 squadre, di cui ricordiamo principalmente i Cleveland Rebels, i Providence Steamrollers e i Chicago Stags. Appena varcata la soglia del professionismo, però, incontrò coach Dutch Dehnert che decise malauguratamente di ristrutturargli il tiro riportandolo all’ortodossia passata. A metà stagione però il coach fu licenziato ed al suo posto arrivò Roy Clifford, il quale portò sì i Rebels ai Playoffs, ma continuò nell’opera di demolizione del jumper che aveva reso inarrestabile Sailors.
Come se non bastasse, il fatto che la Lega era appena nata faceva sì che molte squadre nacquero come funghi, ma deboli dal punto di vista finanziario. Fu così che 3 delle 7 squadre in cui Sailors giocò furono costrette a dichiarare bancarotta e a quel tempo i giocatori non avevano le stesse libertà di quelli di oggi e non potevano slegarsi unilateralmente dal proprio contratto al momento del fallimento della loro squadra.
Il mondo NBA non faceva per lui e decise quindi di ritirarsi dopo 5 stagioni, prima visse nel suo amato Wyoming e poi nella lontana Alaska, a confermare la fama di eremita schivo e riservato che lo caratterizzava.

carpenean.com

Nonostante sia stato il pioniere del jump shot, colui che forse più di tutti ha cambiato (per necessità e forse inconsapevolmente) la pallacanestro, non venne mai introdotto nella Hall of Fame di Springfield, ma solo in quella dedicata al college basket. Nel 2014 la University of Wyoming ha deciso di erigere una statua in onore dell’uomo che rivoluzionò il gioco del basket. Ken Sailors infine è deceduto a seguito di un attacco cardiaco il 30 gennaio 2015, all’età di 95 anni.