Kobe Bryant dalla A alla Z, 26 lettere per dirti grazie

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A come All Star Game: la lunga storia tra Kobe e la gara delle stelle ha inizio nel suo anno di esordio quando trionfa nello Slam Dunk Contest, seguiranno ben 18 partecipazioni (15 effettive per via degli infortuni) e 4 titoli MVP.

B come Black Mamba: il soprannome che lo accompagna da anni, più che un soprannome un alter-ego, rappresenta alla perfezione quello che è Bryant, fulmineo e letale come il rettile a cui si paragona.

C come Clutch: 10 secondi alla fine, siete sotto di due, a chi affidereste il tiro decisivo? Se in campo dalla vostra parte c’è Kobe non ponetevi il problema, perché intanto lui quel tiro se lo prenderà. Poco importa come andrà a finire. Lui è li per quello.

D come Divac: Draft 1996, primo giro, scelta numero tredici agli Charlotte Hornets che chiamano Bryant ma subito lo girano ai Lakers in cambio proprio del centro serbo. E’ l’inizio di un’era.

E come Ego: o lo ami o lo odi, forse anche per via del suo carattere, la competitività e la sua voglia di prendersi il palcoscenico che non a tutti può piacere.

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F come Fade-away: uno dei più grandi interpreti del tiro in allontanamento, dopo averlo perfezionato col passare degli anni è diventato un vero e proprio marchio di fabbrica.

G come Gasol: Pau, il compagno ma soprattutto l’amico. Insieme, dopo le Finals del 2008 perse contro i Celtics, hanno vinto due titoli consecutivi nel 2009 e nel 2010, rafforzando un’amicizia che va ben oltre il campo da gioco.

H come High School: la Lower Marion High School di Ardmore, sobborgo di Philadelphia, dove Kobe inizierà a farsi conoscere al mondo del basket vincendo un titolo statale con una media di 30,8 punti a partita e successivamente dichiarandosi eleggibile per il Draft senza passare dal college.

I come Italia: inizia da molto piccolo il suo rapporto con il Belpaese, quando per seguire il padre cestista Kobe passa 6 anni tra Rieti, Reggio Calabria, Pistoia e Reggio Emilia.

J come Jellybean: il soprannome del padre, letteralmente “gelatina”. Joe Bryant era un giocatore di indiscusso talento ma per agonismo e fame di vittoria forse agli antipodi del figlio.

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K come Kobe: la pregiatissima carne di manzo giapponese di cui papà Joe era ghiotto, da lì l’origine del nome del suo terzogenito.

L come Lakers: o Los Angeles se preferite, unica squadra (e città) nella lunga carriera del Mamba, dopo 20 anni ne è diventato il simbolo e l’idolo indiscusso.

M come MJ: ma non quello che tutti immaginereste, MJ questa volta sta per Michael Jackson, sì perché Kobe aveva una vera e propria passione per il cantante, ammirava la sua dedizione e la sua etica del lavoro che, anche se in ambiti differenti, li ha sempre accomunati.

N come Numeri: l’8 prima ed  il 24 poi, i due numeri di maglia che lo hanno accompagnato in carriera. Uno dei rarissimi casi in cui una stella dello sport USA decide di cambiare numero.

O come Ori Olimpici: due le medaglie d’oro conquistate da Bryant col Team USA alle Olimpiadi, Pechino 2008 e Londra 2012.

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P come Philadelphia: la città in cui, il 23 Agosto 1978, è nato Kobe. Molto legato alla sua città natale che però non sempre ha ricambiato questo amore. Molti applausi ma anche alcuni fischi nelle sue apparizioni.

Q come Quattro: ovvero il numero delle gare consecutive in cui Bryant mise a segno più di 50 punti, una striscia incredibile seconda solo alle sette partite di fila di Wilt Chamberlain. Quattro sono anche le gare in cui il Black Mamba ha superato i sessanta punti escludendo la notte degli 81 di Toronto.

R come Raptors: una delle gare più significative e leggendarie quella contro Toronto del 22 Gennaio 2006, un Bryant praticamente inarrestabile ne mette 81 in una serata da incorniciare. Escludendo i 100 di Chamberlain, nessuno come lui nella storia NBA.

S come Shaq: non basterebbe un articolo intero per descrivere il rapporto tra il Black Mamba e Shaquille O’Neal. Amici? Mai. Ma insieme hanno segnato un’epoca e vinto ben tre titoli consecutivi.

T come Titoli: cinque gli anelli conquistati da Kobe con i suoi Lakers, i tre consecutivi dal 2000 al 2002 e quelli del 2009 e 2010 dove è stato eletto anche MVP delle Finals. Una sola volta invece è stato votato miglior giocatore della Regular Season, nel 2008, quando la corsa dei losangelini si arrestò in finale contro i Boston Celtics.

U come Unico: unico giocatore ad aver indossato per 20 stagioni la stessa maglia ed unico ad aver totalizzato oltre 30.000 punti, 6000 rimbalzi e 6000 assist.

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V come Vanessa: il 18 Aprile 2001 Bryant sposa la ventunenne Vanessa Laine, da cui ha avuto due figlie. Tra presunte “scappatelle” e lo scandalo sessuale del 2003 il loro rapporto è stato messo più volte a rischio, ma i due sono tuttora insieme.

W come Walk of Fame: il numero 24 dei Lakers è l’unico cestista insieme a Magic Johnson ad essere stato inserito tra i nomi della celebre passeggiata hollywoodiana.

X come XI: le Nike Kobe XI, l’undicesimo modello della saga di scarpe firmate Bryant, nonché l’ultimo della sua lunga carriera.

Y come Young: Kobe è stato il più giovane giocatore a raggiungere i 30000, i 31000, i 32000 ed i 33000 punti in carriera, il più giovane a vincere uno Slam Dunk Contest ed il più giovane ad essere convocato ad un All Star Game.

Z come Zen: coach Zen, Phil Jackson, con il quale ha vinto tutti i suoi titoli, dal three-peat  2000-2002 della prima era fino al doppio successo 2009 e 2010. Un rapporto fatto di tanti successi ma anche di scontri che però hanno aiutato entrambi a crescere ed a diventare due autentici monumenti di questo sport.