https://usatjrsportbrief.files.wordpress.com Un inizio scoraggiante, quasi pessimo, non fosse altro che parliamo del miglior giocatore degli ultimi 20 anni forse, a pari merito con Duncan, Shaq e pochi altri intimi. Colui che forse più di ogni altro si è avvicinato a sua maestà MJ, Kobe Bryant. Difficoltà a entrare in forma, fatica nel rimettere nelle gambe e sopratutto nella mente quel ritmo infranto da una serie di infortuni devastanti per un corpo come il suo e alla sua età, unite a un roster a dir poco mediocre che lo ha risucchiato nel vortice delle brutte figure. Risultato? 17 partite da 15 di media ma sopratutto airball, palle perse, cattive scelte, appelli ai giornalisti sempre alla ricerca di scoop e sedati con un lapidario: “Non vedo l’ora di andare in macchina, non mi tengo più in piedi.” sussurrato dopo una settimana di RS, che sapeva tanto di bandiera bianca sventolata a tutta forza. Qualche altra prestazione pessima, sconfitte cocenti e nette come i suoi Lakers d’oro infliggevano ai malcapitati di turno, fino al comunicato/lettera che in tanti ha commosso e continua a commuovere Da allora qualcosa è cambiato, come se Kobe si fosse liberato di un peso portato dentro per troppi mesi, il cui pensiero spesso aveva sfiorato la sua mentre senza mai tramutarsi in azione e la cui prospettazione, a milioni di tifosi, poteva apparire devastante, come in effetti è stato. Fatto sta che da allora Kobe, a partire dalla gara vinta coi Wizards nella Capitale, dopo che Wall e soci avevano espugnato l’Ohio e LebronLandia, ha maturato una consapevolezza diversa. Spostando gli obiettivi, perché no? Vedere come degno epilogo di una carriera da primo della classe una medaglia, la più pregiata, nella rassegna olimpica, può essere diventato il suo unico obiettivo? E l’All-Star Game di gennaio, perché non provarci?