L’esplosione di Blake

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E’ in corsa per tutto, ma probabilmente non vincerà nulla a fine anno: è nel MVP race; potrebbe essere anche degno di considerazione per il most improved player of the year, ma la base di talento da cui partiva non era proprio tra le più scarse nella lega, tutt’altro; in lizza anche per vincere il titolo con i suoi Clippers.

Non parliamo di Chris Paul, ma parliamo del volto dei nuovi Los Angeles Clippers targati Doc Rivers; il fresco vincitore del western conference player of the month Blake Griffin.

Dicevamo che il giocatore ha sempre dimostrato di disporre di un bacino di talento molto ampio; talento più che altro atletico, schiacciate pazzesche in contropiede, alley-ops da far girare la testa, da vedere e rivedere: ogni schiacciata di Blake vale da sola il prezzo del biglietto.

Comincia l’era Lob City in cui lui e il suo compare DeAndre Jordan “stuprano” letteralmente i canestri avversari sui passaggi del miglior assist-man della lega Chris Paul.

Ma quando lo spettacolo viene messo da parte e si devono giocare le partite che contano per aspirare a qualcos’altro oltre la nomina di squadra most fun to watch, è li che il talento di Blake latita: difesa confusa, 0 tiro tra cui airball raccapriccianti su tiri piazzati dai 5 metri, uno contro uno conclusi in doppia piroetta con palla che si stampa sul ferro. Blake viene visto più come un fenomeno da baraccone che come un giocatore vero e proprio.

Il momento storico certamente non aiuta: in tempi moderni in cui sempre meno vediamo l’evoluzione dei lunghi. La maggior parte di questi infatti entra nella lega ancora acerba da un punto di vista tecnico e molto spesso questi giocatori non compiono il salto di qualità che gli scout si aspettavano. Sarà forse perché sempre meno peso viene dato al seppur importantissimo gioco in post a favore del lungo che sa aprire il campo, ma fatto sta che sempre meno sono i lunghi dominanti così come si intendevano tra gli anni 90 e 2000 (O’Neal, Duncan, Robinson, Ewing, Olajuwon).

Poi abbastanza a sorpresa arriva il cambio al timone dei Clippers e l’accozzaglia di circensi di Lob City si trasforma magicamente non soltanto in una squadra ma anche in una serious contender.

Grazie a Doc Paul può concentrarsi maggiormente sul far girare la squadra e le sue qualità di playmaking più che ad essere anche scorer, Jordan diventa un difensore pazzesco, Barnes e tutto il supporting cast rinascono, ma è in Blake Griffin che si vedono dei miglioramenti pazzeschi: solido tiro dalla media, movimenti in post credibili, capacità di risolvere, anche con passaggio, nel traffico, si inizia ad intravedere qualche tiro da tre. Ora se unite le nuove skills tecniche di Blake con quello che è il suo fisico e la sua potenza atletica capite bene che il cocktail che ne viene fuori è micidiale.

Insomma il giocatore fa dei chiari passi in avanti da un punto di visto tecnico, sicuramente dovuto all’abnegazione di questo ragazzo che basta guardare negli occhi per capare di che pasta è fatto; ma anche e soprattutto da un punto di visto tattico: è infatti ormai di livello superiore la sua lettura delle situazioni di gioco; e anche per questo grazie Doc!

Come abbiamo detto all’inizio probabilmente non vincerà nulla dei titoli più importanti sia a livello personale che di squadra, ma che giocatore! E poi mai dire mai.

Mauro Lobby

Fonte web partner: www.ciuff.it