NBA Finals: i Cleveland Cavaliers risolveranno l’enigma Warriors?

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Golden State Warriors contro Cleveland Cavaliers, atto terzo. Terzo anno di fila in cui si sfidano LeBron James e Stephen Curry, Klay Thompson e Kyrie Irving, Draymond Green e Kevin Love. Ma quest’anno c’è qualcosa di diverso rispetto ai due precedenti episodi. Per prima cosa, entrambe arrivavano a queste Finali con un record super, 12-0 per la squadra della Baia e 12-1 per la squadra del prescelto. Record incredibili, record che neanche i Chicago Bulls di Michael Jordan e i Lakers di Kobe/Shaq hanno avuto. Ma tralasciando le vittorie, la novità più importante è che quest’anno i Golden State Warriors hanno sostituito il partente Harrison Barnes con una superstar di livello mondiale come Kevin Durant.

Ed è proprio questo il fattore chiave delle prime due gare giocate alla Oracle Arena. Kevin Durant,  affiancato a uno Stephen Curry di nuovo versione MVP con una confidenza di nuovo super in se stesso, rende l’attacco dei Warriors una vera e propria macchina da guerra. Il numero 35 ex Oklahoma City Thunder e LeBron James stanno viaggiando a percentuali irrisorie, a tratti imbarazzanti di quanto stiano dominando il gioco. 35,5 punti, 11 rimbalzi, 7 assist e neanche 2 palle perse di media a partita in questo inizio di finali NBA per KD, mentre 28,5 punti, 13 rimbalzi, 11 assist e 6 palle perse di media per LeBron James.

Queste cifre evidenziano subito una cosa. I Cleveland Cavaliers non possono fare a meno di LeBron. Coach Lue fa fatica a tenere in panchina James per pochi minuti e le 6 palle perse di media sono sinonimo di quanto il centro del gioco offensivo dei Cavs abbia come protagonista il 23. LeBron sembra anche aver accusato un pò di stanchezza a tratti, molto meno supportato rispetto al collega di reparto in maglia Warriors. Quando Durant è stato marcato da LeBron, ha registrato un 10 su 17 dal campo, con 23 punti e una sola palla persa, mentre invertendo i ruoli, LeBron James ha tirato un 4 su 11 dal campo, con soli 8 punti segnate e ben 6 palle perse. In gara 1 è stato evidente, LeBron James non riesce a difendere come un forsennato per 48 minuti su Durant, soprattutto considerando il peso che deve gestire riguardante l’attacco dei Cleveland Cavs. Kyrie Irving a differenza di Klay Thompson, ha faticato tantissimo in difesa e per forze di cose, anche l’attacco ne ha risentito. 8 su 23 dal campo in gara 2, è un segnale evidente di come l’alleato numero 1 di LeBron James soffra la serie e i suoi ritmi. Klay Thompson è stato, quasi senza alcun dubbio, il miglior difensore di queste prime due gare, ben aiutato anche dall’assenza di pressione e “costrizione” di prendersi responsabilità nell’attacco dei Warriors, dove Durant e Curry hanno dato spettacolo a suon di penetrazioni e triple. Se da una parte i Warriors possono permettersi il lusso di non avere tanti punti da giocatori chiave come Draymond Green e Klay Thompson (in particolare in gara 1 dove ha segnato solo 6 punti, mentre nella seconda è salito molto di livello), dall’altra i Cleveland Cavaliers non possono assolutamente permettersi questo. Mancano tantissimo i punti e l’apporto di giocatori come JR Smith, fin qui inesistente, Kyle Korver, Channing Frye e Deron Williams, solo per citarne alcuni. Molto bene è entrato nella serie Iman Shumpert, concentrato e deciso nelle giocate. Chissà che Lue non lo preferisca in quintetto all’irriconoscibile JR Smith.

Il basket è un gioco di squadra e anche se ti chiami LeBron James, è impossibile vincere da soli, guardare le scorse finali e il ruolo di Irving per credere.

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Quello che è certo è che giocando a questi ritmi, i Golden State Warriors sembrano imbattibili. Il corri e tira è estremizzato, nella maggior parte dei casi si prendono un tiro nei primi 7-8 secondi dell’azione, costringendo ad impostare un ritmo “folle” alla partita. I Cavs devono limitare i numeri di possessi, cercando di gestire il ritmo e accelerare quando decidono loro. Cleveland deve avere di più dai compagni di LeBron. Kevin Love, molto positivo nella metà campo offensiva di meno in quella difensiva, è stato più che sufficiente, Kyrie Irving è chiamato al riscatto (anche se lo scorso anno aveva sempre iniziato così così) ma in particolare il resto della squadra è chiamato ad alzare il proprio livello di gioco e in particolare di intensità.

Quello che hanno fatto i vari McGee, Pachulia, Clark, Livingston nelle prime due gare è stato fondamentale. Come già detto in precedenza, JR Smith, Korver, Thompson, Frye e via dicendo, sono chiamati ad aumentare la propria intensità, la propria “cattiveria” agonistica e sicuramente l’apporto a livello realizzativo sarà una diretta conseguenza.

Vedremo se i Warriors riusciranno a mantenere i folli ritmi delle prime due gare casalinghe anche alla Quicken Loans Arena di Cleveland and last but not least è ora di scoprire se i Cleveland Cavaliers avranno individuato i problemi e le conseguenti contromosse per non crollare di fronte a questi straripanti Golden State Warriors.