Sam Hinkie: filosofo e innovatore di un NBA non ancora pronta per lui

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Il General manager Sam Hinkie dei Philadelphia 76ers si è dimesso  mercoledì. Questo di per sé non è stato un evento scioccante, tutto sommato. I Sixers sono una squadra che negli ultimi tre anni non ha mai ottenuto grandi risultati. Come se non bastasse ci sono stati parecchi segnali  che gli alti papaveri della dirigenza 76ers stessero perdendo la pazienza e che Sam Hinkie non fosse più completamente padrone del progetto di franchigia.

Più degno di nota è il modo in cui Hinkie si è dimesso: attraverso una lettera di 13 pagine che inizia citando il chirurgo e scrittore del New Yorker Atul Gawande e continua a citare diversi personalità di culto note come il fisico Max Planck e il presidente americano Abraham Lincoln. Oltre ai già citati, nelle sue dimissioni, l’ex Gm cita anedotti stravaganti come quello che ha portato al fallimento dello smartphone BlackBerry o il volo dell’uccello neozelandese Moa. Ora, la domanda è: come siamo arrivati ​​ a tutto questo? Ma soprattutto  cosa c’entrano Plank, il BlackBerry e un uccello neozelandese?Ebbene, Hinkie fa parte di una generazione di general manager ad orientamento analitico con interessi nel mondo degli affari e della letteratura. Altre figure di rilievo di questa striscia includono presidente Los Angeles Dodgers Andrew Friedman, che ha lavorato per Bear Stearns, e il GM degli Houston Rockets Daryl Morey. Il Piano strategico specifico di Hinkie per i 76ers, messo in termini comprensibili pure per un profano dello sport, era quello di sacrificare la competitività della franchigia a breve termine per riuscire ad ingaggiare giocatori più giovani dall’alto potenziale durante il Draft . Gli estremi a cui Hinkie ha spinto questa strategia sono stati controversi tanto da far preoccupare pure i fan più lungimiranti. Per questo motivo la dirigenza ha deciso di affiancargli figure dirigenziali di alta autorità come Jerry Colangelo. L’obiettivo era quello di  vegliare sull’ operato del GM che a tratti sembrava veramente senza senso.Tale decisione ha sicuramente indispettito Hinkie, il quale si è dimesso.La lettera di dimissioni non è un saluto né un ringraziamento ma  il suo ultimo tentativo di convincere i proprietari, molti dei quali hanno prima di tutto interessi  monetari sulla squadra , della validità del suo piano nonostante lui se ne stesse andando; insomma un motivo per non buttare all’ aria il suo progetto non ancora completo. Il messaggio di Hinkie è sempre stato esplicito ma soprattutto è stato ribadito attraverso questa lettera densa di grandi immagini filosofiche che ha inserito rifacendosi allo stile delle lettere che Warren Buffett, grandissimo imprenditore americano nonché tra gli uomini più ricchi del mondo, mandava agli investitori per convincerli della bontà del loro progetto.  È in queste lettere che le citazioni di Atul Gawande, Max Planck, ecc,  diventano  aforismi , Gladwelliane ispirazioni strategiche e  aneddoti che fungono da moneta metaforica in un regno di persone che si guadagnano da vivere attraverso un movimento di valuta che è prima di tutto oratorio.

Una volta capito ciò, risultano più facili e comprensibili le metafore usate per descrivere le possibili innovazioni derivanti dal successo del suo piano come queste:

“• New Zealand’s flightless bird the moa (measuring in at 10 ft, 400 lbs.) had the life tramping around the South Island for a great long run; then the first Māori explorers washed ashore in canoes, and that was that.

• I still miss Blackberry’s keyboard, but the 2007 iPhone debut rendered it nearly obsolete to all but a few of us curmudgeons”    (extract from ESPN.com)                                

(l’uccello Moa è estinto; nonostante ciò viene usato come simbolo e metafora di successo dalla General Motors sin dagli anni ‘70 )

E riguardo le decisioni prese durante il processo di ricostruzione:

Tesla’s Elon Musk describes his everyday stance as, “You should take the approach that you’re
wrong. Your goal is to be less wrong.” The physicist James Clerk Maxwell described it as a “thoroughly
conscious ignorance—the prelude to every real advance in science.” Bill James of the Boston Red Sox (and, I
might add, a Kansas basketball expert) added a little flair when asked whether the learnings available via
examining evidence were exhausted: “we’ve only taken a bucket of knowledge from a sea of ignorance.””

(extract from ESPN.com)

Queste citate sono solo alcune, le più semplici, tra le metafore usate da Hinkie nelle 13 pagine da lui redatte.  Una lettera molto interessante e ben fatta che consiglio di leggere a tutti specie se si è in stazione e si deve riempire il tempo nell’attesa che arrivi il treno. Tuttavia tornando all’argomento Philadelphia, il problema dei Sixers non era tanto la filosofia di Hinkie quanto più la sua esecuzione. Mentre Hinkie vedeva se stesso come un cane sciolto che elargisce saggezza non convenzionale  agli sportelli degli investitori colti ed innovatori dell’NBA, in realtà ha perseguito banali forme di estremismo: ha ricostruito un roster tramite il progetto i giovani, pensando d’accumulare talento con mezzi poco costosi, ma non vi è riuscito. Ha acquisito giovani talenti che non erano in buona salute. Ha acquisito giocatori giovani e sani che non erano di talento. Egli ha lavorato a buon mercato, ma il suo team era veramente inguardabile. Nelle sue  tre stagioni quasi complete come direttore generale, i suoi Sixers ha vinto 47 partite e  ne hanno perso 195. Per non parlare dei fan che per tre anni hanno dovuto sentir parlare di “fiducia nel progetto” per vedere poi svanire tutto in un nulla di fatto. Insomma questo finale era davvero inevitabile? Un celebre filosofo disse “La filosofia e il pensiero nascono quando la pancia è piena e quindi non si  ha più fame”: 47 vittorie in 3 anni non bastano a riempire la pancia di chi investe denaro e passione su un progetto e di certo non saranno le parole citate del buon Charlie Munger a convincere chi di dovere a cambiare idea su progetto di quel “pazzerellone” di Hinkie.