Essere il più grande e il più osannato del momento: è questo Stephen Curry. Lo è ovunque, ma lo è stato a partire da quella North Carolina dove la stella di Golden State ha plasmato il suo talento, che tale era da proiettarlo verso i pro già al termine del terzo anno, chiuso con i suoi Davidson Wildcats. Oltre 28 punti di media, percentuali spaziali dal campo, poi i Golden State Warriors che decidono di spendere la loro 7a scelta per Stephen, al Draft 2009, offrendogli un contratto di 12,7 milioni di dollari in 4 anni, la storia la conosciamo.
Eppure, nonostante questa storia, l’ateneo a cui l’ultimo MVP della stagione ha dato lustro in passato non potrà riconoscergli il minimo che gli si dovrebbe: il ritiro del suo numero di maglia, la n.30. Motivazione? Il non aver chiuso la sua esperienza collegiale con un titolo di laurea. Le pressioni non sono mancate, il tutto è stato ribadito con tanto di nota ufficiale del responsabile dello sports program Jim Murphy, sottolineando che mai nella storia del College Basketball è stata fatta una deroga simile, ma Curry ha già risposto con il suo stile, 100% bravo ragazzo, 100% Wildcat: “Farò tutto ciò che serve per terminare gli studi appena possibile, chiaro però che per il momento la mia priorità resti il campo”.