Nell’NBA non sempre si viene a conoscenza del valore effettivo di un giocatore, magari a causa dei media, magari per l’apporto silenzioso che viene garantito sul parquet. Andiamo a scoprire chi sono i 25 giocatori più sottovalutati della lega, divisi per ruolo.
Point Guard
– Goran Dragic (20.4 PPG, 3.2 RPG, 6 APG)
La fama del giovane playmaker sloveno sta crescendo pari passo con l’exploit dei Suns, guidati da coach Hornacek. Senza azzardare troppo, possiamo dire che Dragic possa entrare di diritto nell’elite delle point guard attuali, ma le sue prestazioni rimangono ancora troppo poco considerate. La sua capacità di sfruttare le qualità da tiratore di Channing Frye permette alla franchigia dell’Arizona una varietà tattica di scelte offensive davvero pericolosa per le avversarie. Se Phoenix dovesse passare qualche turno nella postseason, occhio al Drago, che a certe partite è abituato.
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– Ricky Rubio (9 PPG, 4.8 RPG, 8.6 APG)
Molti storceranno il naso. E non avranno tutti i torti. Ma se c’è un playmaker che può far rendere Kevin Love in questa maniera, quello è proprio il numero 9 iberico. Il suo timing nei passaggi, e la capacità di correre il campo a piacimento, sono pane per le mani fatate dell’ex UCLA. Nonostante il tiro davvero discontinuo, e la difesa non propriamente asfissiante, Rubio rimane uno dei giocatori più sottovalutati e criticati dello scenario cestistico americano.
– Mike Conley (17.1 PPG, 2.8 RPG, 6 APG)
In America si dice “makes winning plays”. Ed è esattamente il modo in cui Conley gioca, per vincere, mai per sé stesso. Superbo difensore sulla palla, ottimo organizzatore di gioco, è il fanalino di coach Joerger, nonché uno dei giocatori più sottovalutati della lega. Ultimamente qualche riflettore si sta accendendo sull’uomo da Fayetteville, ma rimane una star troppo silenziosa rispetto alle giocate che compie.
– Patrick Beverley (10 PPG, 3.7 RPG, 2.7 APG)
Non è un gestore di gioco, e probabilmente non lo diventerà mai. Non è uomo dal passaggio illuminante, dalla giocata folle, ma piuttosto è un solido playmaker, in grado di leggere le linee di passaggio e di mettere pressione sulla palla. Non è un danno in attacco, ed in difesa si fà sentire, anche sotto le plance.
– Shelvin Mack (7.4 PPG, 2.1 RPG, 3.7 APG)
Inconsapevolmente, Atlanta ha trovato il vice Teague ideale. Non è Schroeder, che sta deludendo in parte le attese, bensì Shelvin Mack, che già ai Wizards fece vedere ottime cose. Nell’Oregon si sta consolidando come valido playmaker di scorta, organizzando il gioco senza sbavature, e con un affidabile tiro da oltre l’arco.
Shooting Guard
– Jimmy Butler (12.9 PPG, 5 RPG, 2.4 APG)
Per lui non parlano le statistiche, ma il sudore versato in 41.6 minuti di media. Un 6’7″ che ti entra sottopelle non dev’essere molto piacevole, chiedere ai vari LeBron James e Kevin Durant. Istinto per la giocata difensiva, è un mastino instancabile che però necessita di un ulteriore affinamento in fase offensiva. Rimane il più sottovalutato nel suo ruolo, con una storia incredibile alle spalle che ne influenza la vita da giocatore e da persona. La sua underdog mentality nasce proprio dalla sorte toccatagli in età giovanile, ma questa è un’altra storia.
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– Wesley Matthews (16.6 PPG, 3.8 RPG, 2.4 APG)
Non è necessaria una descrizione per ciò che Matthews garantisce a sera, tuttavia l’aggettivo “sensazionale” credo possa essere sufficente. Ottimo tiratore dall’angolo e sugli scarichi, difensore eccelso in grado di togliere fiato allo scorer avversario, è forse il giocatore più importante per Stotts, nonché quello più silenzioso.
– Jodie Meeks (15.3 PPG, 2.6 RPG, 1.7APG)
Ok, i Lakers giocano a perdere. E non c’è Kobe a catalizzare i possessi nelle sue mani. Ma le prestazioni di Meeks non possono passare inosservate, con un tiro davvero affidabile con il quale punisce spesso gli avversari. Un futuro da panchinaro di lusso se l’è guadagnato.
– Gerald Green (15.6 PPG, 3.4 RPG, 1.6 APG)
G Squared non sa solo schiacciare, e lo sta ampiamente dimostrando durante questa stagione, con il suo jumper che gli ha permesso di finire parecchie volte oltre i 15 punti. Grande atleta, non necessariamente sottovalutato, ma piuttosto sminuito, con l’appellativo di “dunker” che gli sta man mano scivolando di dosso. Perché Green è un giocatore chiave nell’economia del gioco di Hornacek.
– Tony Wroten (13.5 PPG, 3.3 RPG, 2.8 APG)
Doveva essere una point guard con tanta stazza, è finito a fare il 2 in una squadra che tanka. Ma il cugino di Nate Robinson si sta costruendo un suo ruolo nel gioco di Brown, ed ha collezionato pure una tripla doppia, prima di infortunarsi contro i Bulls. Ci si aspettano notevli miglioramenti, soprattutto da fuori, ma se l’inizio è questo a Memphis possono mangiarsi le mani.
Small Forward
– Draymond Green (5.9 PPG, 4.7 RPG, 1.8 RPG)
Draymond Green can play ball. Tutti i dubbi (non troppi, visto che nessuno lo conosceva ai tempi) destati sul prodotto da Michigan State il giorno del Draft si sono dissipati sin dalla prima stagione in NBA, con un lavoro costante a rimbalzo, e un’ottima qualità difensiva anche su tonnellaggi nettamente superiori. Perché questo è ciò che Draymond è, un combattente.
– Chanlder Parsons (16.1 PPG, 5.5 RPG, 3.9 APG)
L’ex Gator ormai non è più una sorpresa, ma il suo nome rimane troppo spesso fuori dalle discussioni sui pariruolo. Valida controparte offensiva ad Harden, Parsons gode di una versatilità che lo rende un collante fondamentale nel gioco di McHale, purtroppo (o per fortuna) ancora molto in ombra.
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– P.J. Tucker (9.4 PPG, 6.6 RPG, 1.8 APG)
Dietro al successo dei Suns c’è anche la capacità di sviluppo offensivo di Tucker. Molto migliorato al tiro, ottimo difensore, e soprattutto grande spaziatore per le penetrazioni di Dragic. E nel caso il folletto sloveno non riuscisse a concludere al ferro, P.J. è nell’angolo ad aspettare lo scarico. Ed una presenza a rimbalzo degna di nota.
– Tobias Harris (15.1 PPG, 7.1 RPG, 1.4 APG)
I netti miglioramenti di Tobias su entrambi i lati del campo non gli hanno garantito un posto tra le migliori ali della Lega. Ma un 3 che va a rimbalzo con tale tenacia non è facile da trovare in NBA, soprattutto considerando che sotto i tabelloni dei Magic gravita un certo Nikola Vucevic, tra i migliori rimbalzisti in America. Per questo il numero dei rimbalzi dell’ex Voluteer è assolutamente sensazionale, e considerando gli ampi margini di miglioramento disponibili, c’è da sorridere in Florida.
– Trevor Ariza (14.9 PPG, 6.4 RPG, 2.6 APG)
A dire il vero, Trevor Ariza non è molto sottovalutato. Probabilmente in NBA ci sono due o tre pariruolo che meriterebbero di stare tra questi cinque, a pieno diritto. Ma ciò che rende l’apporto di Ariza speciale è la difesa affidabile sugli esterni, talvolta a tappare le falle che Bradley Beal lascia aperte, e la capacità di trovare una continuità offensiva che non sempre ha avuto durante la carriera.
Power Forward
– Josh McRoberts (8.4 PPG, 4.9 RPG, 4.4 APG)
Il 4 che passa meglio la palla? Josh McRoberts. Il 4 bianco più atletico della Lega? Josh McRoberts. Due credenziali non da poco per l’ex Duke, che sta mostrando tutto il talento di cui dispone, e del quale si intravedevano ampi sprazzi all’High School, salvo poi sprofondare al college. Importante aggiunta nel sistema dei Bobcats, che puntano ad una risalita rapida assieme agli assist di McRoberts.
– Patrick Patterson (8.9 PPG, 5.4 RPG, 1.2 APG)
Se il suo tiro era già conosciuto ai più, Patterson ha trovato costanza e fiducia sotto Dwyane Casey, smentendo i critici che lo definivano come “raccomandato” o “sopravvalutato”. La sua dimensione esterna in attacco è fondamentale per aprire il campo a DeRozan, Lowry e compagnia cantante.
– Kyle O’Quinn (5.3 PPG, 4.9 RPG, 1.1 APG)
Lavoro sporco sotto i tabelloni, questo è ciò che l’ex Norfolk State produce. E in maniera impeccabile, con un minutaggio in crescendo e un apporto offensivo che sta gradualmente migliorando. Probabilmente non diventerà nulla più che un role player, ma O’Quin è la dimostrazione che il lavoro duro (e tanti muscoli) pagano sempre.
– Trevor Booker (6.5 APG, 5.7 RPG, 0.9 APG)
Prima dell’inizio di questa stagione, era il classico “1000 Muscoli, 0 Cervello”. E non è cambiato nulla, se non per la qualità dell’apporto che Booker fornisce alla causa di Randy Wittman. Alcuni exploit condiscono una stagione molto positiva per l’ex Clemson, anche se il suo futuro non è dei più rosei, con il contratto che scadrà quest’estate.
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– Mirza Teletovic (8 PPG, 3.5 RPG, 0.8 APG)
Il bosniaco dai tiri impossibili si è costruito una professione in NBA, trovando un ruolo solido all’interno della rotazione di Kidd. E non è detto che con il ritorno di Lopez il buon Mirza non rimanga parte importante del team di Brooklyn. Never Sleep Till Mirza.
Center
– Miles Plumlee (8.5 PPG, 8.1 RPG, 0.5 APG)
La presenza dell’ennesimo membro dei Suns in questo articolo certifica la qualità del lavoro svolto da Hornacek, ma soprattutto la duttilità tattica dell’ex Duke, lungo abile a correre bene il campo e a portare a casa importanti rimbalzi con Okafor a guardare. Ora sta a lui confermarsi anche ad alti livelli, con i Playoff che chiamano vedremo di che pasta è fatto Plumlee.
– Robin Lopez (10.9 PPG, 8.5 RPG, 0.8 APG)
Avrebbe potuto esserci Andrew Bogut in questa classifica, viste le sue doti da passatore, ma abbiamo deciso di virare su il ben meno quotato Robin Lopez, vero e proprio tappabuchi di coach Stotts. Lillard e Aldrige non sono dei mastini difensivi? Ci pensan Robin e i suoi ricci, che garantiscono un’ottima copertura del pitturato Blazer, troppo spesso violato nelle passate stagioni.
– Kosta Koufos (6.9 PPG, 5.6 RPG, 0.5 APG)
Lavoro sporco e minuti preziosi a Marc, questo è quello che Double K garantisce. Le cifre non fanno sobbalzare, ma il lavoro di screen setting e la copertura a rimbalzo sono di primo pelo. A Denver ha lasciato buoni ricordi, a Memphis in un ruolo più delicato di quel che si pensi non sta deludendo.
– Chris Andersen (6.6 PPG, 5 RPG, 0.3 APG)
Inseritosi alla perfezione nel sistema Heat, gode di un jumper che non spesso sfodera ma che è comunque in grado di mandare a bersaglio. E soprattutto, tanta intimidazione e apertura alare, per garantire una presenza dalla panchina che a Miami necessitano come il pane.
– J.J. Hickson (11.7 PPG, 9.2 RPG, 1.4 APG)
Il miglior rimbalzista per centimetro è l’ex Portland, che a Denver sta vivendo una buona stagione al fianco di un altro lungo undersized come Faried. Difficile da domare e dotato di un grande atletismo, Hickson è la miniera di rimbalzi di cui Shaw può attingere ogni sera. E può dare anche discreto spettacolo, chiedere a Marvin Williams.
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