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Home NBA News, Mercato e Focus

Vite da NBA: Steve Kerr

Simone Efosi by Simone Efosi
27 Settembre 2014
in News, Mercato e Focus
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http://s3.amazonaws.com/rapgenius/1377949671_steve-kerr.jpg   “Giunto a questo punto, mi viene il sospetto di portare fortuna!” Steve Kerr, pronunciò questa frase dopo aver vinto il suo quarto anello consecutivo. Era in spogliatoio con David Robinson, Shawn Elliott, il giovane Tim Duncan e Gregg Popovich e veniva guardato con rispetto dai suoi compagni, perchè lui nei 3 anni precedenti, i titoli li aveva vinti con Jordan a Chicago. Steve nasce in Libano, a Beirut e passa lì la sua infanzia a seguito del padre, funzionario del governo americano. Steve ha solo 19 anni quando suo papà viene assassinato da un militante nazionalista, proprio mentre lui, tornato negli States, sta studiando e giocando a basket per Arizona University. Per la verità, Steve, avrebbe voluto frequentare l’università di Gonzaga ma nella classica partitella per la scelta dei giocatori, gli tocca vedersela con John Stockton, che non lo tratta esattamente con i guanti e così Gonzaga disse “no” a Kerr. Gli anni universitari non vengono segnati solo dall’assassinio del padre, ma anche da un terribile infortunio al ginocchio, dal quale però riesce a riprendersi brillantemente e a partecipare, nel 1988, alle Final Four NCAA. Lo stesso anno, Steve viene scelto dai Phoenix Suns, con l’intenzione di utilizzarlo per dare un cambio a Jeff Hornacek, ma dove il nostro giocherà solo 26 partite per poi essere scambiato ai Cleveland Cavaliers. Quando Steve arriva ai Cavs si trova catapultato in una delle realtà migliori della NBA, a fianco a giocatori come Larry Nance, Brad Daugherty, Mark Price e Craigh Ehlo, tuttavia a farla da padroni in quel periodo sono i Detroit Pistons e i Chicago Bulls.

Kerr e il suo maestro durante gli anni ai Cavs: Mark Price http://i.cdn.turner.com/si/multimedia/photo_gallery/1207/cleveland.cavaliers.classic.photos/images/kerr-price.jpg
Grazie alla sua grande dote di tiratore da 3 punti, Steve riesce a diventare un giocatore utile a molte realtà professionistiche; nel 1992 lascia Cleveland e si trasferisce agli Orlando Magic per la stagione successiva. A Kerr piacerebbe giocare a Chicago, in quanto ammira molto giocatori come John Paxson e BJ Armstrong da quando ha iniziato la sua carriera, e pensa di avere caratteristiche analoghe. Ironia della sorte, viene reclutato proprio dai Chicago Bulls prima dell’inizio della stagione 19931994, che con il ritiro di Michael Jordan sono a caccia di giocatori complementari da affiancare a Pippen, al promettente rookie Toni Kukoc e a Horace Grant. Nonostante un miglioramento del suo gioco e delle sue cifre, i Bulls non ottengono grossi risultati, diventati ormai dei mid-carters dopo la dipartita di MJ. Ma la gloria sarebbe arrivata da lì a pochissimo. Jordan ritorna, ma le cose non vanno da subito come da programma. I 2 hanno una forte lite durante un allenamento e arrivano addirittura alle mani, salvo poi chiarirsi subito dopo per volontà dello stesso MJ. Con il ritorno di Michael, i Bulls diventano una macchina inarrestabile, nella quale Steve trova il giusto minutaggio e dove dà un contributo fondamentale in qualità di tiratore migliore della squadra, sia grazie al Triangle-offense che ai raddoppi di marcatura sulle penetrazioni di Jordan e Pippen che altro non fanno che creargli ottime condizioni di tiro. Il 1996 è indimenticabile per Steve, che vince il suo primo anello, e se possibile il 1997 è addirittura meglio. Partecipa e vince la gara del tiro da 3 punti all’ All-Star Game di Cleveland e con i Bulls gioca nuovamente le Finali, dalle quali uscirà da protagonista, quasi senza volerlo. 13 giugno 1997, siamo a Chicago e i Bulls sono 86 pari contro gli Utah Jazz in gara 6 delle Finals. Time Out chiamato da Phil Jackson, mancano 30 secondi al termine e se Chicago attacca e poi difende correttamente, vince il titolo. Phil Jackson disegna uno schema che sembra ricordare quello utilizzato al termine di gara 1 della stessa serie, quando MJ segnò il tiro dal gomito allo scadere per vincere. Michael però non è convinto e dice a Steve di farsi trovare in un punto ben preciso per potergli scaricare la palla e fargli prendere il tiro decisivo. Non era mai accaduto prima di allora che un gregario dovesse ricevere la palla e prendere il tiro che valeva vittoria e titolo proprio dalle mani di Michael Jordan, ma il numero 23 aveva ragione, eccome. La palla arriva a MJ che prova ad avviarsi verso il canestro, viene subito raddoppiato e scarica prontamente verso Steve che si fa trovare proprio dove doveva essere. 2 punti, United Center impazzito. I Jazz buttano via la rimessa per il tiro del potenziale sorpasso e Chicago è di nuovo campione. Phil Jackson si dirà assolutamente sbalordito di quanto ha visto, perchè era sicuro del grande valore di Steve Kerr ma non immaginava che sarebbe stato incaricato da Jordan di prendere un tiro che normalmente il numero 23 non avrebbe ceduto a nessuno e in nessun caso, nemmeno a Pippen.
Il tiro di Steve Kerr al termine di gara 6 delle Finals 1997 http://i.cdn.turner.com/si/multimedia/photo_gallery/0806/nba.best.playoff.jump.shots/images/7.kerr.jpg
Archiviati i festeggiamenti, i Bulls si rimettono in carreggiata per la stagione successiva, dove con gran fatica riusciranno a inanellare il 3-peat al termine dei playoffs forse più duri della loro storia. A questo punto, Chicago è in disfacimento: Jordan si ritira e tanti giocatori andranno verso altri lidi, compreso Steve che approda alla corte di David Robinson e Tim Duncan. La stagione 1999 comincia solo a metà gennaio, al termine di un Lockout che si pensava fosse senza via di uscita e gli Spurs riescono ad affermarsi vincendo il loro primo titolo; così, per il quarto anno consecutivo, Kerr è nel roster dell’anello NBA. Il tempo comincia a passare inesorabilmente, dopo 3 anni gioca 1 stagione a Portland dove non raggiunge risultati di squadra molto importanti e per il canto del cigno della sua carriera il buon Steve torna a San Antonio, combattendo qua e là con alcuni infortuni e vincendo un altro anello nel 2003. Si ritira a quasi 40 anni, con 5 anelli di campione NBA e una grande conoscenza del gioco; dopo anni passati come President of Basketball Operations dei Phoenix Suns, si dà al commento televisivo della NBA accanto a Marv Albert e Kevin Harlan, e comincia la sua carriera di allenatore NBA con i Golden State Warriors proprio da quest’anno.  

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