(Photo by Melissa Majchrzak/NBAE via Getty Images)Memphis Grizzlies (44-21) @ Utah Jazz (34-32) 84 – 90
Vittoria fondamentale per gli Utah Jazz, che mantengono una distanza minima dai Lakers in chiave playoff. Se poi si condisera, che gli avversari erano i tostissimi Memphis Grizzlies, non si può non considerare questa, la vittoria più importante della stagione dei Jazz fino ad oggi.
Con l’obbligo tassativo di vincere, Tyrone Corbin, schiera Gordon Hayward in quintetto, per fronteggiare con i migliori cinque, il fortissimo quintetto dei Grizzlies. I Jazz sono in partita, ma, dopo un primo quarto equilibratissimo, si lasciano spiazzare da un Jerryd Bayless in serata di grazia, che con 8 punti nella seconda frazione, permette ai Grizzlies di chiudere sul 50-45 il primo tempo. L’inerzia sembra tutta a favore degli ospiti, sia per la ben nota inespugnabilità della loro difesa, sia per la loro serata di grazie a livello offensivo; non è infatti roba da tutti, essere in media per segnare 100 punti alla EnergySolutions Arena.
Eppure, i Jazz cambiano volto, spinti da un arena infuocata, e mostrano loro gli artigli ai Grizzlies, che restano impauriti. Il terzo quarto è, infatti, tanto un capolavoro di Utah, quanto un orrore di Memphis, come si evince dal +15 di parziale, frutto di un clamoroso 9-24. Randolph e compagni non segnano mai, e i ragazzi di Corbin, trascinati da un super Hayward, e dalla solidità della coppia Jefferson-Millsap, prendono il largo.
La verità, però, è che in casa è sempre più facile inseguire che essere inseguiti, soprattutto in una partita dentro-fuori, come quella contro i Grizzlies; i 10 punti di vantaggio, sono tanti, ma non decisivi per tenere definitivamente a bada gli avversari. Memphis, infatti, inizia un graduale rimonta nell’ultimo quarto, spinta da un Jerryd Bayless in vesione salvatore della patria, che realizza 12 punti nel solo quarto finale, e da un Gasol deciso a prendersi una rivincita su Al Jefferson.
Ad 1:15 alla fine, Bayless fa tremare uno stadio intero con la tripla del –3, 84-87, ma, come nella più bella delle favole, per chi tifa Jazz, chiaramente, è proprio il play dei Grizzlies, autore di una prestazione fino a quel momento sensazionale, a sbagliare il possesso decisivo a poco più di 40 secondi dal termine, perdendo la palla a causa di un pessimo passaggio. Gol mangiato gol subito, direbbero nel calcio, e infatti nel possesso successivo, Hayward, indiscusso MVP della gara (scelta azzeccatissima di coach Corbin) realizza la tripla del +6, che permette ai Jazz di rimanere a solo mezza gara di distanza dai Lakers.
Ancora una volta, da rimarcare l’importanza di questa vittoria, che permette ai Jazz di rifiatare in una corsa, che difficilmente concederà altre pause fino al termine della stagione. Domani i Lakers sono attesi allo Staples, contro i pessimi Sacramento Kings, mentre Utah dovrà affrontare nella prossima sfida i Knicks, in crisi, al Madison Square Garden. I motivi per essere ottimistici non sono troppi, ma con questa grinta, la squadra di Corbin potrà ancora dire la sua.
Tabellini:
Grizzlies: Randolph 19, Prince 9, Gasol 11, Conley 13, Allen 4, Daye, Davis 4, Leuer, Pondexter, Bayless 24
Jazz: Millsap 13, Jefferson 14, Mo.Williams 13, Foye 5, Hayward 17, Favors 10, Ma. Williams 5, Kanter 8, Burks 3, Watson 2
Phoenix Suns (22-45) @ Washington Wizards (23-42) 105 – 127
Colabrodo Phoenix Suns. La squadra di Linsay Hunter è probabilmente la peggiore della NBA in questo momento. A nulla serve l’estromissione punitiva di Luis Scola dal quintetto base, perché la prestazione del 4 titolare, Marcus Morris, grida vendetta. Gli unici a farsi onore al Verizon Center di Washington, sono, stranamente, Michael Beasley e, senza grandi sorprese, Jared Dudley. Contro questi Wizards, per giunta, la peggiore versione dei Suns da dieci anni a questa parte, non può sperare di durare più di un quarto di gioco.
Wall e compagni, infatti, sono in un momento di forma eccellente, dovuto anche alla spinta d’’entusiasmo delle precedenti vittorie su Milwaukee e New Orleans; se a questo aggiungiamo il rientro di Brad Beal, nel ruolo di sesto uomo, capiamo perché il risultato di questa gara fosse scritto in partenza. A fine stagione l’entusiasmo lascerà probabilmente spazio al rimpianto di non aver avuto John Wall sin dall’inizio, dato che con l’ex Kentucky, i Wizards viaggiano ad una media playoff di 17 vittorie e 14 sconfitte.
Per quanto riguarda la gara, c’è da molto poco da segnalare. Nel secondo quarto, grazie ad un super Martell Webster, 34 punti con 7/10 da tre, e ad un vero e proprio harakiri da parte dei Suns, che collezionano ben 4 falli tecnici, in ordine Beasley, O’Neal, panchina e coach Hunter, i padroni di casa scappano, continuando il loro trend positivo anche nel terzo, con un parziale di 24-36, sulla spinta dei canestri di tutto il quintetto, ben giostrato da Wall, 11 assist, e dallo stesso Webster, che finirà sorprendentemente a quota 5 assistenze.
Quarto quarto di pura amministrazione con un cammeo di Vesely, Haddadi e Diante Garrett, su cui si potrebbe discutere a lungo. Anzi, meglio evitare.
Tabellini:
Suns: Markieff Morris 13, Marcus Morris, Johnson 8, O’Neal 12, Dragic 12, Scola 7, Beasley 21, Haddadi 2, Marshall,Garrett, Tucker 11, Dudley 16
Wizards: Webster 34, Nenè 14, Okafor 17, Wall 17, Temple 11, Booker 8, Seraphin 8, Martin 5, Vesely, Beal 13
Detroit Pistons (23-45) @ Portland Trailblazers (31-34) 101 – 112
Gara dalle poche emozioni quella tra Portland Trailblazers e Detroit Pistons. Le due squadre, seppur con stagioni molto differenti alle spalle, non hanno più da chiedere molto a questo campionato. I Blazers, a causa delle 5 partite di distacco dai Lakers, i Pistons perché l’aria di playoff non l’hanno respirata nemmeno in preseason.
In questo contesto, facile immaginare come il gioco del basket, lasci spazio ad uno sparatutto in cui giocatori come Stuckey e Bynum sguazzano dentro con piacere. Non per questo, i 55 punti combinati dalle due guardie dei Pistons, possono garantire un asingola chance di vittoria ai loro, dato che, l’attacco sfavillante dei due, non trova un corrispettivo nella fase difensiva.
E’ proprio in un contesto del genere che gente come, Aldridge, Batum e Matthews può fare il bello ed il cattivo tempo, ed è proprio questo che avviene. Nel quarto quarto, quando più conta, l’esecuzione ordinata dei Blazers, porta ripetutamente ai canestri di Aldridge, 31 in pantofole, e Matthews, che arriva a suo piacimento o a canestro o in lunetta, per due punti facili.
Restano i rimpianti, per una stagione che forse avrebbe potuto portare Portland ai playoff, se solo ad un quintetto d’altissimo profilo, fosse stata affiancata una panchina di livello. I vari Leonard, Freeland e Claver cresceranno, soprattutto dopo l’arrivo di Eric Maynor, ma per fare il salto di qualità, serve qualcosa di meglio.
Tabellini:
Pistons: Maxiell 10, Monroe 14, Calderon 13, Stuckey 31, Singler 4, Jerebko 4, Villanueva 1, Middleton, Bynum 23
Blazers: Aldridge 31, Batum 17, Hickson 18, Lillard 14, Matthews 17, Freeland 8, Leonard 2, Maynor 3, Barton 2