NBA Playoffs Inside: non bastano Embiid e Belinelli, Boston ipoteca la finale della Eastern

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Superficiale, forse addirittura ingiusto relativamente ad un ragazzo della sua età, ma il riflettore di gara-3 più acceso è puntato sul creatore di gioco di Philadelphia, il ragazzo prodigio Ben Simmons, che finora ha steccato la serie contro i Celtics. Per quanto concerne Boston, i biancoverdi sembrano poter giocare su una leggerezza dovuta ad un enorme pericolo scampato in gara-2, ma con la consapevolezza di dover dimostrare di saper sciorinare il proprio credo cestistico anche senza l’ispirazione del coinvolgente pubblico del Garden.
Schermaglie immediate tra Embiid e Baynes, che fanno capire letteralmente fin dalla palla a due che livello di intensità si prospetta nei 48 o più minuti successivi. Più pronti in uscita dai blocchi i padroni di casa che cavalcano il post basso dei loro due migliori giocatori in quel frangente, e se ‘’The Process’’ non sorprende per via di ruolo e altezza, Simmons non dovrebbe più sorprendere, ma lo fa lo stesso perché ci sarebbe pur sempre scritto ‘’PG’’ di fianco al suo nome. Nel momento di difficoltà iniziale, i più esperti dovrebbero tracciare la strada, il problema è che (fatto salvo Horford) a questi livelli i Celtics non ne avrebbero, ma ci si rende conto ben presto che quando hai un primo anno con le stimmate del veterano col numero 0, dei senatori si può anche fare a meno: 7 punti consecutivi di Tatum e massimo vantaggio Celtics sul +9. Philadelphia sembra subito fuori giri. I Sixers esitano, la loro idea di basket appare inespressa e le scelte sembrano condizionate da una difficoltà di giudizio. Fino a che le giocate sui due lati del campo da parte del camerunese elettrizzano l’ambiente, accelerano i ritmi e armano le mani delle bocche da fuoco Belinelli e Redick in transizione. Tradotto: parziale di 11-1 per i padroni di casa e sorpasso a fine primo quarto. Tutto questo con Simmons a riposo e McConnell in cabina di regia. La fiammata degli uomini di coach Brown si affievolisce alla ripresa delle operazioni, quando Boston trova immediate contromisure alla proposta offensiva avversaria e riesce meglio dei Sixers a lavorare nelle pieghe della partita. Tatum dimostra per una volta tutti i suoi pochi anni quando, perdendo il controllo del corpo in contropiede, commette il suo terzo fallo, ma al contempo gestisce la situazione in modo serafico i possessi successivi che sapientemente coach Stevens gli concede. Proprio nel momento in cui Boston sembra riuscire a governare la faccenda, la connessione area FIBA tra il Beli ed Ilyasova porta due triple in fila del turco, seguito a ruota dal canestro pesante di Saric per il -3. Gli ospiti interrompono il proprio flusso con alcune forzature di Smart e una complessiva prima parte storta di Horford e non riescono a prendere il largo, mentre il palazzetto trabocca energia quando Embiid, Simmons e Belinelli piazzano le giocate che valgono il sorpasso e il +3 all’intervallo lungo.
Regna l’equilibrio nella prima metà del terzo quarto, con le squadre che mostrano i primi segni di stanchezza, testimoniati dal fatto che ad ogni accelerata segue il tentativo di rallentare il ritmo. Philadelphia continua a chiedere molto ai giochi spalle a canestro, che pagano dei dividendi ma al contempo inibiscono il proprio gioco di corsa che tante fortune ha portato ai padroni di casa in questa stagione. Boston risponde colpo su colpo ma convive con la zavorra delle palle perse, impersonate dalla regia tutt’altro che ispirata di Smart. Qualche folata di Rozier accende l’attacco ospite, mentre le offensive biancoblu si reggono sulle spalle di Embiid, protagonista di duelli rusticani con Baynes. I Celtics ricevono pochissimo dalla panchina, in particolar modo da un confusionario Marcus Morris, ma sulle ali di Rozier e del tiretto che ha messo su Brown vanno sul +5. Simmons si ribella alle avversità, Embiid prova ad imporre la sua esuberanza fisica ma commette qualche ingenuità di troppo: Philadelphia è comunque con la testa nella partita. Brani di pallacanestro non esaltanti, con i due attacchi impantanati più nei rispettivi demeriti che nelle abilità delle difese. Negli acquitrini si consacra gente dallo scarso talento ma dall’enorme coraggio come McConnell, che compie un paio di azioni di mestiere per tenere agganciati i suoi. Embiid decide che la partita è emotivamente troppo piatta per i suoi gusti e battibecca continuamente con Baynes, elevando la faida a qualcosa di estremamente personale. Ne cava comunque un paio di falli che inducono Stevens a dare riposo all’ex Spurs. Il livello dei contatti è da amarcord della Eastern Conference, complice il fatto che l’azione si svolge quasi esclusivamente sotto i ferri. Le esecuzioni dei Celtics appaiono contaminate ma Philadelphia non controlla i nervi a dovere, in attesa dello sforzo di qualcuno che spezzi l’equilibrio. A metà quarto periodo prova a salire in cattedra Horford con due canestri in avvicinamento ma la lucidità di entrambe le squadre è ormai ai minimi storici, come dimostra una schiacciata sbagliata da Simmons con l’avversario più vicino a 3 metri. Nel momento in cui non si segna quasi più, Boston è più reattiva nella caccia ai rimbalzi offensivi che però raramente si traducono in punti, e il Wells Fargo Center di nuovo esplode per una prepotente schiacciata di Embiid, stavolta su Horford. Si boccheggia su ogni singolo pick and roll, nessuno batte più un difensore in palleggio e solo i miracoli di Redick e Tatum muovono il punteggio sul tabellone. Nell’ultimo minuto si passa da un tiro a bassa percentuale sbagliato da Horford ad un attacco al ferro con due liberi guadagnati e segnati dal Beli nazionale. Sullo score di 87-85 l’ennesimo gioco rotto di Boston costringe Stevens a chiedere time out con 10 secondi sul cronometro dell’azione, che servirà per disegnare una splendida rimessa per il pareggio in appoggio di Brown. Philadelphia ha la palla per vincere la partita, ma una clamorosa incomprensione tra Redick, Simmons ed Embiid non solo porta alla persa, ma spiana la strada al contropiede di Rozier che smarca colui che rischia di diventare l’eroe di gara-3, ovvero Jaylen Brown che appoggia in lay-up il +2 a 1.7 secondi dalla fine. La rimessa della disperazione per i Sixers, sull’orlo del crepaccio, prevede l’uscita di Belinelli che riceve e spara dall’interno dell’arco, col corpo che veleggia in aria parallelo alla linea laterale, e trova il fondo della retina che vale un entusiasmante overtime. Canestro da qualcosa in più che un onesto mestierante della lega.
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Altro centro da campione in apertura di supplementare per il nativo di San Giovanni in Persiceto, che ispira anche l’uscita dai blocchi vincente di Redick. La clamorosa resilienza degli ospiti si manifesta una volta di più, ed è così che dopo tutti gli infortuni, le prodezze altrui e i limiti mostrati al tiro, trovano ancora la forza di tornare a -2. Ogni lotta a rimbalzo è più selvaggia della precedente, ma anche con corpi che volano un po’ dappertutto, signori del gioco come Redick e Tatum mantengono la loro pulizia d’esecuzione, quest’ultimo con una appoggio di mancina che vale il nuovo -2 all’interno dell’ultimo minuto. Dopo vari errori da ambo le parti, sul -1 a 8.4 secondi dal termine, Boston ha il possesso per portarsi di nuovo avanti, e in uscita dal time out il gioco prevede il lob di Morris per Horford che, lasciato in uno contro uno sotto canestro contro Covington, segna in tuffo con 5.5 secondi rimanenti. La risposta dei 76ers è affidata a Embiid, che però non fa in tempo a ricevere che viene anticipato da un enciclopedico Horford, mandato poi in lunetta con 3 secondi sul cronometro della partita, dove fa percorso netto. Senza timeout, Philadelphia sul -3 si affida ancora a Belinelli che sfiora il secondo prodigio di serata, ma il suo tentativo da lontano si infrange sul secondo ferro.
Lo showtime stasera non era di casa al Wells Fargo Center, ma questa partita, che probabilmente segna il passaggio alle finali di Conference di Boston, è stata avvincente per un altro milione di motivi.
Boston Celtics @ Philadelphia 76ers 101-98 OT (19-20; 48-51; 69-68; 89-89)
Celtics (3-0): Horford 13, Tatum 24, Baynes 7 (10 rimbalzi), Smart 9, Rozier 18, Ojeleye 3, Morris 9, Larkin 2, Brown 16.
76ers (0-3): Saric 11, Covington 1, Embiid 22 (19 rimbalzi), Simmons 16, Redick 18, Ilyasova 14, Johnson, McConnell 4, Belinelli 12.
MVP: Come se dovessimo comprimere una stagione in questa partita: il migliore dei tempi regolamentari è stato Tatum, l’uomo della vittoria al supplementare è stato Al Horford.