NBA Playoffs Inside: Rockets e Warriors alzano la voce, Utah e New Orleans nel baratro

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Sono i punti messi a referto da KD nel matinee giocato a New Orleans, valido per Gara 4 di una delle due Western Conference Semifinals, quella tra Pelicans e Warriors. Il nativo di Washington trascina i suoi ad una vittoria mai in discussione sin dalla palla a due, tirando con un mostruoso 55,6% dal campo a cui aggiunge 9 rimbalzi e 5 assist per una performance di strabiliante onnipotenza tecnica. Steve Kerr rimescola da bravo mazziere le carte della serie, e parte con uno starting 5 che è l’emblema della small ball moderna e che tanti frutti aveva già dato nelle prime due gare. Parte con Green da 5 e limita all’osso il minutaggio dei suoi veri centri Pachulia e McGee, che giocano solo qualche scampolo in completo garbage time. La scelta si rivela azzeccata, è già alla fine del primo periodo i Warriors accumulano un gap di 15 lunghezze di vantaggio (37-22) che i Pelicans non saranno mai in grado di colmare completamente. Anthony Davis (26 punti e 12 rimbalzi in chiusura) prova a suonare la carica per i suoi nel secondo quarto, e i Pellies riescono a ritrovare un tutto sommato positivo svantaggio in unica cifra alla fine del secondo parziale (54-61). Il secondo tempo, però, sfortunatamente per i pellicani si apre così come si era aperta la gara due quarti prima: parziale fulminante dei Warriors che ricompongono il vantaggio in double digit e possono celebrare comodamente la 325^ tripla nei playoffs di Stephen Curry (23 in 31 minuti per il ragazzo uscito da Davidson). Superando Ginobili (324), Curry si insedia al terzo posto nella classifica all-time di questa categoria, dietro solo a LeBron James e Ray Allen, che di partite nei playoffs NBA ne hanno giocate giusto qualcuna in più. La resa di NOLA è totale, e il quarto periodo si trasforma in una passeggiata di salute per gli ospiti, che fissano la serie sul 3-1 e sono pronti a tornare nella baia col primo di tre match point per raggiungere la quarta finale consecutiva della Western Conference. 11 i giocatori diversi mandati a segno dai campioni in carica, di cui quattro in doppia cifra (oltre a Durant e Curry, Thompson con 13 e il sophomore Cook con 12), mentre fra i padroni di casa fanno spalla ad AD solo E’Twaun Moore con 20 realizzazioni e Jrue Holiday con 19. Serata no per l’uomo chiave di Gara 3 Rajon Rondo, che tuttavia chiude con 6 punti, 11 rimbalzi e 6 assist ma con un rivedibile 2 su 10 dal campo.
Golden  State Warriors @ New Orleans Hornets 118-92
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Sono i cambi di leadership che Gara 4 tra Rockets e Jazz ha visto verificarsi, un match a senso unico completo sin dal primo vantaggio Houston. Privi ancora di Ricky Rubio per le noie muscolari occorse durante gara 5 contro i Thunder, gli Utah Jazz partono senza idee e vanno subito sotto 11-3 e inseguiranno per tutto il match senza mai scendere sotto la soglia dei 5 punti di svantaggio. Il primo periodo si chiude sul parziale di 30-23 per i Rockets, guidati da 14 premature realizzazioni di un Harden formato MVP, almeno nei primi dodici minuti (ne metterà a segno solo 10 nei tre quarti successivi, chiudendo a 24 in una serata davvero storta). La musica non cambia nel secondo periodo, e Houston piazza un parziale di 8 a 0 in meno di due minuti con un floater di Chris Paul, un and 1 di Mbah a Moute, e nel mezzo una delle due triple di giornata di Gerald Green. Donovan Mitchell prova a caricarsi i suoi e tutti i 18.000 della Vivint Smart Home Arena sulle spalle e ricuce lo svantaggio mettendo a segno 13 punti nel solo secondo periodo (25 alla sirena finale, top-scorer dei suoi, ma tirando 8 su 24 dal campo), e lo svantaggio Jazz a fine tempo è di “sole” 10 lunghezze (48-58). Il terzo quarto è un monologo degli ospiti; sospinti dalla prestazione sopra le righe di Chris Paul (27, 12 e 6), dopo un suo jumper a 3 minuti dalla fine del terzo i Rockets toccano il massimo vantaggio di 19 punti sul 76 a 57. Una schiacciata in penetrazione dell’undrafted Joe Ingles e una tripla di Neto in chiusura di terza frazione ridanno entusiasmo a tutta Salt Lake City, e sfruttando un inizio difficile di quarto periodo di James Harden tra troppi tiri sbagliati, troppe palle perse (ben 8 alla fine) e falli personali, Gobert e compagni aprono una run di 15 a 6 che a 5:54 dal termine riporta la gara sui binari dell’equilibrio fissando lo score sull’80 a 85. Ma salgono in cattedra i teorici “signori nessuno”, e i razzi del Texas si riaccendono ritrovando la doppia cifra di vantaggio dopo il canestro in tap-in di Capela (altra doppia-doppia da 12 punti e 15 rimbalzi, a cui si aggiungono 6 mostruose stoppate) e una bomba di Trevor Ariza. Il fallo e canestro di Harden sul 92-82 sigilla la terza vittoria nella serie per i Rockets, e a nulla serviranno i tentativi di rimonta di Gobert (11 e 10 alla fine) nelle ultime battute del match. Grande vittoria per Paul e soci, che dopo lo svarione casalingo di Gara 2, rimettono le mani sulla serie e sulla finali della Western Conference.
Houston Rockets @ Utah Jazz 100-87