Recap della notte del 19 gennaio A CURA DI MARCO BRINI E MICHELANGELO ARRIGONI
Los Angeles Clippers 92 – Indiana Pacers 106
LAC: Crawford 22, Griffin 19, Jordan 12
IND: George 36, Stephenson 22, Granger 12
Nel big match della notte a Indianapolis, un’ altra vittima per i Pacers di Vogel che battono i Velieri di coach Rivers. La partita parte bene per gli Angeleni che a 4 minuti dalla fine del primo quarto grazie a un buon Griffin si trova in vantaggio, poi spazio ai gialloblu che inanellano due triple fondamentali di Born Ready Stephenson e di Paul George, portandosi a un vantaggio di doppia cifra sul finire di quarto. Garbage time nella prima ripresa di gioco con l’ingresso di Jamal negli ospiti a ravvivare la fase offensiva vedova di CP3 ancora ai Box, lui si mette di buona lena a contrastare dei Pacers fenomenali anche in second unit (Granger in spolvero dalla Panca), ma il passivo non è clemente con la sua squadra che si vede sotto di 16 a fine tempo. Si riparte con un fragrant foul di West che viene espulso e allora i Clippers rivedono la luce ma non c’è storia nemmeno senza uno dei cardini dell’attacco e della difesa di Vogel, ovvero l’ex Hornets. Jamal e compagni riescono però a portarsi da un quasi -20 a un giocabilissimo -10. Nel Quarto periodo George domina e chiude a 36 punti nel referto, portando il vantaggio sul -17, infine tanto garbage con i Clippers che escono dalla Fieldhouse con una sconfitta. Da guardare e ammirare la super schiacciata di Paul George, che per acclamazione entra nelle prime tre schiacciate stagionali.
Detroit Pistons 104 – Washington Wizards 98
DET: Smith 22, Stuckey 20, Jennings 14
WAS: Wall 34, Webster 15, Nenè 14
Al Verizon Center della Capitale va in scena la bella sfida tra due realtà certamente interessanti della Eastern Conference. Si parte bene con già 41 punti nel primo quarto, un 22-29 che favorisce i Capitolini che chiudono con la tripla sulla sirena di Garrett Temple. La partita non cambia di rotta per i Pistons di Mo Cheeks che perdono il primo tempo di 8, colpevole anche un JSmoove che sparacchia mica poco e difatti Grantland ci ha fatto una graziosa immagine riguardo alle sue ineffabili percentuali. Wall tiene alta la bandiera Wizard ma il quintetto di Mo riparte bene e grazie a Smith e Singler acciuffa il primo vantaggio. Terza frazione che si chiude con un apertissimo +3 Pistons che hanno sfoderato l’artiglieria pesante e preso in mano la partita. Wall tiene in gara i suoi praticamente da solo ma il parziale di +7 sembra tagliare le gambe a una squadra di cuore come quella di Wittman, che finisce le energie e chiude con un -6 onesto e dignitoso.
Miami Heat 104 – Charlotte Bobcats 96
MIA: James 34, Bosh 25, Allen 12
CHA: Jefferson 22, Sessions 16, Henderson 11
Partita più aperta del previsto in quel di Charlotte dove i Carolini la tirano fino all’Overtime. L’assenza di Wade porta in quintetto Ray Allen. Il primo quarto si chiude con un insospettabile parziale di 29-27. Miami a metà secondo quarto cala ancora di più e va sotto di sette, e riesce a chiudere peggio con un meno nove all’intervallo.Lebron a metà terzo quarto porta a contatto i suoi e Miami quindi va all’ultima frazione sotto di un solo punto, grazie anche alla tripla del meno tre di Rashard Lewis. L’assenza di Kemba Walker premia Sessions (splendida schiacciata su Bron) che da una grande mano a Jefferson, ovvero colui che porta tutti all’overtime con il Layup del pari, mentre il tiro allo scadere di LeBron esce tra la disperazione dei Tifosi Heat. Ma all’Overtime è tutto un altro sport con Lebron e Bosh che portano a casa la vittoria con atroci sofferenze. LeBron avrà cantato a Wade più tardi “Mi Manchi” di Leali, suppongo.
Philadelphia 76ers 78 – Chicago Bulls 103
PHI: Young 12, Anderson 11, Carter-Williams 10
CHI: Noah 21, Augustin 19, Boozer 15
Poco da dire sulla partita tra Sixers e Bulls se non che gli ospiti stanno già annusando l’odore incombente della Lottery Pick. Ahinoi, il draft 2014 è troppo succulento per non eccedere nel tanking e Phila ha comunque capito che sputando il sangue non arriverebbe da nessuna parte comunque. I Bulls invece non possono tankare per il bacino d’utenza che possiedono ma credo che il tifoso medio dei Tori si senta già male in vista della post season, sta squadra senza Rose è un decimo della macchina quasi perfetta che era nel 2011. Le scelte societarie di mercato sono state imbarazzanti a dir poco perché non rifirmare Beli e Nate per firmare il signor Mike Dunleavy non è da Bulls. Puntare tutto su Rose forte che sia non era la scelta giusta fin dall’inizio e ora che si è rotto per la seconda volta in maniera grave tanto da fargli saltare un’ altra stagione, è sotto gli occhi di tutti che non andranno da nessuna parte. Fortuna che c’è Joakim Noah, cuore pulsante del Bull Pride, nonché uno dei centri più forti della lega. Come detto in precedenza, poco da dire sulla partita, i Sixers tengono botta nel primo quarto chiudendo a meno 5, ma grazie anche a un D.J. Augustin in tiratura deluxe, van sotto di 20 a fine tempo. Il divario si allunga di 27 ed è già finita prima dell’ultima ripresa. Noah domina sotto le plance chiudendo a 21 e nove rimbalzi, aiutato da Augustin e Boozer rispettivamente da 19 e 15 punti, mentre Philly seppure abbia il futuro Rookie of The Year (quel signor giocatore di Michael Carter-Williams), sprofonda sempre più.
Houston Rockets 114 – Milwaukee Bucks 104
HOU: Jones 36 (career-high), Harden 22, Howard 20.
MIL: Knight 26, Henson 20, Ridnour 14.
I Rockets, che lottano per il fattore campo al primo turno dei playoff, ospitavano i Bucks, reduci da 7 sconfitte di fila e peggiore squadra della lega, impegnata nel così noto (soprattutto quest’anno) fenomeno del ‘’tank’’. Partita, quindi, dal risultato abbastanza scontato già prima della palla a due. Match giocato su buoni ritmi, con Houston che allunga già nel primo quarto, con 8 punti di fila trasformati dalla coppia Howard-Harden (25-18 al 9’), chiudendolo 29-23 grazie a una bella rubata di Harden coronata da un contropiede sulla sirena. Il resto dell’incontro segue l’andamento del primo quarto, con Houston che si porta al massimo vantaggio (51-34) al 19’ di gioco grazie a due liberi di Jones. Milwaukee si avvicinerà solo parzialmente, portandosi al -6 (75-69) al 29’ grazie a una tripla di Knight (autore di un’altra bella partita da 26 punti e 6 assist). Il distacco rimarrà poi sulla doppia cifra fino al termine dell’incontro. Notevole prestazione di Jones (36 punti+11 rimbalzi), che ritocca di ben 11 punti il suo precedente career high, realizzato in settimana con i Pelicans. Da segnalare, infine, la tripla di Dwight Howard, realizzata nel terzo quarto sulla sirena dei 24’’, la sua seconda in stagione.
Minnesota Timberwolves 98 – Utah Jazz 72
MIN: Pekovic 27 (+14 rimbalzi), Martin 20, Love 18.
UTA: Burks 18, Burke 9.
Partita dai ritmi davvero lenti, cosa inusuale per due squadre che sono solite segnare tanto ( 106.4 PPG per i Wolves e 94.5 per i Jazz). La partita non ha, praticamente, mai storia, con Minnesota che parte subito a mille e Utah, ancora priva di Hayward, che non riesce proprio ad entrare nel match (segnerà 23 punti nei primi 2 quarti, meno di un punto a minuto). Il primo quarto si chiude 23-14, con Love che ha già a referto 9 punti e 2 triple. Il secondo quarto prosegue sulla falsa riga del primo, con Utah che non segna mai e Minnesota che allunga fino al 51-23 con la tripla di Martin a 2’’ dalla sirena dell’intervallo lungo. Nel terzo quarto i Wolves raggiungono il massimo vantaggio sul +36 (79-43) con un semplice sottomano di Rubio. L’ultimo quarto consiste in 12’ minuti di cosiddetto ‘’Garbage time’’, nel quale si mettono in evidenza Shved da una parte (6punti nel quarto, 10 in totale) e Evans dall’altra. Utah chiuderà la partita con un orrendo 28,8% dal campo (21su73) mentre Minnesota con il 43,4% (36su83). La differenza maggiore, oltre alle percentuali dal campo, è data dal predominio di Minnesota sui rimbalzi, 60 a 42, grazie a un superbo Pekovic (27punti e 14 rimbalzi), che nelle ultime partite sta facendo vedere il suo reale valore.
Dallas Mavericks 111- Portland Trail Blazers 127
DAL: Nowitzki 18, Ellis 15, Crowder 13.
POR: Aldridge 30, Batum 21, Lopez 16.
Netta vittoria dei Blazers, con un risultato anche bugiardo, visto che per larghi tratti della partita il vantaggio si è attestato sui 25-30 punti. Incontro dalle alte aspettative, visto la spettacolarità del gioco offerto solitamente dalle due compagini. Dallas arrivava al match in Back-to-back, dopo la fondamentale vittoria di ieri notte a Phoenix, utile per prendersi il 7°posto e avvicinarsi sempre più ai playoff. Portland, anche lei in Back-to-back, volava sulle ali dell’entusiasmo per l’importantissima vittoria ottenuta in Texas, contro San antonio, per la corsa al 1° posto della Western Division. Sono proprio i Blazers a partire fortissimo, 14-8 dopo 6’ con un gioco da 3 punti di Batum (autore di 15 punti nel solo 1° quarto), e a scappare via al primo intervallo breve, sul punteggio di 35-23. Nel secondo quarto il vantaggio Blazers arriva fino al 50-33, prima che Ellis e Calderon costruiscano il parziale di 13-4 che riporta i Texani fino al -8 (54-46). Nel bel mezzo della rimonta, però, qualche decisione arbitrale rivedibile e il perfetto gioco offensivo di Portland (che sembra aver ritrovato la fluidità che nelle ultime partite era mancata) riportano il vantaggio sul +19 (71-52), punteggio col quale si chiuderà il secondo quarto. Nel terzo periodo Portland parte, di nuovo, a mille e tocca il massimo vantaggio sul +36 (104-68). Da lì in poi giocheranno le seconde linee da ambo le parti, tranne per gli ultimi 4 minuti di gioco, quando Stotts è costretto a rimettere il quintetto iniziale, visto il parziale di 25-2 delle seconde linee di Dallas, che aveva riportato la compagine Texana sul -15. Doppia doppia per Lillard, con 14punti e 10 assist, e per Aldridge, con 30 punti e 12 rimbalzi.
New Orleans Pelicans 87 – Golden State Warriors 97
NOP: Davis 31, Evans 14, Aminu 12.
GSW: Curry 28, Lee 22, Bogut 10 (15 rimbalzi).
I Pelicans si presentavano alla partita con la squadra ridotta ai minimi termini, visto le defezioni di Anderson, Holiday e Smith. I Warriors, invece, erano vogliosi di riscattare la sconfitta subita la notte precedente a Oklahoma e continuare la loro corsa ai playoff. Partono molto bene i Pelicans, che guidano per tutto il primo quarto, chiudendolo 29-24. Parte benissimo anche Davis, autore di 15 punti nella prima frazione, grazie, anche, alla solita scarsa difesa dei Warriors nei primi periodi di gioco. Il secondo periodo vede New Orleans toccare il massimo vantaggio (+11) per ben 5 volte, l’ultima sul 50-39, prima che Golden State realizzi un 13-4 che la porta sul -2 all’intervallo lungo. Alla ripresa del gioco sale in cattedra Curry, autore di una frazione da 11 punti e 3 assist, che permette alla sua squadra di affacciarsi all’ultimo periodo con 6 distanze di sicurezza (78-72). Nell’ultimo quarto di gioco i Pelicans provano a stare attaccati alla partita il più possibile, si avvicinano fino al meno 5 (89-84) con un gioco da 4punti di Roberts, ma la solidità mentale e difensiva dei Warriors permette alla franchigia di Oakland di raccogliere una importante vittoria in chiave piazzamento playoff. La dirigenza di New Orleans può recriminare contro la sfortuna, visto la miriade di infortuni subiti dai suoi giocatori in questa stagione, godendosi, però, uno spettacolare Davis, autore di 31 punti e 17 rimbalzi, in vista degli anni a venire.