NBA Recap Point: gli Heat cadono a San Antonio, Phoenix sgambetta OKC e i Lakers sprofondano

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San Antonio Spurs (44-16) – Miami Heat (43-15)                              111-87

Partita di cartello se ce n’è una, stanotte all’AT&T Center: ospiti i Miami Heat, per la prima volta tornati a San Antonio dai tempi delle scorse finali. Quest’anno gli Spurs hanno avuto magrissime soddisfazioni quando hanno incontrato le altre contendenti al titolo (1-10 contro le prime 4), e inoltre non strappavano una W agli Heat in stagione regolare dal lontano 2010; alzi quindi la mano chi avrebbe scommesso su un +24 per i texani alla sirena, che per di più non sono mai stati sotto nel punteggio e che hanno sostanzialmente sculacciato James & co. Lo stesso James ha collezionato 19 punti, 8 rimbalzi e 7 assist, ma è stato tenuto a soli 6 canestri dal campo da uno stoico Leonard, il quale ha fatto segnare il record personale di recuperi con 5; LBJ è parso alquanto frustrato quando dopo appena 8 minuti di gioco si è tolto la maschera protettiva, e a fine gara si è lamentato per le nuove divise a mezze maniche, che a suo dire gli danno noia al tiro (in effetti speriamo un po’ tutti che l’esperimento si concluda in fretta). Tra i suoi compagni spiccano le prestazioni dei soliti Bosh (24+7 rimbalzi, con 10/16 al tiro) e Wade (16+7 assist), mentre tra i padroni di casa c’è solo l’imbarazzo della scelta dell’MVP di serata: Tim Duncan (23 punti con 9/13 dal campo e 11 rimbalzi), Tony Parker (17 per lui), Patty Mills (9 punti e ben 10 rimbalzi in poco più di 17 minuti), ma la prova da circoletto rosso è quella di Boris Diaw, con 16 punti, 8 rimbalzi, 5 assist e 5/5 al tiro (da sommare al 7/7 della gara precedente: magnifique). LeBron ha anche dichiarato di aver ricevuto un messaggio dalla moglie durante l’intervallo, nel quale gli diceva di rimettersi la maschera: immaginiamo che dopo la scoppola presa sul parquet, avrà passato un brutto quarto d’ora anche tornato a casa.

San Antonio Spurs: Leonard 11, Duncan 23, Diaw 16, Green 6, Parker 17, Ginobili 6, Belinelli 8, Splitter 7, Mills 9, Joseph, Daye 6, Bonner 2, Baynes.

Miami Heat: Battier, James 19, Bosh 24, Wade 16, Chalmers 5, Allen 6, Andersen 6, Beasley 11, Cole, Oden, Haslem, Lewis, Douglas.

Phoenix Suns (35-25) – Oklahoma City Thunder (46-15)                   128-122

I sorprendenti Phoenix Suns di questa stagione hanno fatto un brutto sgambetto ai leader della loro stessa Conference, gli Oklahoma City Thunder, che non perdevano contro gli uomini dell’Arizona da ben 11 gare consecutive. Sotto anche di 16 nel terzo periodo, i padroni di casa si sono messi nelle mani di Gerald Green, che ha snocciolato un quarto da antologia: 25 per lui nei 12 minuti (e 41 in totale, con 22 tiri presi) compreso uno stordente 6/6 da oltre l’arco, e i Suns si sono trovati a condurre di 3 all’inizio dell’ultima frazione; cavalcando un parziale di 23-2 il vantaggio è arrivato fino al +8, quando Russell Westbrook ha infilato a sua volta 3 bombe che hanno riportato i suoi sul pareggio a meno di 5 minuti dalla fine. Ma da lì in poi gli uomini di Hornacek hanno dimostrato di averne di più, e gli ultimi 7 punti di Dragic hanno sostanzialmente dato la vittoria a Phoenix. Il suddetto Westbrook ha inchiodato il suo season-high a quota 36 (anche lui con 22 tiri), conditi da 9 rimbalzi e 9 assist,  mentre Kevin Durant ha continuato la sua campagna al titolo di MVP con 34 punti e il 50% dal campo; si è aggiunto anche Ibaka con 18 punti, e questi sono i soli 3 del quintetto OKC ad aver segnato. Oltre alla prestazione monstre di Green, tra i padroni di casa spiccano i 22 di Dragic (che con James e Durant è l’unico giocatore ad avere almeno 20 punti, 5 assist e il 50% di media dal campo) e i 39 in coppia dei fratelli Morris.

Phoenix Suns: Tucker 7, Frye 11, Len 6, Green 41, Dragic 22, Mark. Morris 24, Marc. Morris 15, Goodwin, Smith 2, Randolph.

Oklahoma City Thunder: Durant 34, Ibaka 18, Adams, Jones, Westbrook 36, Robertson, Butler 14, Jackson 4, Collison 4, Fisher 5, Lamb 7.

Los Angeles Lakers (21-40) – Los Angeles Clippers (42-20)             142-94

Il derby losangelino di stanotte si può riassumere in una sola parola: asfaltata. 48 punti di scarto sono un record da entrambe le parti: maggior margine sia per una vittoria Clippers, che per una sconfitta Lakers. Già a metà partita la povera brigata di D’Antoni aveva perso il conto degli alley-oop presi sulla testa, ma purtroppo per loro il punteggio della gara era ben tenuto dal tabellone luminoso, che segnalava un -33 all’intervallo lungo. E pensare che i Clippers hanno dovuto fare a meno di Redick, Dudley e Crawford, praticamente 3/4 del loro arsenale in posizione di guardia/ala piccola; ci hanno pensato Collison e Barnes a non farli rimpiangere, rispettivamente con 24 e 17 punti, anche se alla fine ben 8 degli ospiti sono andati in doppia cifra (Green e Turkoglu si sono fermati a quota 9), e 4 di loro hanno firmato una doppia doppia. Tra i gialloviola spiccano i 21 con 7 rimbalzi del solito Gasol, che in contumacia Bryant sta predicando in un deserto sempre più arido e vasto. I Clippers sono così arrivati per la prima volta in stagione a 6 vittorie in fila, rafforzando il loro primo posto nella Pacific Division. I derelitti Lakers invece si confermano fanalino di coda della stessa, e a questo punto rischiano di finire la stagione col peggior record da quando si sono spostati a L.A.

Los Angeles Lakers: Bazemore 14, Johnson 2, Gasol 21, Meeks 7, Marshall 7, Farmar 4, Henry 15, Sacre 8, Brooks 7, Kelly 9.

Los Angeles Clippers: Barnes 17, Griffin 20, Jordan 14, Collison 24, Paul 13, Davis 10, Green 9, Granger 10, Turkoglu 9, Bullock 11, Hollins 5.