Andre Iguodala nasce il 28 Gennaio 1984 a Springfield, Illinois. Il piccolo Andre si distingue fin da ragazzino per le sue strabilianti doti atletiche e, insieme ai genitori, decide di frequentare la Lanphier High School, nota per aver sfornato futuri hall-of-famer di diverse discipline sportive. A Lanphier, Iggy si distingue sia a livello di rendimento scolastico sia a livello sportivo, prediligendo però il basket e il salto in alto. Al termine dei quattro anni, opta per l’Università dell’Arkansas, ma, in seguito al licenziamento del coach Nolan Richardson, cambia idea e decide di frequentare l’Università dell’Arizona. Dopo aver trascorso due anni al college, viene selezionato al Draft NBA del 2004 dai Philadelphia 76ers, dove giocherà per ben otto stagioni. Dopo una discreta annata a Denver, nell’estate del 2013 Andre si unisce ai Golden State Warriors. Ed è proprio in maglia gialloblu che Iguodala si guadagnerà il titolo di campione NBA.
La stagione 2014/15 non è certo la migliore a livello di prestazioni individuali per Iguodala, ma è quella che, almeno a livello di squadra, è stata in grado di regalargli le emozioni più intense.
I Warriors sono reduci da un’annata mediocre e la società decide di affidare le redini della squadra ad un allenatore tanto giovane quanto inesperto: Steve Kerr. Il nuovo head coach rivede le gerarchie interne della squadra e retrocede Iguodala a sesto uomo per lasciare spazio a Harrison Barnes. Il suo ruolo all’interno dello spogliatoio, però, rimane fondamentale per la coesione del gruppo. Prima di allora, Iggy aveva giocato 806 partite in NBA senza mai partire dalla panchina.
Il gioco che i Warriors mettono sul campo è a dir poco sensazionale e si ritrovano ben presto a dominare la lega. Golden State arriva a fine stagione con il miglior record della NBA (67-15) e Stephen Curry vince il premio di MVP. Iguodala non ha un grande impatto a livello offensivo e registra una media di 7.8 punti a partita durante la stagione regolare, con un season-high di 21 punti contro Atlanta. A livello difensivo, però, fa sentire il suo supporto e Golden State diventa la miglior difesa della NBA.
Ai playoff, Golden State si ritrova ad affrontare prima i New Orleans Pelicans, stracciati per 4-0, e poi i Memphis Grizzlies, battuti 4-2.
I Warriors giungono così in finale di Conference dove incontrano gli Houston Rockets di James Harden ancora spossati dalle 7 gare contro i Clippers. Golden State vince la serie 4-1 e vola verso le Finali NBA.
I Warriors tornano a disputare le Finals dopo 40 anni di astinenza e si trovano di fronte ai Cleveland Cavaliers, privi degli infortunati Irving e Love. L’obiettivo dei Warriors, a questo punto, è contenere LeBron James e la sua marcatura viene affidata proprio a Iguodala, che era rimasto dietro le quinte per tutta la stagione. Iggy prende il compito alla lettera e mette a referto delle prestazioni strabilianti. In attacco, registra 16 punti di media e, allo stesso tempo, conferma la sua fama di ottimo difensore, pur avendo di fronte un avversario del calibro di LeBron. Con Iguodala in campo, infatti, James tira con appena il 38% dal campo, contro il 44% quando Iguodala è seduto in panchina.
I Warriors vincono la serie 4-2 e si aggiudicano il titolo NBA. Iguodala viene premiato per la sua tenacia difensiva con il premio di MVP delle finali, diventando il primo giocatore a vincerlo senza essere mai partito titolare durante la regular season.