Oggi, 8 Dicembre, compie 31 anni Dwight Howard, uno dei pochi centri puri che riesce ancora a fare la differenza sui parquet NBA. Divertente e sopra le righe nella vita privata, concreto e dominante sul campo da gioco.
La storia di Dwight Howard comincia nel 1985 ad Atlanta, Georgia in una famiglia di atleti professionisti. Il padre, oltre ad essere un agente di polizia, lavora come direttore atletico alla Southwest Atlanta Christian Academy, una scuola superiore privata con uno dei migliori programmi cestistici di tutta la nazione, mentre Sheryl, la madre, era stata una giocatrice di basket fino al college. All’età di 9 anni, forte del sostegno dei genitori, il piccolo Dwight entra ufficialmente nel mondo della pallacanestro e, nonostante la sua superiorità fisica, viene impiegato in posizione di guardia. Al termine della scuola media, inizia a giocare per la squadra del padre, che gli permette di ottenere una certa visibilità e nel suo senior year mantiene una media di 25 punti a partita vincendo il campionato e aggiudicandosi parecchi premi, anche a livello nazionale. Nel 2004, a seguito dei suoi successi, decide di non iscriversi all’università e si dichiara al Draft NBA del 2004, dove verrà selezionato dagli Orlando Magic con la prima scelta assoluta.
La sua miglior stagione NBA, finora, non può che essere quella del 2008/2009, quando D12 e i suoi Orlando Magic giunsero fino alle finali NBA.
La stagione 2008/09 di Dwight Howard comincia nel migliore dei modi: dopo appena dieci partite, viaggia a una media di 21,3 punti e mette a referto la prima tripla doppia della carriera contro i Thunder, grazie ad una prestazione da 30 punti, 19 rimbalzi e 10 stoppate. Come da previsioni, gli Orlando Magic si dimostrano fin da subito un’ottima contendente ad Est e, grazie allo strapotere fisico di Dwight, riescono a dominare il gioco sotto canestro.
Nel mese di Dicembre, Howard soffre un piccolo infortunio al ginocchio e interrompe la streak di 351 partite consecutive giocate in NBA.
A metà della stagione, Orlando mantiene un ottimo record di 31-10 e Dwight Howard si piazza al primo posto nelle clasifiche relative a rimbalzi e stoppate. A Febbraio, D12 ottiene oltre 3 milioni di voti e viene schierato nel quintetto titolare della Eastern Conference all’All-Star Game di Phoenix. Nel corso della partita, mette a referto soltanto 13 punti e viene sconfitto dalla squadra della Western Conference con un ampio margine di scarto.
Alla fine della regular season, gli Orlando Magic ottengono il terzo posto a Est con un record di 59-23 e Dwight viene nominato difensore dell’anno per la prima volta in carriera. Inoltre, Howard chiude la stagione con 20,6 punti di media e oltre 60 doppie doppie messe a referto in 79 partite giocate.
Cominciano i Playoff e, al primo turno, i Magic affrontano i Philadelphia 76ers. Orlando, tuttavia, si vede costretta a rinunciare all’infortunato Jameer Nelson e perde la prima gara casalinga. Ma è solo questione di tempo prima che Dwight Howard e Rashard Lewis trascinino la squadra verso la vittoria della serie per 4-2.
Al secondo turno, i Magic incontrano i Boston Celtics campioni in carica, reduci da un primo turno sfiancante contro i Chicago Bulls. Le prime 2 gare si giocano al TD Garden, dove le due squadre ottengono un successo a testa. Dopo una vittoria schiacciante in gara 3, tuttavia, Orlando perde due gare consecutive e si ritrova sotto 3-2 nella serie. A seguito delle due sconfitte, Dwight critica apertamente gli schemi del suo head coach Stan Van Gundy e si lamenta per i pochi palloni toccati in fase offensiva. La serie torna a Orlando e Howard trova un modo per convertire la sua rabbia in grinta e spirito agonistico. In gara 6 sforna una prestazione da 23 punti e 22 rimbalzi che regala ai Magic gara 7 e, pochi giorni più tardi, la vittoria nella serie per 4-3.
A questo punto, i Magic si trovano a dover affrontare in finale ad Est i Cleveland Cavaliers dell’MVP LeBron James, nonchè detentori del miglior record in regular season. Il risultato è un susseguirsi di giocate pazzesche che danno vita a una serie combattuta e avvincente. In gara 1, dopo appena un minuto dall’inizio della partita, Dwight Howard cattura un rimbalzo offensivo e, in seguito a una schiacciata, fa cadere l’orologio dei 24 secondi. Il gioco prosegue e, nonostante i 49 punti di LeBron, sono proprio i Magic, guidati dai 30 punti di Howard, a strappare la prima vittoria della serie. In gara 2, ancora una volta, la partita rimane in bilico fino all’ultimo secondo. Ed è proprio con quell’ultimo secondo sul cronometro che LeBron James riporta la serie in parità e realizza quello che ancora adesso viene considerato il tiro più importante della sua carriera. La serie si sposta ad Orlando, dove, tra le mura amiche dell’Amway Center, i Magic ottengono due vittorie consecutive e si portano in vantaggio per 3-1. In gara 5, i Cavs accorciano lo svantaggio, ma Orlando, grazie ai 40 punti di Dwight Howard, chiude definitivamente la serie in gara 6.
Per la prima volta dai tempi di Shaq (1994/1995), gli Orlando Magic riescono a raggiungere le NBA Finals, dove incontrano i Los Angeles Lakers di Phil Jackson, reduci dalla sconfitta della stagione precedente per mano dei Boston Celtics. I Lakers riescono a limitare Howard e si portano subito in vantaggio per 2-0 nella serie. In gara 3, i Magic riescono ad ottenere la prima vittoria, ma, in gara 4, perdono all’overtime, nonostante la sfiorata tripla doppia di Howard (16 punti, 21 rimbalzi, 9 stoppate).I Lakers chiudono la serie in cinque partite davanti al pubblico di casa dello Staples Center e si aggiudicano il titolo di campioni NBA. Howard, nelle 23 partite di Playoff, mette a referto 22 doppie doppie e mantiene una media di oltre 20 punti a partita.
La stagione di Dwight Howard si conclude, dunque, in modo complessivamente positivo. Nonostante la mancata vittoria del titolo, si guadagna un posto tra i migliori centri della lega, eccelle nelle classifiche di rimbalzi e stoppate e riceve il premio di miglior difensore dell’anno.
Dopo la sua decisione di lasciare Orlando, la carriera di Dwight Howard si è trasformata in una parabola discendente. Per tornare a vedere D12 dominare come un tempo, non ci resta che sperare che gli Atlanta Hawks riescano a far risuscitare il vecchio Dwight. Nel frattempo, noi ci limitiamo a fargli tanti auguri.
Happy birthday, Dwight!