Una cosa è sicura: la stagione di Redick e dei Clippers non è finita come speravano, soprattutto a causa del contemporaneo infortunio di Griffin e Paul in gara-4 del primo turno contro i Blazers che ha determinato la precoce uscita di scena dei Velieri. Redick viene seguito, nel suo continuo movimento alla ricerca del tiro, da un bravissimo CJ McCollum per tutta la serie, che gli impedisce di trovare il ritmo giusto nelle due partite che hanno girato la serie (gare 3 e 4) con JJ che finisce sotto la doppia cifra. Nelle altre quattro tiene una media di 17 punti a partita (sorprendentemente a minutaggio ridotto nonostante i già citati infortuni) che conferma la sua migliore stagione in carriera.
Nonostante il 2014-15 sia stato ricco di soddisfazioni, culminato con bellissime partite di playoff e responsabilità sempre crescenti (come dimenticare le due triple nel finale di gara-7 contro gli Spurs, o la disciplinata difesa su Harden nella serie successiva), la stagione appena trascorsa ha confermato il perfetto fit del gioco di Redick con la squadra orchestrata da Doc e Chris Paul.

JJ si presenta ai nastri di partenza con un’idea: il tatuaggio “full arm-sleeve”, cioè ricoprente tutto il braccio sinistro, che completerà a spezzoni durante le prime battute della regular season. Purtroppo questo nuovo “look” non lo può proteggere dai soliti problemi alla schiena che lo tengono fuori per tre partite a novembre.
Il mese successivo invece arrivano i primi acuti. Il giorno 9 si avvicina al suo massimo in carriera in termini di punti segnandone 31, mentre cinque giorni dopo trascina i suoi alla vittoria con una delle prestazioni più clutch della sua carriera. I Clippers giocano a Detroit, la partita sembra trascinarsi verso un finale punto a punto ma all’improvviso i padroni di casa vanno a +6 con due minuti da giocare. Redick risponde subito con tripla e assist per la schiacciata di Deandre Jordan. Poi con 26 secondi sul cronometro, mentre il suo compagno Crawford sta segnando il libero del -2, salta sulla schiena di Drummond per mandarlo in lunetta “legalmente”. Il centro dei Pistons sbaglia il primo libero e i Clippers hanno la chance per pareggiare. In uscita dal time-out giocano una specie di “hammer” con Griffin che penetra verso il canestro e Deandre che con un blocco libera JJ nell’angolo destro: Griffin riesce a trovarlo, Redick con una finta manda fuori tempo l’accorrente Caldwell-Pope, usa un palleggio per spostarsi a sinistra e da dietro l’arco pareggia, mandando tutti all’overtime. Un’altra tripla ai supplementari chiude la sua bellissima partita, che Crawford assicura col game-winner a 12 secondi dalla fine. Redick con 24 punti e 4 triple viene intervistato in campo dalla tv dei Clippers, ma dopo una risposta distratta scatta improvvisamente verso gli spogliatoi: l’ultimo a rientrare deve ballare di fronte a tutti!
La spensieratezza di questa nuova simpatica goliardia viene rovinata dall’infortunio di Griffin il giorno di Natale, che fa ricadere ancora di più il peso dell’attacco sulle spalle, o meglio sul movimento, del numero 4 losangelino. Redick risponde presente infilando almeno 25 in tre delle successive quattro e inaspettatamente i Velieri ne vincono 10 di fila, prima di perdere con Sacramento.

La partita successiva però arrivano i Rockets che, come agli scorsi playoff, vengono colpiti da Redick, questa volta con il nuovo massimo in carriera: 40 punti con 9 triple che regalano la vittoria ai padroni di casa.
JJ è costante e fondamentale nel difficile cammino dei Clippers senza la loro stella, e dopo aver segnato 27 punti in una sconfitta a Boston vola direttamente a Toronto per partecipare alla sua seconda gara da tre punti dell’All Star Game. Dopo la mezza delusione dell’anno precedente, quando lo stesso giocatore afferma scherzosamente di aver stabilito il record per tiri da due a bersaglio nella competizione (aveva ripetutamente tirato con un piede sopra la linea dei tre punti), si presenta in Canada con l’obiettivo di vincere. Questa volta si prepara meglio e prova i carrelli in anticipo, e al primo turno riesce a piazzarsi terzo con 20 punti, dietro alle due stelle di Golden State (21 e 22). Il problema è che anche Harden e Booker pareggiano a quota 20, e al tie-breaker per accedere alla finale Redick cede al rookie (tra l’altro pronosticato dallo stesso JJ come outsider della competizione).
La convocazione non è stata comunque un caso: Redick finirà la stagione come miglior tiratore per percentuale da tre in tutta l’NBA (47.5%), davanti a Curry e Leonard, pareggiando inoltre il suo record personale e di franchigia stabilito l’anno precedente con 200 triple a bersaglio.
La sua miglior stagione viene coronata il 24 marzo con il primo game-winner della sua ormai decennale carriera. La partita è sul 94 pari e Paul si incarica della rimessa sul lato destro del campo a 1.1 secondi dalla fine, con un Plumlee attivissimo che gli salta continuamente davanti impedendogli visuale e linee di passaggio. Redick parte dal centro, sfrutta il blocco di Jordan e riceve, appena dentro l’arco dei tre punti, l’incredibile passaggio di Paul che schiaccia la palla a terra facendola passare sotto le gambe di Plumlee: JJ si arresta a un tempo e lascia partire il jumper che si insacca appena dopo il suono della sirena finale.
La stagione di Redick non si conclude con la cocente delusione dell’eliminazione. JJ infatti è il primo giocatore in attività ad essere il conduttore di un podcast, che viene caricato sulla piattaforma The Vertical (gestita dal guru del giornalismo americano Adrian Wojnarowski); l’accordo è per 52 episodi. Redick si trova da subito a suo agio e gli ospiti sono veramente interessanti, con preziosi commenti ed “insight” che normalmente sarebbero difficoltosi da strappare. Ospiti degni di menzione sono un sereno Brandon Roy, Adam Morrison, Steve Nash e Tracy McGrady che ci raccontano della loro vita da ex promesse/stelle NBA, Stan van Gundy (riconosciuto da JJ come colui che l’ha reso il giocatore che è), il recente avversario diretto CJ McCollum, uno stimolante Ryan Anderson con delle riflessioni sul suicidio della fidanzata, un confronto con un altro grande tiratore bianco Kyle Korver, e un’interessantissima puntata con Adonald Foyle per parlare della gestione delle finanze di un giocatore NBA.