[tps_title]10 – LeBron James[/tps_title]
Queste NBA Finals sono state l’ennesima, se ce ne fosse stato bisogno, celebrazione del campione più grande dei giorni nostri.
LeBron James ha vinto il suo quarto anello e il quarto titolo di MVP delle Finali, primo giocatore nella storia a farcela con tre squadre diverse; alla soglia dei 36 anni ha chiuso la serie contro Miami a 29.8 punti, 11.8 rimbalzi e 8.5 assist a uscita, e nella storia delle Finali è 2° all-time nei punti, 4° nei rimbalzi, 2° negli assist, 2° nei canestri segnati e 3° nei liberi tirati.
[tps_title]9 – Jimmy Butler[/tps_title]
Un avversario degno del rispetto di LeBron, basterebbe questo per incorniciare queste Finali giocate da Jimmy Butler. Un vero leader, salito ulteriormente di livello quando la squadra ne aveva più bisogno, Jimmy Buckets ha chiuso la serie con medie da 26.2 punti, 8.3 rimbalzi, 2.2 recuperi e 9.8 assist; è proprio quest’ultima statistica a meglio rappresentare il vero salto di qualità da parte del #22 degli Heat, che è diventato un passatore lontano anni luce anche solo da quello che era un paio di stagioni fa.
Tornerà l’anno prossimo per mantenere la sua promessa.
[tps_title]8 – Erik Spoelstra[/tps_title]
Questi Miami Heat sono il vero capolavoro di coach Spoelstra, capace di portare i Lakers a gara 6 delle Finals con una squadra che a inizio stagione non sarebbe stata immaginata oltre il secondo turno dei Playoffs.
Spoelstra ha raccolto l’eredità dei Golden State Warriors impiantando quel sistema di gioco pieno di movimenti e passaggi in attacco e di aggressività e cambi sistematici in difesa, senza un vero lungo di ruolo.
Emblematiche le sue lacrime in conferenza stampa dopo gara 6, sicuramente Spoelstra starà già pensando a cosa migliorare per fare quell’ultimo passo in più.
[tps_title]7 – Kentavious Caldwell-Pope[/tps_title]
Le sue due triple all’inizio di gara 1 hanno tenuto di fatto in gara i Lakers, che poi hanno vinto quella partita indirizzando la serie. Il vero terzo uomo dei giallo-viola dopo LBJ e AD, con quasi 13 punti a partita in oltre 31 minuti di gioco, e anche in difesa ha fatto il suo sporco lavoro sui pari ruolo di Miami.
Sparito Kuzma, i Lakers devono ringraziare KCP.
[tps_title]6 – Kendrick Nunn[/tps_title]
Per essere un rookie, forse la sufficienza sta pure stretta a Nunn, che ha saputo rispondere presente quando è stato chiamato su uno dei palcoscenici più importanti del mondo cestistico: oltre 10 punti di media in meno di 23 minuti di gioco, con l’infortunio di Dragic coach Spoelstra si è affidato a Nunn e lui ha dimostrato di avere gli attributi per incidere anche a questo livello.
[tps_title]5 – Bam Adebayo[/tps_title]
Finals sotto media per Bam Adebayo, forse influenzato dall’infortunio occorsogli in gara 1.
Solo gara 6, statisticamente parlando, è al livello del resto dei suoi Playoffs, ma per il resto non è quasi mai riuscito a incidere e a mettere in difficoltà la difesa di Los Angeles.
[tps_title]4 – Tyler Herro[/tps_title]
Cifre alla mano, le Finals di Tyler Herro non sono state affatto male per un rookie, con quasi 15 punti, 4 rimbalzi e 3 assist a partita. Ma Herro arrivava da dei Playoffs in costante crescendo, fino alla superlativa serie contro i Celtics, e le aspettative su di lui erano ben altre.
Ma non sarà certo questo a fargli perdere la faccia tosta e la fiducia in sé stesso, ne siamo certi.
[tps_title]3 – Danny Green[/tps_title]
Se il tuo tiratore scelto da oltre l’arco spara 11/38 da tre, qualcosa non va.
Emblematica la tripla della possibile vittoria in gara 5 con 4 metri di spazio finita corta di 15 cm, ma in generale Green è stato troppo altalenante al tiro.
Ma per quanto possa essere stato incostante Danny Green, non è accettabile che lui e la sua fidanzata vengano minacciati di morte per questo.
[tps_title]2 – Kyle Kuzma[/tps_title]
Nei piani della dirigenza Lakers sarebbe dovuto essere il terzo uomo, è finito a fare il panchinaro semi-battezzato dagli avversari.
La parabola discendente di Kuzma lo ha portato a perdere chiaramente fiducia in sé stesso, oltre ai minuti in campo.
Se si esclude gara 3 (peraltro persa dai Lakers), Kuzma non ha segnato nemmeno 7 punti a partita, con 5/21 totale da tre e un atteggiamento, tra palle perse e falli stupidi, che non può appartenere a questo livello.
[tps_title]1 – JR Smith[/tps_title]
Ormai JR è la parodia di sé stesso, in queste Finali è stato chiamato in campo nei garbage time delle prime due sfide e all’interno di gara 3 per provare a smuovere le cose, ma lui ha sempre avuto lo sguardo e l’attitudine che potrebbe avere al campetto sotto casa.
E un secondo dopo (o prima, non ci stupirebbe) della sirena finale, era già a torso nudo.
[tps_title]0 – Quinn Cook[/tps_title]
D’accordo essere il penultimo uomo della panchina, ma addirittura per venire dimenticati dai compagni di squadra bisogna mettersi d’impegno.
Scherziamo, può succedere a tutti… Quasi.
[tps_title]Fuori classifica[/tps_title]
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