Continua la nostra rassegna di preview per la stagione NBA 2015-2016. Oggi ci occupiamo dei Clippers, che arrivano da un’estate importante e si affacciano alla prossima stagione con grandi aspettative.
Roster:
#3 Chris Paul, PG, 183 cm
#32 Blake Griffin, PF, 208 cm
#9 DeAndre Jordan, C, 211 cm
#4 J.J. Redick, G, 193 cm
#11 Jamal Crawford, G, 196 cm
#30 C.J. Wilcox, G, 196 cm
#45 Cole Aldrich, C, 210 cm
#22 Branden Dawson, PF, 198 cm
#44 Chuck Hayes, PF, 198 cm
#33 Wesley Johnson, SF, 200 cm
#12 Luc Mbah a Moute, SF, 202 cm
#34 Paul Pierce, SF, 200 cm
#9 Pablo Prigioni, SF, 190 cm
#25 Austin Rivers, PG/SG, 193 cm
#5 Josh Smith, PF, 205 cm
#1 Lance Stephenson, SG, 195 cm
Starting Five: Paul, Redick, Johnson, Griffin, Jordan.
Head Coach: Doc Rivers, terzo anno con i Clippers (record RS 113-51, PO 13-14)
Arrivi: Cole Aldrich (Free Agent, Knicks), Branden Dawson (draft), Chuck Hayes (FA, Raptors), Wesley Johnson (FA, Lakers), Luc Mbah a Moute (FA, Sixers), Paul Pierce (FA, Wizards), Pablo Prigioni (FA, Rockets), Josh Smith (FA, Rockets), Lance Stephenson (Hornets).
Partenze: Matt Barnes (Hornets), Spencer Hawes (Hornets), Lester Hudson (FA), Jordan Hamilton (FA), Dahntay Jones (FA), Glen Davis (FA), Ekpe Udoh (Fenerbahce), Hedo Turkoglu (FA).
Ancora un’estate di grandi cambiamenti in casa Clippers. Dopo la disfatta contro Houston agli scorsi playoff si presentano al training camp solamente sei “reduci” che rappresentano il core group della squadra e che, oltre a dare continuità tecnica alla gestione Doc Rivers, sono fondamentali ognuno per motivi diversi. Innanzitutto i Big Three, che possiamo ancora definire tali grazie a una rocambolesca rifirma di Deandre Jordan a danno dei malcapitati Mavs; poi JJ Redick, motorino dell’attacco di Doc; Jamal Crawford nonostante voci di frizione con l’ambiente; infine Austin Rivers che ha fatto passi avanti notevoli soprattutto dal punto di vista mentale. Per completezza aggiungiamo il sophomore Wilcox che a meno di sorprese ricoprirà ancora un ruolo marginale.
Il resto del roster, con le sue tantissime facce nuove, ha un livello di talento ed esperienza certamente mai visto sulla sponda rossoblù di Los Angeles. Josh Smith, Lance Stephenson, Paul Pierce sono nomi che hanno poco a che fare con una classica second-unit. I nuovi arrivi hanno anche finalmente coperto dei buchi strutturali che si facevano sentire da troppo tempo, primo tra tutti lo spot di ala piccola.
Ancora di più dopo un mercato del genere l’obiettivo è il titolo NBA, ma tutti sono consapevoli che per arrivare fino in fondo un mero assemblaggio di nomi non è abbastanza. Andiamo ad analizzare più in profondità gli aspetti chiave di ogni reparto, tenendo però ben presente che la versatilità dei giocatori permetterà al coaching staff di formare quintetti atipici e con nuove soluzioni, adattandosi alle diverse necessità della partita.
Il backcourt guidato da Chris Paul è profondissimo e abbonda di tiro, creatività e difesa. Crawford potrà limitare le sue classiche soluzioni personali che rendevano troppo monotematico l’attacco della second-unit, Prigioni porterà ordine, Stephenson fisicità ed estro, Rivers il suo cambio di passo e Redick continuerà a farsi inseguire dalle difese avversarie.
Nella posizione di ala piccola giostreranno più o meno tre giocatori: il jolly (soprattutto difensivo) Stephenson, Pierce e il probabile titolare Wes Johnson. Inutile discutere dell’importanza dell’ex Celtic sia sotto il profilo dell’esperienza sia nei tiri “pesanti”, ma non è da sottovalutare la freschezza e la “length” di un classico role player come Johnson che se inserito nel giusto sistema e con la giusta fiducia può rendere moltissimo. Il trio si completa a vicenda e offre numerose soluzioni, cosa che è mancata soprattutto l’anno scorso con un Barnes troppo solo senza gli ex Clippers Butler e Dudley.
Concludiamo con il resto del frontcourt dove Jordan, Griffin, Smith la faranno da padrona lasciando solo le briciole ai vari Aldrich e Dawson. Deandre Jordan è finalmente un leader difensivo e un fattore nelle vicinanze del ferro, ma rimane l’enorme lacuna dei tiri liberi che potrà ancora essere usata come arma dagli avversari. Lo stesso problema affligge Josh Smith, che però piace molto a Doc: è la versatilità fatta giocatore e verosimilmente verrà allontanato dalla linea dei tre punti e sfruttato più vicino al pitturato, dove le sue abilità di playmaker sono più efficaci; giocherà pure alcuni minuti da centro affiancato da Pierce.
I principali dubbi riguardano la panchina, che se non inquadrata in un chiaro sistema offensivo rischia di accontentarsi troppo spesso di soluzioni individuali che portano a tiri a bassa percentuale. La difesa è un work in progress e sembra che Rivers stia cambiando l’atteggiamento difensivo del lungo sul pick’n’roll, preferendo meno aggressività sul portatore di palla. Stephenson è difensivamente fondamentale ma rovina lo spacing dei titolari in attacco, Pierce è un fit perfetto in attacco ma data l’età non gli si può chiedere molto dall’altra parte. Inoltre, nonostante i Clippers siano sempre sembrati ultracompetitivi nelle ultime edizioni dei playoff (battendo squadre come Warriors e San Antonio), arrivano da tre anni di fila in cui si sciolgono sul più bello. Alzi la mano chi avrebbe scommesso un’eliminazione dei Velieri in vantaggio 2-0 su Memphis, a qualche secondo da un ormai sicuro 3-2 contro i Thunder, o sopra 3-1 nella serie contro Houston.
Possibile sorpresa: non è utopia pensare che Lance Stephenson possa tornare il giocatore ammirato in quel di Indianapolis lasciandosi alle spalle l’ultima stagione orrenda, ma complici un lieve infortunio e un tiro dalla distanza che latita, preferiamo scommettere su Blake Griffin. L’intesa con Paul ormai vicina alla perfezione, la sicurezza al tiro e un’estate di lavoro ampiamente diversificato lo renderanno in grado di variare il suo gioco e di esplorare qualsiasi situazione. Gli ultimi playoff hanno dimostrato il livello al quale può competere, al di là delle cifre (25.5 punti, 12.7 rimbalzi, 6.1 assist di media comprese tre triple-doppie; per inciso in regular season ha tirato 10/25 da tre punti): è migliorato molto a leggere il gioco e i suoi assist portano a tiri ad alta percentuale. Questo può essere il momento in cui mettere insieme tutte le armi del suo arsenale e giocare una stagione da MVP.
Pronostico basketinside: le 60 vittorie e il conseguente fattore campo al primo turno sembrano a portata, così come la prima Finale di Conference della storia della franchigia. La profondità del roster li può portare molto in là ma sarà cruciale far coesistere tutto questo talento, come più volte ribadito dai diretti interessati durante l’avvicinamento alla stagione.