Non molto tempo fa la NBA ha reso noti i nomi dei candidati più caldi per il Most Improved Player NBA di quest’anno, cioè il premio al giocatore che ha sorpreso di più durante la stagione, migliorando le proprie statistiche relative agli anni successivi. I nomi analizzati e pubblicati su Twitter dalla NBA erano quelli di DeMarcus Cousins, Lance Stephenson, Markieff Morris e, udite udite, Marco Belinelli. I motivi della scelta di questi giocatori sono abbastanza ovvi, ma andiamo ad analizzare per ognuno i motivi della propria candidatura.
DeMarcus Cousins – Sacramento Kings – Centro
DMC, come l’ha soprannominato Shaq, suo mentore, è già al suo quarto anno nella Lega. Certo, non è mai stato un giocatore passivo, come dimostrano le sue medie degli anni passati (14.1 PPP, 8.6 RPP, 2.5 APP nel suo anno da rookie, 18.1 PPP, 11.0 RPP, 1.6 APP al secondo anno e 17.1 PPP, 9.9 RPP, 2.7 APP l’anno scorso), ma, sarà il carattere alcune volte troppo infantile ed impulsivo o l’ambiente non molto vincente come quello di Sacramento, non è mai riuscito ad imporsi come dominatore nel suo ruolo. In questa stagione, invece, sta dimostrando più maturità e non solo. Sotto canestro è uno dei giocatori più difficili da marcare e si è dimostrato anche molto veloce nella corsa ed agile nei movimenti. Questi miglioramenti sono attestati dai suoi 22.2 PPP, 11.6 RPP e 3.0 APP di media. Di certo si merita di essere inserito in questa lista, non tanto per le sue medie, già alte negli scorsi anni, ma per la crescita avvenuta soprattutto sotto l’aspetto caratteriale.
Lance Stephenson – Indiana Pacers – Guardia
Già ne avevamo parlato in una precedente puntata della rubrica (N(BA)UMBERS/8 – Lance Stephenson: a (Non) All-Star Player), ma repetita iuvant!
Come Cousins, gioca in NBA ormai da 4 anni ma a differenza di DeMarcus le sue esperienze passate non sono state molto positive. Infatti Lance negli scorsi anni non è mai riuscito a dimostrare il suo valore tanto da non riuscire neanche a raggiungere la fatidica doppia cifra di media in nessuno degli anni scorsi. Anche se bisogna dire che già dai Playoff dell’anno scorso aveva cominciato a farsi notare. 14.1 PPP, 7.2 RPP e 4.6 APP sono le medie che ha collezionato fino ad ora. I numeri delineano un giocatore completo, efficacie soprattutto a rimbalzo nonostante il ruolo e la statura. L’unico limite è il carattere. Sin da quando era ragazzino dimostrò un carattere irrequieto, egocentrico, quasi folle, da tipico newyorkese. Questo lo portava a forzare molti tiri e di andare spesso in contrasto contro gli avversari e anche lo spogliatoio. Su questo Stephenson deve lavorare ancora molto, ma certamente la candidatura non è un caso.
Markieff Morris – Phoenix Suns – Ala
In precedenza abbiamo parlato anche di lui in un vecchio numero (N(BA)UMBERS/4 – Nba’s Families) e in particolare del legame con suo fratello gemello Marcus. Ecco, sembrerà strano, ma pare che uno dei motivi del suo miglioramento sia proprio l’innesto del gemello nel roster dei Suns. I due, infatti, hanno sempre giocato insieme, nell’high school come al college, e hanno dimostrato di completarsi a vicenda. Il Draft però li ha “crudelmente” divisi portando i numeri, soprattutto quelli di Marcus, a calare. Markieff, infatti, ha continuato ad essere un innesto importante (7.4 PPP, 4.4 RPP, 1.0 APP al primo anno e 8.2 PPP, 4.8 RPP, 1.3 APP l’anno scorso), anche se, da quanto sostiene il GM dei Suns, non faceva altro che chiedere di portare in Arizona suo fratello, sostenendo anche che le sue statistiche sarebbero migliorate. Beh, non aveva tutti i torti. 13.8 PPP, 6.0 RPP, 1.7 APP accertano un netto miglioramento e una maggiore incisività nel gioco. A differenza degli altri due, Markieff si è sempre mostrato come un ragazzo serio e maturo, sia in campo che fuori.
Marco Belinelli – San Antonio Spurs – Guardia
“Non è da NBA”, “E’ incostante”, “E’ fuori luogo” hanno lasciato spazio a “E’ caldo come una stufa!”. Certo, le prime stagioni sono state abbastanza disastrate, ma già due anni fa a New Orleans e soprattutto l’anno scorso a Chicago qualcosa è cambiato. Il Beli è più maturo, è più sicuro di se, non che conscio delle sue possibilità e abilità. Si sta ritagliando uno spazio sempre più grande in una delle franchigie più prestigiose degli ultimi anni, giocando a fianco a giocatori del calibro di Tim Duncan senza sfigurare neanche un po’. E poi quella vittoria al 3 Point Contest, sbaragliando la concorrenza, imponendosi con la forza in uno spareggio in cui non c’è stata minimamente storia. 11.6 PPP, 2.9 RPP, 2.0 APP. Questi sono i numeri di uno che solo in due stagioni su sette ha raggiunto la doppia cifra di media. Grande Beli!
Per la stesura di questo articolo ringrazio il mio amico Stefano Castiglia.