Ph.: photos.syracuse.comTra gli appassionati del Draft NBA, non c’è pratica più usuale di paragonare le varie annate, per poter capire, a posteriori, il livello di incidenza che ha auvto sulla Lega una particolare classe di Rookies. Per esempio, quella del 2003, benchè si fosse capito da subito che sarebbe stata piuttosto particolare, ha rivoluzionato l’ultimo decennio della NBA, avendo regalato alla NBA otto All-Star, tra cui Lebron James, Melo Anthony, Chris Bosh, Dwyane Wade, e tanti buoni giocatori come Perkins, Hinrich, Ford, West, Barbosa, Ridnour, Collison e via discorrendo.
Un altro metodo, oltre alla conta degli All-Star, è quello di valutare e comparare, il numero di punti segnati dai migliori giocatori di una classe per poter fare una piccola proiezione riguardo alle potenzialità, espresse e future, paragonate ai grandi della NBA o semplicementi ai giocatori di anni precedenti.
Cimentandomi piuttosto blandamente in questo tipo di calcoli, ho notato come di fatto i numeri non mentano. Provo a spiegarmi. Il Draft del 2008, considerato quasi unanimemente il migliore dai tempi del 2003, ha numeri nettamente superiori a quello del 2007, nonostante tra i due gruppi di giocatori ci sia ovviamente una stagione giocata di distanza.
Se infatti, tralasciamo il numero 1 del Draft del 2007, Kevin Durant, a quota 11.252, perché uno così potrebbe riuscire a superare Lebron, a 11.839 dopo 423 partite, il numero di quelle giocate da KD, e Kobe (l’unica cosa che lo frega è l’anno di college, che Kobe e Lebron hanno saltato), il secondo miglior realizzatore di quel Draft è al momento Rodney Stuckey, a quota 5.021, seguito da Mike Conley a 4.759. Rispetto ai numero due e tre del 2008, si può capire come non ci sia paragone tra le due annate; dietro a Russell Westbrook a quota 6.897, ci sono tantissimi giocatori ad aver realizzato più punti di Stuckey e Conley nonostante abbiano giocato un anno di meno; si tratta di Derrick Rose, 5.858, O.J. Mayo, 5.347, Lopez 5.008, Love 4.979. Beasley 4569, con un nutrito numero che quest’anno raggiungerà i 4000, di cui fanno parte Eric Gordon, Danilo Gallinari e Roy Hibbert (forse).
Se queste cifre non possono, e non devono, essere il vangelo, tant’è che i migliori giocatori del 2006, una delle peggiori annate dell’ultimo decennio, hanno ottime statistiche, rendono molto stuzzicante il paragone tra i Draft, non riducendolo ad una misera conta di All-Star, dato tutt’altro che affidabile.
Ho snocciolato questi numeri e fatto questo tran tran, forse un po’ noioso, per arrivare al punto, del discorso, che non può non riguardare l’annata, secondo chi scrive, di grazia, del 2012.
Dove può arrivare Damian Lillard? Con una risposta piuttosto in voga nella NBA, la soluzione potrebbe essere “Only God Knows”, e conoscendo la sfortuna delle prime scelte dei Portland Trail Blazers, è probabilmente quella giusta, ma più realisticamente, cimentandosi in un giochino si può capire come il ragazzo possa arrivare veramente in alto.
Nonostante l’età, avanzata per un rookie, essendo Lillard del 1990, Beal ad esempio (occhio a fine carriera ai punti di Bradley, che può attentare tranquillamente ai 20.000) è del 1993, non permetterà al ragazzo di fare parte dell’olimpo della NBA, il folletto dei Blazers chiudendo a 18 il suo primo anno, e alzando la media a 20 per le quattro stagioni consecutive, cifre fattibili, per un giocatore con quei mezzi, potrebbe chiudere la sua quinta stagione oltre quota 7.000 come solo Durant e Westbrook sono riusciti a fare dal 2005 in poi; questa si, roba da All-Star.
E’ ovvio che si tratta di fantabasket, per quanto i pronostici non siano così azzardati, ma cos’è il Draft NBA se non un calcolo in potenza della bravura di un giocatore?
Per chiudere ancora una volta Off-Topic, snocciolerò le due statistiche che mi sono sembrate più degne di nota, a seguito delle mie ricerche:
1) L’unico giocatore entrato nella NBA dal 2005 in poi ad aver realizzato più di 10.000 è, come avrete capito, Kevin Durant, con Chris Paul e Deron Williams, che raggiungeranno l’obiettivo (presumibilmente) a fine stagione, essendo i due play rispettivamente a quota, 9.774 e 9,587, il che può far capire una volta in più il livello del #35 in maglia Thunder.
2) Quando è stato scelto nel 2005 con la #1 Andrew Bogut, avreste mai detto che avrebbe segnato meno di un ragazzino di 1,75 da Washington scelto con la 21 dai Phoenix Suns? Ebbene si, il grande Nate Robinson ce l’ha fatta; il risultato è 5.463 a 5.203, e, al momento, Nate può dire di aver fatto più punti della prima scelta del proprio Draft!
Per i curiosi, ecco i top 5 degli ultimi sette Draft NBA:
2011:
Irving 1.701, Walker 1.531, Thompson 1.484, Knight 1.429, Parsons 1.208
2010:
Cousins 2.974, Monroe 2.398, Wall 2.291, George 1.978, Crawford 1946
2009:
Jennings 4.273, Griffin 3.968, Curry 3.940, Evans 3.883, Harden 3.883
2008:
Westbrook 6.897, Rose 5.858, Mayo 5.347, Lopez 5.008, Love 4.979
2007:
Durant 11.252, Stuckey 5.021, Conley 4.758, Horford 4.666, Gasol 4.418
2006:
Aldridge 8.537, Gay 8.503, Bargnani 6.475, Millsap 6.183, Roy 6.136
2005:
Paul 9.774, Williams 9.587, Granger 9.302, Ellis 9.189, Lee 7.888
(cifre aggiornate al 15/01/2013, tranne che per Durant)
Ranking
1° Damian Lillard, Playmaker, Portland Trail Blazers. Settimana precedente: 1°
Punti 18.3 (top), Rimbalzi 3.5,Assist 6.6 (top), Recuperi 1.0, 42% dal campo, 35% da tre, 83% ai liberi in 38.5 minuti (top).
Quando sei al primo anno e la domanda che si pongono tutti è “All Star Game o non All Star Game?” significa che qualcosa di buono l’hai fatto. Lillard è il 17° marcatore della NBA, nonché il 13° miglior passatore, ha condotto la sua squadra al 50% di vittorie nella palude della Western Conference, segnando per ora il più bel canestro allo scadere della stagione. All Star Game o non All Star Game?
2° Brad Beal, Guardia, Washington Wizards. Settimana precedente 2°
Punti 13.6, Rimbalzi 3.5, Assist 2.6, Recuperi 1.0, 39% dal campo, 36% da tre, 78% ai liberi in 31.4 minuti.
Secondo posto meritato per mister Beal impegnato in una lunghissima trasferta ad Ovest da ormai una settimana. I numeri per lui non sono stati eccellenti, tranne che nella gara vinta contro Denver, 23 e 4 assist, ma il suo contributo è apprezzabile, per via della scelta dei tiri, molto superiore rispetto a quella di inizio stagione.
Le sue medie nelle cinque gare disputate lontano da Washington sono di 15.2 punti, 2.6 rimbalzi, 2.6 assist con il 50% dal campo e il 54% (!) da tre punti. Per i Wizards due vittorie e tre sconfitte. Non male!
3° Anthony Davis, Ala Grande, New Orleans Hornets. Settimana precedente: 7°
Punti 13.0, Rimbalzi 7.9 (top), Assist 0.7, Recuperi 1.1,Stoppate 1.9 (top), 51% dal campo, 70% ai liberi in 29.1 minuti.
Ci aspettavamo tutti un impatto diverso da Anthony Davis, forse esagerando, ma la verità, è che nell’ultima settimana (probabilmente per il numero di partite disputate, molto inferiore a quello dei compagni) il ragazzo da Kentucky è stato, dopo Lillard, il più regolare di tutti i rookies. Doppia doppia sontuosa contro Golden State, da 20 punti, 12 rimbalzi, 4 assist e 4 stoppate, buona gara da 11, 6 e 3 stoppate contro Sacramento, strepitosa se si considerano i soli 15 minuti giocati per colpa di una caviglia malconcia, e piccola battuta d’arresto due giorni dopo coincisa con 9 punti e 7 rimbalzi contro San Antonio. Non ci si può lamentare.
4° Dion Waiters, Guardia, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente 3°
Punti 14.6, Rimalzi 2.5, Assist 3.1,Recuperi 1.1 (top), 37% dal campo, 32% da tre, 78% ai liberi in 30.3 minuti
Seguire Dion Waiters è come andare sulle montagne russe. Partito male, con 5 punti nella vittoria a Portland, Waiters si è riscattato segnandone 23 contro Utah, in una gara, però, persa alla Energy Solutions Arena. Tornato in quintetto, l’ex Syracuse si blocca nuovamente, realizzando la miseria di 7 punti in 12 tiri, contro i Boston Celtics, battuti grazie alla prestazione monstre di Kyrie Irving. Il dato veramente strano di questo giocatore riguarda la sua percentuale dal campo. Quando gioca in quintetto la guardia di Scott tira con il 36%, mentre dalla panchina le medie migliorano molto, arrivando al 43%. Dato particolare, per un giocatore tutt’altro che normale.
5° Andre Drummond, Ala/Centro, Detroit Pistons. Settimana precedente: 9°
Punti 7.5, Rimbalzi 7.4, Assist 0.4, Stoppate 1.6, Recuperi 0.8, 61 %dal campo (top), 41% ai liberi in 20.0 minuti.
Comincia ad essere molto interessante il contributo di Andre Drummond per i Detroit Pistons. Il centro da Uconn, ha giocato alla grande dopo la trasferta londinese (in doppia doppia pure nelle O2 Arena), dominando contro i Celtics, con 16 punti e 7 rimbalzi, realizzando una bella doppia doppia, impreziosita da due stoppate, nella vittoria contro Orlando, e dando un ottimo contributo, 8 punti e 7 rimbalzi, nella sfortunata sconfitta contro i Chicago Bulls, causata da un canestro a 7 secondi dalla fine di Marco Belinelli. Non è tutto oro quel che luccica, perché Drummond ha due grossi problemi, tra i tanti: i tiri liberi, il suo 41% è oggettivamente imbarazzante, e i falli, troppi 2.1 a gara se si considerano i 20 minuti netti di impiego.
6° Tyler Zeller, Centro, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente: 10°
Punti 8.2, Rimbalzi 5.8, Assist 1.1, Stoppate 1.0, Recuperi 0.6, 42% dal campo, 75% ai liberi in 27.1 minuti.
Piccola rivoluzione nelle zone a ridosso del podio, grazie agli inserimenti di Drummond e Tyler Zeller, che scalzano Gilchrist e Barnes, in debito d’ossigeno dopo un’ottima prima parte di stagione. Il centrone da North Carolina sta ben figurando accanto al positivo Tristan Thompson, mettendo su ottime cifre. Nelle quattro gare settimanali, due vittorie per i Cavs, i numeri di Zeller hanno stupito tutti: 10.7 punti, 9.7 rimbalzi, quasi due assist, e ben 3 stoppate. Se riuscisse a mantenere queste cifre, grazie anche all’assenza di Varejao, i Cavaliers sarebbero certi di aver trovato il loro centro titolare del futuro.
7° Jared Sullinger, Ala, Boston Celtics,. Settimana precedente: 8°
Punti 6.2, Rimbalzi 6.1, Assist 0.8, Stoppate 0.5, 50% dal campo, 75% ai liberi in 20.1 minuti.
Nonostante le tre sconfitte in tre partite, e una aria piuttosto tesa in casa Celtics, Sullinger continua a ritagliarsi un posto di rilievo nella rotazione. Quasi dieci punti a partita, e più di dieci rimbalzi per l’ex Ohio State, che contro Cleveland ha realizzato la quarta doppia doppia stagionale, quarto a pari merito con Zeller tra i rookies, dietro Anthony Davis (7), Andre Drummond (7) e Damian Lillard (6). Molto seria, anzi inaccettabile, la situazione falli.
8° Michael Kidd-Gilchrist, Ala Piccola, Charlotte Bobcats. Settimana precedente: 6°
Punti 10.1, Rimbalzi 6.5, Assist 1.7, Recuperi 0.8, Stoppate 1.1, 48% dal campo, 76% ai liberi in 27.4 minuti.
Il rookie wall esiste. Chiedere a Michael Gilchrist in proposito, dato che il prodotto di Kentucky sembra essercisi schiantato sopra. Le medie dell’ala dei Bobcats non sono mai state così basse, e non sembra che siano destinate a migliorare nel breve. La cosa che stupisce è la piattezza delle sue prestazioni, soprattutto per un giocatore frizzante ed energico come lui. La sensazione è che abbia le pile scariche.
9° Harrison Barnes, Ala Piccola, Golden State Warriors. Settimana precedente: 5°
Punti 9.0, Rimbalzi 4.4, Assist 1.5, Recuperi 0.7, 43% dal campo, 37% da tre (top), 71% ai liberi in 25.4 minuti.
Vedi Gilchrist, ma la rabbia è maggiore, perché il giocatore ha un talento ben più raffinato della scelta numero 2 dei Bobcats. I nove punti pennellati in sedici minuti contro i Clippers non possono che far innervosire i suoi sostenitori, che vorrebbero vederlo a 15 di media fissi. Golden State è uno spettacolo.
10° Alexey Shved, Guardia, Minnesota Timberwolves. Settimana precedente: 4°
Punti 10.7, Rimbalzi 2.5, Assist 4.6, Recuperi 0.9, Stoppate 0.5, 38% dal campo, 31% da tre, 74% ai liberi in 28.8 minuti.
Out per via di un infortunio, giocare nel Minnesota porta evidentemente sfortuna, merita la top ten per quello che ha mostrato fin quando è stato sano.
11° Kyle Singler, Ala, Detroit Pistons. (15°)
Dopo i suoi tiri pazzeschi in giro per Londra, è arrivata una prestazione favolosa contro Boston; 13 punti 8 rimbalzi, 5 assist e 3 recuperi. Bene contro Orlando, molto bene contro Chicago. E’ proprio vero che dopo Londra nulla è come prima. Rinato.
12° Terrence Ross, Guardia, Toronto Raptors (NC)
Diciotto contro Philadelphia, sedici conro Miami. Giocatore fantastico, peccato gli preferiscano Alan Anderson. Coach Casey ha cattivo gusto.
13° Thomas Robinson, Ala, Sacramento Kings (13°)
Non gli regalano nulla. Deve addirittura rompersi un dente (contro Charlotte) per ritrovare la cattiveria giusta, che frutta 12 punti e 14 rimbalzi contro Phoenix. Forza T-Rob!
14° John Henson, Ala, Milwaukee Bucks. (11°)
Si mantiene intorno alle sue cifre abituali.
15° Chris Copeland, Ala, New York Knicks. (12°)
Gioca contro Detroit e Brooklyn, fatturato stanard.
Classifica Generale:
Come l’anno scorso ci sarà un metodo per eleggere il Rookie of the Year di Basketinside. Assegneremo ogni settimana un punteggio in base alla posizione nella classifica settimanale, a fine anno chi avrà più punti in assoluto sarà il rookie dell’anno secondo Basketinside.com. Il primo guadagnerà 25 punti, il secondo 20, poi 17, 14, 12, 10, 8, 6, 4, 3. Dall’undicesimo al quindicesimo si guadagna 1 punto.
Damian Lillard 300
Anthony Davis 168
Michael Kidd-Gilchrist 166
Alexey Shved 161
Dion Waiters 141
Harrison Barnes 129
Brad Beal 108
Kyle Singler 78
Andre Drummond 45
Tyler Zeller 31
Jared Sullinger, Jeffery Taylor 23
Jae Crowder 22
Jonas Valanciunas, Brian Roberts 19
Austin Rivers 11
Chris Copeland 10
John Henson 8
Terrence Ross 7
Andrew Nicholson 6
Pablo Prigioni, Thomas Robinson 2
Moe Harkless, Meyers Leonard, Draymond Green 1