Rookie Rankings, settimana 15. La storia: le origini del Rising Star Challenge

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Westbrook e Durant scherzano durante il Rookie Challenge del 2009
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Tutti gli amanti della pallacanestro a stelle e strisce sanno bene che “All Star Weekend” ha più di un significato: vuol dire “partita della domenica”, quella con le più grandi stelle al mondo tutte insieme, vuol dire “lo spettacolo del sabato” con le schiacciate e il tiro da tre punti, ma “All Star Weekend” vuol dire anche “partita del venerdì”, la sfida degli esordienti, il palcoscenico per chi è appena entrato nella lega più ambita al mondo.

La settimana scorsa io e il mio collega e amico Niccolò Costanzo, i due redattori di questa rubrica, abbiamo pensato bene di impersonare Shaquille O’Neal e Charles Barkley per creare le nostre personali squadre e poi simulare la nostra versione del Rising Star Challange con un noto videogame di basket per vedere chi avesse creato la squadra migliore. Bello, ci siamo divertiti ma c’è bisogno di fare un passo indietro, una domanda infatti sorge spontanea: cos’è il Rising Star Challenge? E come è nato? Ok, come nostro solito siamo pronti a fare un passo indietro nel tempo, pronti? Via!

E’ il 1994 e nel quartier generale della NBA si discute di creare un nuovo evento da aggiungere all’All Star Weekend. L’All Star Game e l’All Star Saturday sono già degli eventi che paralizzano gli Stati Uniti e il mondo intero, la quantità di ascolti è paragonabile a quella per le Finals, inoltre questi eventi vengono ormai considerati come delle vere e proprie serate di gala, gli Oscar della pallacanestro quindi è necessario fare un altro salto in avanti: bisogna monopolizzare anche il pubblico del venerdì. Servono idee… e se facessimo una gara interamente dedicata agli esordienti, ai rookies? Attrarrebbe sicuramente tutti quegli amanti della NCAA ancora legati alle stelle che fino all’anno precedente rappresentavano la propria università. Eureka! Ecco l’idea che serviva. Nasce così il Rookie Challenge, una gara in cui si sarebbe affrontati solamente rookies divisi casualmente in due selezioni chiamate Phenoms e Sensations. Nella prima edizione del 1994 le squadre non sono propriamente costituite da nomi clamorosi e il punteggio finale di 74-68 per i Phenoms (Anfernee “Penny” Hardaway sarà l’MVP) fa capire che non stiamo parlando della stessa sfida a cui siamo abituati ai giorni nostri. In ogni caso però l’idea funziona, tanto che l’anno successivo (1995) si replica anche se alle squadre viene cambiato il nome nei più banali Green e White, i Verdi e i Bianchi, come quando si giocava a calcio in cortile alle scuole elementari. Nomi a parte però la partita finisce addirittura all’overtime, segno che i ragazzi in campo saranno anche dei rookies ma ci tengono a vincere, il Rookie challenge di allora infatti sembrava quasi una partita “vera” e non la solita esibizione di All Star e per questo attrae parecchio pubblico. Dal 1996 si decide di cambiare leggermente l’impostazione, le due squadre infatti sono sempre costituite solo da rookies ma questi ultimi non vengono divisi in maniera casuale, bensì secondo il classico criterio di Est e Ovest, come se il Rookie Challenge dovesse offrire un’anteprima di un’All Star Game che avrebbe avuto luogo in un futuro prossimo. L’idea, ancora una volta, funziona e il format viene mantenuto per 3 anni, fino al 1998, 3 esibizioni in cui arrivano 3 vittorie dell’Est. Piccola parentesi: nella selezione dell’Ovest del 1997 giocano per la prima volta nella stessa squadra due ragazzi molto promettenti che prendono il nome di Kobe Bryant e Steve Nash, due giocatori che solo dopo 15 anni avranno ancora occasione di giocare insieme. Ma non divaghiamo e torniamo alla storia principale.

Quella del 1999 è la stagione del lockout, motivo per cui nemmeno il Rookie Challenge ha luogo. Per questo motivo nel 2000 gli organizzatori si trovano costretti a cambiare ancora il format della partita. Starete pensando sicuramente “Perché?”, ovvio, dopo un anno di stop serve qualcosa di nuovo per elettrizzare il pubblico e inoltre non sarebbe giusto far esibire 16 rookies di questa stagione dopo che i giocatori al primo anno della stagione 1999 non hanno potuto giocare tale evento. La soluzione è semplice da trovare, basta far esibire una squadra di giocatori al primo anno, i Rookies, contro una di giocatori al secondo anno, i Sophomores. Jackpot. Quella che sarebbe dovuta essere l’impostazione solo per la stagione 2000 viene mantenuta anche per gli anni successivi grazie soprattutto a un’ottima prima partita, conclusasi solo all’OT dopo tanti minuti di basket vero e combattuto. Già dall’anno successivo però ci si accorge che tornare per ben due anni consecutivi in una partita in cui non c’è nulla in palio, posizionata proprio nel mezzo di una lunga ed estenuante stagione non è poi il massimo e si inizia a prendere esempio dalla partita “dei grandi”, quella domenicale e cioè sostanzialmente show puro senza difese dall’inizio alla fine, si gioca sul serio solo se negli ultimi 3 minuti si è ancora punto a punto. Dal 2001 infatti si iniziano a vedere punteggi fantasmagorici ben oltre i 120 punti a squadra e di conseguenza anche i libri dei record vengono stravolti.

Shaq e Barkley da avversari sul campo. Questa volta si affronteranno dalle rispettive panchine
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In questa forma di Rookie Challenge, la più consueta, l’esperienza paga, tanto che i Sophomores vincono ben 8 delle 12 partite giocate. Per rompere questa routine e per rendere le squadre più equilibrate l’NBA decide di rivoluzionare ancora tutto, nel 2012 nasce così il Rising Star Challenge. I due personaggi televisivi ed ex giocatori NBA Charles Barkley e Shaquille O’Neal diventano due genral managers e a loro spetta il compito di creare le squadre, un misto di rookies e sophomores, tramite un piccolo Draft in cui devono scegliere tra una lista di giocatori selezionati dai vice allenatori delle squadre NBA, proprio come abbiamo fatto io e Niccolò Costanzo settimana scorsa. La prima edizione l’ha vinta Barkley, riuscirà quest’anno Shaq a pareggiare i conti?

Dal punto di vista personale dei giocatori invece bisogna dire che da quando le partite sono diventate una sorta di antipasto della gara del tiro da tre e della gara delle schiacciate i record individuali sono stati completamente rivoluzionati, tra le statistiche principali infatti non esiste alcun record stabilito prima del 2007. Durant è il miglior scorer di sempre con 46 punti realizzati nel 2009, Wall guida la classifica degli assist con 22 (2011), DeJuan Blair è il miglior rimbalzista di sempre come dimostrano i suoi 23 rimbalzi catturati nel 2010 mentre Daniel Gibson mantiene la corona per il maggior numero di triple segnate con 11 (2008). Da segnalare anche l’incredibile record di David Lee, autore di un irreale 14/14 al tiro dal campo nel 2007. Sempre parlando di record, grazie ai 4 giocatori convocati al Rising Star Challenge di quest’anno, i Cleveland Cavaliers sono in testa alla classifica delle squadre con più giocatori presenti in questa competizione dal 1994 a oggi con 15 individui, solo 2 in più dei Celtics.

Alla luce di tutto questo vi chiedo di esprimere la vostra opinione. Qual è il format che più preferite? Quello attuale? Il Rookies vs. Sophomores? O quello che riguarda solo i rookies? Dite la vostra commentando nello spazio apposito in fondo all’articolo. Mentre ci pensate eccovi il Rookie Ranking della settimana.

Ranking

 

1° Damian Lillard, Playmaker, Portland Trail Blazers. Settimana precedente: 1°

Punti 18.3 (top), Rimbalzi 3.2,Assist 6.5 (top), Recuperi 1.0, 42% dal campo, 35% da tre, 86% ai liberi in38.5 minuti (top)

Quando tira male fa 12 assist e quando la passa male segna 33 punti, per ulteriori informazioni chiedere a Orlando e Miami. Esatto, i 33 punti sono arrivati contro gli Heat, serve aggiungere altro?

 

 2° Kyle Singler, Ala Piccola, Detroit Pistons. Settimana precedente: 6°

Punti 9.0, Rimbalzi 4.0, Assist 1.2, Recuperi 0.7, Stoppate 0.5, 44% dal campo, 38% da tre punti (top), 81% ai liberi, in 28.4 minuti.

Senza Prince ha più minuti e da quando Drummond si è fatto male ha anche più responsabilità. Nelle 4 partite settimanali ha tenuto medie di 13 punti e 6 rimbalzi ma ciò che più conta è che sono arrivate ben 3 vittorie, contro i Wizards, i Bucks e addirittura contro gli Spurs, risultati che gli concedono di balzare in seconda posizione anche se in parte deve ringraziare lo scarso impegno dei suoi rivali di classifica. Singler infatti sembra sentire molto meno il rookie wall ovvero quel periodo in cui si supera il numero di partite a cui i rookies sono sempre stati abituati al liceo e al college, forse a questo proposito un anno in Europa ha fatto bene.

 

3° Dion Waiters, Guardia, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente 2°

Punti 14.2, Rimalzi 2.5, Assist 3.2, Recuperi 1.1, 40% dal campo, 31% da tre, 77% ai liberi in 29.4 minuti

In settimana malissimo contro Denver (3 punti in 24 minuti) ma solido nelle altre 3 gare in cui arriva anche una vittoria, contro Orlando. La sua miglior gara è nella sconfitta per un solo punto di differenza contro gli Spurs in cui segna 20 punti, 6 rimbalzi e 4 assist con oltre il 50% al tiro. Questa però è la vera notizia, Waiters era noto come uno che tirava sempre, anche quando era sconveniente e per questo aveva percentuali basse ma ora sembra stia imparando, in settimana tira 21/37, ben oltre il 50%, il tutto coronato da una prestazione da 100% al tiro (6/6 contro Minnesota). Se va avanti così non ci sono limiti per questo ragazzo.

 

 4° Brad Beal, Guardia, Washington Wizards. Settimana precedente 8°

Punti 13.2, Rimbalzi 3.3, Assist 2.5, Recuperi 1.0, 39% dal campo, 36% da tre, 79% ai liberi in 31.0 minuti.

Ritorna dall’infortunio contro Brooklyn giocando poco e male ma è solo la quiete prima della tempesta perché contro Milwaukee porta i suoi Wizards alla vittoria praticamente da solo come dimostrano i 28 punti, 4 rimbalzi, 2 assist, 2 recuperi e 2 stoppate con 4/5 da tre punti. Contro Detroit torna ad essere umano ma un segnale lo ha dato: il polso sta bene e da questo punto si può solo migliorare.

 

5° Anthony Davis, Ala Grande, New Orleans Hornets. Settimana precedente: 3°

Punti 12.5, Rimbalzi 7.5, Assist 1.0,Recuperi 1.2 (top),Stoppate 1.9 (top), 51% dal campo, 70% ai liberi in 27.8 minuti.

8 punti e 7 rimbalzi contro Atlanta, 2 punti e 6 rimbalzi contro Toronto, 1 punto e 8 rimbalzi contro Detroit. Poca roba vero? Complice anche un utilizzo leggermente limitato non si meriterebbe in ogni caso di trovarsi a questo punto della classifica se non fosse per 3 cose. Uno: nelle partite già citate difende tanto e bene, piazza anche 2 stoppate contro Toronto e 4 contro Detroit. Due: chiude la settimana con una vittoria contro Lillard e Portland segnando 28 punti a cui aggiunge 11 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate. Tre: in 4 partite arrivano 3 vittorie.

 

6° Harrison Barnes, Ala Piccola, Golden State Warriors. Settimana precedente: 4°

Punti 9.3, Rimbalzi 4.2, Assist 1.5, Recuperi 0.6, 45% dal campo, 37% da tre (top), 73% ai liberi in 25.8 minuti.

Niente di speciale per l’ex North Carolina ma allo steso tempo niente di negativo. Tocca anche quota 7 rimbalzi e in un’altra occasione arriva anche in doppia cifra per punti, in ogni caso è anche da lui che si vede il brutto momento dei Warriors, ormai giunti alla quinta sconfitta consecutiva. Come se ciò non bastasse Harrison viene anche scelto come modello per presentare la nuova terribile terza maglia dei Warriors, quella con le maniche. Resisti Harrison, siamo con te.

 

7° Andrew Nicholson, Ala Grande, Orlando Magic. Settimana Scorsa: 12°

Punti 7.8, Rimbalzi 3.6, Assist 0.4, Stoppate 0.4, 54% dal campo, 80% ai liberi in 15.8 minuti.

Arrivano i minuti importanti e con questi anche le belle prestazioni. In settimana gioca tre volte andando sempre in doppia cifra, prendendo almeno 5 rimbalzi e tirando sempre oltre il 50% dal campo. La perla è la prestazione da 21 punti, 8 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate contro Cleveland. Abbiamo trovato il nuovo outsider della classifica?

 

8° Alexey Shved, Guardia, Minnesota Timberwolves. Settimana precedente: 5°

Punti 10.5, Rimbalzi 2.5, Assist 4.4, Recuperi 0.8, 38% dal campo, 30% da tre parte, 73% ai liberi in 27.8 minuti.

Male nella sconfitta contro i Knicks, si riscatta con 10 punti e 9 assist a Memphis. Si mantiene costante ma senza esaltare contro Cleveland anche se chiude la settimana con la peggior prestazione stagionale realizzando un clamoroso 0 in ogni categoria statistica anche se in pochi minuti di gioco. Minnesota è in crisi e Shved non sembra lo stesso di inizio stagione: AAA antidoto cercasi.

  

9° Tyler Zeller, Centro, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente: 9°

Punti 8.1, Rimbalzi 6.1, Assist 1.3, Stoppate 1.0, Recuperi 0.6, 41% dal campo, 76% ai liberi in 27.4 minuti.

Mantiene i suoi minuti anche con i nuovi innesti anche se ha molti meno palloni da gestire: una volta chiude a quota 0 punti mentre altrettante volte raggiunge la doppi cifra con 16 punti contro gli Spurs a cui aggiunge 9 rimbalzi e 4 assist in quella che è la prestazione che gli permette di mantenere la nona piazza in classifica.

 

10° Jonas Valanciunas, Centro, Toronto Raptors. Settimana precedente: NC

Punti 7.3, Rimbalzi 5.3, Assist 0.9, Stoppate 1.1, 53% dal campo, 73% ai liberi in 21.5 minuti.

In una settimana in cui la maggior parte dei rookies delude lui stupisce piazzando due doppie-doppie consecutive e rischia di ripetersi anche nella terza partita. Nell’ultima gara settimanale realizza 0 punti giocando pochissimo ma se in settimana i Raptors hanno totalizzato 4 vittorie in 4 partite è anche merito della sua difesa a centro area.

 

11° Brian Roberts, Guardia/Playmaker, New Orleans Hornets (NC)

Impatto disumano in relazione al tempo di gioco. In settimana anche una gara a 13 punti e una chiusa a 7 punti e 7 assist. Bentornato Brian

 

12° John Jenkins, Guardia, Atlanta Hawks (15°)

Dà quello che può in poco tempo e quando si alza da tre è sempre una sentenza. Attenzione, se si scalda sono problemi per tutti.

   

13° Andre Drummond, Ala/Centro, Detroit Pistons. (7°)

Era caldissimo ma i problemi alla schiena lo tormentano ed è per questo che non vede il campo da 8 giorni. In una settimana non poteva uscire dal ranking ma preparatevi a non vederlo per un po’ dato che gli è stata rilevata una frattura da stress proprio nella schiena che gli farà perdere dalle 4 alle 6 settimane.

 

 14° Draymond Green, Ala Grande/Ala Piccola, Golden State Warriors (NC)

Settimana scorsa sono state più le volte che ha chiuso a quota 0 rispetto a quelle con almeno un punto ma questa settimana sfiora più volte la doppia cifra e contro Dallas chiude addirittura a quota 8 punti e 9 rimbalzi. Importante anche quando si parla di energia e palle recuperate. Unica vera nota positiva della settimana dei Warriors.

 

15° Jae Crowder, Ala Piccola, Dallas Mavericks (14°)

Non certo esaltante, resta in Top 15 solo per l’uscita in doppia cifra nella vittoria contro Sacramento.

  

Classifica Generale:

Come l’anno scorso ci sarà un metodo per eleggere il Rookie of the Year di Basketinside. Assegneremo ogni settimana un punteggio in base alla posizione nella classifica settimanale, a fine anno chi avrà più punti in assoluto sarà il rookie dell’anno secondo Basketinside.com. Il primo guadagnerà 25 punti, il secondo 20, poi 17, 14, 12, 10, 8, 6, 4, 3. Dall’undicesimo al quindicesimo si guadagna 1 punto.

Damian Lillard 375

Anthony Davis 217

Dion Waiters 195

Alexey Shved 185

Michael Kidd-Gilchrist 168

Harrison Barnes 163

Brad Beal 144

Kyle Singler 112

Andre Drummond 76

Tyler Zeller 47

Jeffery Taylor 26

Jared Sullinger, Jae Crowder 24

Jonas Valanciunas 22

Brian Roberts 20

Andrew Nicholson 15

Austin Rivers 11

Chris Copeland 10

John Henson 9

Terrence Ross 8

Thomas Robinson 6

Pablo Prigioni 3

Moe Harkless 2

John Jenkins, Draymond Green 2

Meyers Leonard 1