T-Rob con la maglia dei Kings, la sua ex squadra NBA
Photo took from sinbapointforward.comLa vita non è un film, cantavano gli Articolo 31, ma certe volte può sembrarlo. Alcune volte a sentire certe storie, viene da credere che ci debba essere per forza uno sceneggiatore o un autore in grado di decidere il corso degli eventi e non si aspetta altro che qualcuno dica “ok per oggi abbiamo finito con le riprese, possiamo tornare a casa” ma purtroppo questa è la vita vera e certe storie sono reali. Reali come la vita di Thomas Robinson, ala grande rookie arrivato solo nella notte tra mercoledì e giovedì alla corte degli Houston Rockets.
Robinson è un talento pazzesco, scelto con la chiamata numero 5 all’ultimo Draft dai Sacramento Kings i quali però non hanno voluto investire più di tanto sull’ex stella di Kansas e lo hanno infatti rifilato ai Rockets con una trade. I sospetti sullo spazio che avrebbe avuto T-Rob ai Kings erano tanti, la squadra posseduta dai fratelli Maloof non si è mai dichiarata particolarmente interessata nel sceglierlo ma allo stesso modo non si poteva non chiamare un giocatore di questo livello una volta trovatolo clamorosamente ancora disponibile come quinta scelta assoluta.
Fino a qui è tutto normale, un ragazzo talentuoso che gioca a basket, dov’è la novità? Ovviamente non si può leggere un libro partendo dalla fine quindi facciamo un passo indietro.
La vita di questo ragazzone comincia il 18 Marzo 1991 a Washington D.C. da una madre di soli diciassette anni, Lisa, del padre invece non si conosce nemmeno il nome, figuratevi gli anni. Ok, madre minorenne e niente padre, per ora la sceneggiatura è perfetta, proseguiamo. Il ragazzo cresce soprattutto con i nonni materni mentre la madre si giostra tra un numero imprecisato di lavori part-time per arrivare alla fine del mese. Robinson intanto diventa sempre più grande sia dal punto di vista dell’età che fisicamente ma soprattutto diventa più maturo, d’altronde come non avrebbe potuto diventarlo dopo essere stato incaricato a soli undici anni di una grande responsabilità come occuparsi della sorellina appena nata? Sembrerebbe una cosa non da poco per un ragazzino ma per Thomas non è un problema, anzi, si affeziona alla piccola Jayla (nata nel 2003) come a nessun’altra persona al mondo, infatti è solo grazie alla nuova arrivata che T-Rob capisce il vero significato della parola “famiglia”. Dimenticavo, se ve lo steste chiedendo la risposta è sì, il padre non si fa vedere nemmeno quest volta, la signora Robinson non era il massimo nel scegliere i suoi partner.
Gli anni passano e il talento cestistico di Earl (è il suo secondo nome ma la madre lo chiama così) è sempre più lampante, tanto che per l’ultimo anno di high school viene chiamato a giocare per Brewster Academy, uno dei licei più conosciuti in America per la tradizione nel basket. Il problema è che il liceo è in New Hampshire e la sua partenza vuol dire quindi allontanarsi dalla madre Lisa e soprattutto dalla piccola Jayla a cui faceva da babysitter portandola agli allenamenti quando la madre lavorava. Ovviamente i soldi non ci sono ma, anche se lasciar partire Earl vorrebbe dire privarsi dell’uomo di casa, la mamma Lisa non può negare al figlio l’occasione che potrebbe cambiargli la vita, specie dopo tutto quello che aveva fatto per lei e per Jayla.
Dopo un’ottima stagione a Brewster è tempo di college e T-Rob è tra i giocatori più richiesti della sua annata, su tutti lo vogliono Kansas, Memphis, Pittsburgh e Kentucky con i primi molto in vantaggio sugli inseguitori ma c’è un ostacolo da sormontare: la signora Lisa non approva i Jayhawks, il campus infatti è troppo lontano da casa, lei ha paura di volare e come se non bastasse questo vorrebbe dire stare altri anni lontano da Earl. Robinson sapeva che il suo destino sarebbe stato a Kansas quindi cerca di convincere la madre parlandole dei fratelli Morris, Marcus e Markieff, due gemelli che gli avrebbero potuto fare da mentore, la cui madre, la signora Angel (per tutti Miss Angel), vive proprio vicino al campus e ha il ruolo di seconda mamma per i giocatori della squadra. Mamma Lisa concede l’ok alla visita ufficiale al campus e lo segue, una volta là vede la sincerità negli occhi di coach Bill Self e dopo l’incontro con Miss Angel non ha più dubbi: Kansas è il posto giusto per lui. Fermi tutti, Jayla non vuole veder partire il fratellone ma anche in questo caso la vicenda si risolve bene, la piccola Robinson infatti stravede per il pupazzo della mascotte di Kansas e questo le basta. Jayla approva e ora non ci sono più dubbi, T-Rob è ufficialmente un Jayhawk.
Robinson stringe a sé la piccola Jayla al funerale della madre
Photo took from washingtonpost.comIl primo anno è difficile, gioca poco e chiude la stagione con 2.5 punti di media perché coperto dai due Morris e da Cole Aldrich. Ironicamente Aldrich e Marcus Morris sono stati proprio due dei 4 giocatori ceduti dai Rockets per favorire l’arrivo di T-Rob dai Kings due giorni fa.
La stagione da sophomore sarà quella del cambiamento per Earl. Dal punto di vista cestistico va tutto bene: comincia a giocare di più e ad avere un grande impatto, fa la differenza entrando dalla panchina e si inizia a intravedere un grande potenziale NBA, non certo una cosa negativa anche per le casse delle famiglia che non sono certo floride. Ma non dimentichiamoci che la vita di questo ragazzo è un film quindi non può andare tutto bene: a fine dicembre 2010 perde la tanto amata nonna, ciò distrugge moralmente tutti i membri della famiglia che devono anche attrezzarsi per affrontare le spese per il funerale. Il dolore è enorme ma non c’è limite al peggio, a metà gennaio infatti il destino gioca un altro brutto scherzo a Earl: è morto anche il nonno. Nel bene o nel male la vita continua tanto che dopo cinque giorni da questa funesta notizia bisogna giocare la partita dell’anno, quella con i Texas Longhorns. La sera prima della gara T-Rob è in stanza e il suo cellulare inizia a squillare, non risponde perché sta parlando con i Morris che cercano di distrarlo dal lutto. Era Jayla, la sorella che all’epoca aveva sette anni. Vorrà augurare buona fortuna al fratello per la partita? Purtroppo no, deve annunciargli che la trentasettenne madre è improvvisamente morta per un attacco di cuore. In 25 giorni Robinson ha perso tutta la sua famiglia tranne la sorella di nove anni di cui si deve occupare da solo benché non abbia uno stipendio fisso.
Tutta la squadra si recherà a Washington D.C. per il funerale ma prima c’è da affrontare Texas, gara in cui nonostante sia arrivata una sconfitta, Earl segna 17 punti dopo aver sbagliato il suo primo tiro, il più facile, una schiacciata in solitudine. A seguito del funerale la sorella Jayla è stata trasferita da Washington D.C. fino nel Kansas dove amici fidati del coach Bill Self si sono offerti per farle da tutori anche se ovviamente nel bisogno ci si può sempre affidare a Miss Angel, la madre dei due Morris e che anche oggi T-Rob chiama “mamma”.
Robinson è diventato sempre più maturo, in campo e fuori, tanto da essere diventato la stella dei Jayhawks nella sua stagione da junior in cui, con una media di 18 punti e 12 rimbalzi di media, ha condotto i suoi alla vittoria nella regular season del campionato della Big 12 e fino alle Final 4 del Torneo NCAA in cui Kansas ha perso solo contro Kentucky in finale.
Nonostante tutto però è arrivato il lieto fine: Earl è in NBA e la quinta chiamata assoluta gli consente di avere un discreto stipendio per poter badare a Jayla, non importa se a Sacramento o a Houston. Ovviamente alcune abitudini sono rimaste, come la telefonata pressoché giornaliera a Miss Angel la quale è sempre felice di rispondere e parlargli, cosa che invece T-Rob non fa mai, lui non risponde mai alle chiamate, piuttosto mandategli un messaggio o andate da lui ma al telefono non risponderà mai a nessuno, per lui le chiamate sono sinonimo di lutti e brutte notizie quindi preferisce lasciar squillare il telefono. Probabilmente nella nuova casa che prenderà a Houston non avrà un telefono fisso ma di certo avrà un pianoforte, è l’unico lusso che deve avere in casa a tutti i costi. Perché? Dai questa è facile, Jayla ama suonare e il suo sogno è diventare una pianista.
Ranking
1° Damian Lillard, Playmaker, Portland Trail Blazers.Settimana precedente: 1°
Punti 18.4 (top), Rimbalzi 3.2,Assist 6.5 (top), Recuperi 1.0, 42% dal campo, 35% da tre, 86% ai liberi in 38.5 minuti (top)
Va ricordato che i rookies, come tutti gli altri, hanno giocato poco questa settimana per via dell’All Star break. Lillard in ogni caso continua a fare magie, 24 punti e 7 assist contro Phoenix ma Portland perde di nuovo. Predicatore nel deserto.
2° Dion Waiters, Guardia, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente 3°
Punti 14.2, Rimbalzi 2.5, Assist 3.2, Recuperi 1.1, 40% dal campo, 31% da tre, 77% ai liberi in 29.5 minuti
Continua a migliorare la mira al tiro, anche stavolta sopra il 50% grazie al quale realizza 16 punti fondamentali per la vittoria contro gli Hornets, 16 punti a cui aggiunge 3 assist e 0 palle perse. Sembra che Waiters stia maturando molto più velocemente del previsto, proprio come il suo college Kyrie Irving con il quale potrebbe formare una coppia più unica che rara.
3° Brad Beal, Guardia, Washington Wizards.Settimana precedente 4°
Punti 13.5, Rimbalzi 3.3, Assist 2.4, Recuperi 1.0, 40% dal campo, 37% da tre, 79% ai liberi in 31.0 minuti.
E’ lui che tiene a galla i Wizards contro Toronto con 25 punti, 4 rimbalzi, 1 assist e 0 palle perse tirando 3/6 da tre punti. C’è poco da dire, dopo un’inizio di stagione non all’altezza, Beal sta esplodendo, per non parlare della bella chimica che si sta creando con Wall e compagni, i quali finalmente iniziano a fidarsi ciecamente dell’ex Florida. Washington crede così tanto in lui che ha deciso di privarsi di Jordan Crawford e questo vorrà dire più minuti, più tiri e più responsabilità per Beal.
4° Anthony Davis, Ala Grande, New Orleans Hornets. Settimana precedente: 5°
Punti 12.5, Rimbalzi 7.4 (top), Assist 1.0,Recuperi 1.2 (top),Stoppate 1.9 (top), 51% dal campo, 73% ai liberi in 27.9 minuti.
Con Drummond ancora fuori per infortunio diventa anche il miglior rimbalzista dei rookies. In settimana gli tocca giocare un back-to-back ma nonostante le due sconfitte degli Hornets Davis ben figura, per lui due prestazioni in doppia cifra nella prima delle quali raggiunge addirittura la doppia doppia, una prestazione da 15 punti, 10 rimbalzi, 3 assist, 4 recuperi e 1 stoppata. Se Davis riuscisse a essere più costante a rimbalzo darebbe senza dubbio fastidio a Lillard nella corsa al titolo di Rookie of the Year.
5° Andrew Nicholson, Ala Grande, Orlando Magic. Settimana Scorsa: 7°
Punti 8.0, Rimbalzi 3.8, Assist 0.5, Stoppate 0.4, 53% dal campo, 77% ai liberi in 16.4 minuti.
Due partite e due sconfitte per i Magic ma 11.5 punti, 9.5 rimbalzi e 2 assist di media fanno di Nicholson un giocatore di impatto clamoroso per Orlando. Da inizio febbraio coach Vaughn ha cominciato a fidarsi di Nicholson e gli sta regalando tanti minuti che per il momento non stanno andando di certo sprecati.
6° Kyle Singler, Ala Piccola/Guardia, Detroit Pistons. Settimana precedente: 2°
Punti 9.0, Rimbalzi 4.0, Assist 1.1, Recuperi 0.7, Stoppate 0.5, 44% dal campo,38% da tre punti (top), 81% ai liberi, in 28.2 minuti.
Singler non è propriamente quello di settimana scorsa ma comunque ha mantenuto una certa solidità senza sporcare le sue medie stagionali. Singler ha contribuito anche a un’altra vittoria dei Pistons e non ho dubbi che in futuro possa fare molto meglio, è necessario del tempo per aumentare la chimica con i nuovi innesti come Calderon. Non vanno sottovalutati tutti gli “intangibles” ovvero tutte quelle cose che non possono essere segnare nelle statistiche ma fondamentali nel corso della partita: Singler infatti riesce ad aiutare i Pistons soprattutto con buone giocate difensive e con l’intelligenza cestistica tipica di chi ha passato 4 anni a Duke al fianco di coach Mike Krzyzewski.
7° Jonas Valanciunas, Centro, Toronto Raptors. Settimana precedente: 10°
Punti 7.2, Rimbalzi 5.4, Assist 0.9, Stoppate 1.1, 53% dal campo, 74% ai liberi in 21.4 minuti.
I 7 punti e 7 rimbalzi di media in settimana non sono niente male per il lituano ma ciò che lo ha portato alla settima posizione di questa classifica è più che altro il suo impegno a centro area. Da quando è arrivato Gay infatti un giocatore come Valanciunas non può contare su molti palloni in attacco e per questo deve concentrarsi sul “gioco sporco” in area, cosa che in questo momento Jonas sta facendo benissimo e i Raptors ne stanno beneficiando.
8° Moe Harkless, Ala Piccola, Orlando Magic.Settimana precedente: NC
Punti 5.4, Rimbalzi 4.0, Stoppate 0.8, Recuperi 0.9, 46% dal campo, 20% da tre, 56% ai liberi in 20.0 minuti.
Ha meni che non gli consentirebbero di giocare nemmeno in LegaDue in Italia ma salta come pochi e soprattutto ogni volta gioca al 110% delle sue potenzialità. Per Harkless non esistono marce basse, o si supera il limite o non si sale nemmeno in auto ed è per questo che nelle due uscite settimanali realizza prima 15 punti, 6 rimbalzi, 2 assist e 1 stoppata contro Charlotte e poi 25 punti, 8 rimbalzi e 1 stoppata contro Dallas, il tutto in un back-to.back. Considerando il minutaggio che gli viene dato è difficile dire se lo rivedremo a questo punto della classifica anche in futuro ma per ora diamo a Cesare quel che è di Cesare o meglio, diamo a Moe quel che è di Moe.
9° Tyler Zeller, Centro, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente: 9°
Punti 8.1, Rimbalzi 6.1, Assist 1.4, Stoppate 0.9, Recuperi 0.5, 43% dal campo, 77% ai liberi in 27.5 minuti.
Ancora una volta potrebbe scalare la classifica per le prestazioni non convincenti dei compagni ma Zeller mantiene le sue medie senza mai fare un salto considerevole, ormai si è piazzato al nono posto e da qui non si muove. Probabilmente Zeller è il rookie più costante della stagione, privo di passi indietro ma probabilmente anche in avanti, le imperfezioni e gli errori infatti sono gli stessi di inizio stagione. Ciò non significa che non sia un ottimo giocatore e lo dimostra con una fondamentale esibizione in doppia cifra nella vittoria contro gli Hornets.
10° Brian Roberts, Guardia, New Orleans Hornets. Settimana precedente 11°
Punti 6.6, Rimbalzi 1.0, Assist 2.2, Recuperi 0.4, 42% dal campo, 38% da tre, 93% ai liberi (top) in 14.4 minuti
Gioca poco ma in quel poco tempo fa cose che i suoi colleghi non riescono a fare nel doppio dei minuti. In settimana viene utilizzato solo 12 minuti in media ma la prima volta realizza 7 punti e 4 assist mentre nella seconda uscita è autore di ben 17 punti. Che altro dire su di lui? In relazione al minutaggio Roberts è senza dubbio il miglior realizzatore della NBA dalla panchina ma purtroppo per lui i pochi minuti giocati gli impediscono anche di scalare questa classifica.
11° Harrison Barnes, Ala Piccola, Golden State Warriors.Settimana precedente: 6°
I Warriors sono in crisi nera con solo 1 vittoria nelle ultime 7 gare e anche Barnes sembra risentirne. La sua media di 3 punti e 2 rimbalzi in settimana gli ha già fatto perdere 5 posizioni ma se si continua di questo passo non si può che immaginarselo fuori dalla nostra Top 15.
12° Michael Kidd-Gilchrist, Ala Piccola, Charlotte Bobcats (NC)
Chi non muore si rivede. MKG non ha impressionato ma tra rookies alle prese col “rookie wall” e altri infortunati la sua partita da 11 punti, 6 rimbalzi, 3 assist e 3 stoppate fa la differenza. Anche contro Orlando non delude pur non sbalordendo ma contribuisce comunque a un’importante vittoria. Sembra che stia tornando a giocare tanti minuti dopo una decina di giorni di limitazione quindi senza dubbio sembra sulla buona strada per tornare a impressionare.
13° Alexey Shved, Guardia, Minnesota Timberwolves. (8°)
I suoi minuti calano, il suo impatto è minore e Minnesota continua a perdere. I 6 punti e 4 rimbalzi contro Philadelphia confermano che non è più lo stesso che solo poco tempo fa era secondo solo a Lillard nella nostra rubrica.
14° Austin RIvers, Guardia/Playmaker, New Orleans Hornets (NC)
Va a merce alternate, ma quando gli vengono concessi più di 20 minuti e la possibilità di avere la palla in mano può fare ottime cose, gli 11 punti, 4 rimbalzi e 2 assist contro Cleveland lo dimostrano.
15° Pablo Prigioni, Playmaker, New York Knicks (NC)
In un periodo in cui molti rookies sono sottotono l’esordiente di 35 anni risponde con 5 punti, 2 rimbalzi, 8 assist e 2 recuperi in 20 minuti. L’esperienza paga.
Classifica Generale:
Come l’anno scorso ci sarà un metodo per eleggere il Rookie of the Year di Basketinside. Assegneremo ogni settimana un punteggio in base alla posizione nella classifica settimanale, a fine anno chi avrà più punti in assoluto sarà il rookie dell’anno secondo Basketinside.com. Il primo guadagnerà 25 punti, il secondo 20, poi 17, 14, 12, 10, 8, 6, 4, 3. Dall’undicesimo al quindicesimo si guadagna 1 punto.
Damian Lillard 400
Anthony Davis 231
Dion Waiters 215
Alexey Shved 186
Michael Kidd-Gilchrist 169
Harrison Barnes 164
Brad Beal 161
Kyle Singler 122
Andre Drummond 76
Tyler Zeller 51
Jeffery Taylor 26
Jonas Valanciunas 30
Andrew Nicholson 27
Jared Sullinger, Jae Crowder 24
Brian Roberts 23
Austin Rivers 12
Chris Copeland 10
John Henson 9
Terrence Ross, Moe Harkless 8
Thomas Robinson 6
Pablo Prigioni 4
John Jenkins, Draymond Green 2
Meyers Leonard 1