Ezeli fa sentire il suo impressionante fisico anche in NBA, questa volta contro Jordan Hill
Photo took from binaryapi.ap.orgE’ il 21 ottobre 1989 ma nonostante il periodo fa abbastanza caldo, forse perché ci troviamo a Benin City, in Nigeria, nel luogo e nel momento della nascita di Festus Ezeli, rookie di Golden State scelto con la chiamata numero 30, l’ultima del primo giro dell’ultimo Draft, direttamente da Vanderbilt.
Festus, all’anagrafe Ifeanyi Festus Ezeli-Ndulue, fa parte di una famiglia numerosa infatti possiede tre fratelli e una sorella ma nonostante questo la sua famiglia, abbastanza ricca soprattutto per gli standard locali, si può permettere di farlo studiare ed è proprio lo studio che si rivela la vera passione di Ezeli. Il suo primo nome, Ifeanyi, dice lo stesso Ezeli, significa “niente è impossibile con l’aiuto del Signore” ed è forse per tenere fede al significato del proprio nome che Festus si rende protagonista di grandi imprese fin in giovane età, ma non in campo sportivo, il ragazzo infatti sogna di fare il dottore e si concentra così tanto su tale obbiettivo da bruciare letteralmente le tappe riuscendo a concludere le scuole superiori all’incredibile età di 14 anni. Un genio. Festus senior, il padre, una volta avuto l’ok di mamma Patricia, decide di mandare il figlio negli Stati Uniti, precisamente a Yuba City in California, luogo di residenza dello zio di Festus, un pediatra che avrebbe aiutato il protagonista della nostra storia ad ambientarsi in America e a diventare un dottore.
Lo zio d’America, Emeka Ndulue, gli consigliò di incominciare a fare qualche sport di squadra, non tanto per il fisico ma più che altro per iniziare ad ambientarsi nel nuovo paese e cominciare a farsi qualche amico, d’altronde il liceo ormai lo aveva finito e decise così di prendersi un po’ di tempo per concentrarsi su altro. Provò col calcio ma senza successo poi lo zio gli fece notare che essere alto 205 centimetri non è proprio la normalità per un ragazzo di 15 anni e che forse avrebbe dovuto sfruttare maggiormente le doti fisiche che il Signore, quello presente anche nel suo nome, Ifeanyi, gli aveva dato. Iniziò la sua vita cestistica a Jesuit High, liceo locale in cui seguiva qualche corso giusto per avere l’eleggibilità, ma non riuscì nemmeno ad entrare in squadra, fu tagliato prima, d’altronde non è facile far parte di una squadra di basket se fino al giorno precedente non si ha mai preso in mano un pallone e non si ha mai sentito parlare nemmeno delle regole. Curioso anche il fatto secondo cui a tagliarlo sia stato il professore di chimica il quale, svolgendo il doppio lavoro di allenatore e professore, ha ritrovato in Ezeli il peggior giocatore della squadra e il miglior studente di chimica della scuola.
Ezeli era sempre più triste per i suoi risultati sportivi e aveva grande nostalgia della Nigeria ma lo zio gli consigliò di non demordere così il nostro ragazzone prese parte ad alcune squadre AAU di basso livello, le classiche organizzazioni che consentono ai liceali americani di giocare durante l’estate e che ad alto livello diventano praticamente delle selezioni di All-Star statali. In AAU ha avuto vita breve ma lo si ricorda per il suo primo canestro in carriera, un semplice appoggio ma nel canestro sbagliato, quello della sua squadra. Recentemente ha dichiarato su quell’accaduto: “Non capivo nulla, tutti correvano e io, preso dalla foga, ho tirato nel primo canestro che ho visto, non so nemmeno come ci sia arrivato sotto a quel canestro”.
Ezeli non demorde e a 16 anni decide di frequentare lo Yuba Community College, solo qualche lezione, niente di definitivo perché, nel caso fosse definitivamente entrato a Yuba, avrebbe perso l’eleggibilità dei primi due anni di college in Division I. A Yuba l’obbiettivo non era solo quello di adattarsi al sistema scolastico americano ma anche imparare il più possibile riguardo alla pallacanestro e per questo decise di aiutare la squadra come responsabile dei video. Si dice che all’epoca, quando Yuba arrivava nei campus avversari, le altre squadre erano intimorite da questo armadio di ebano salvo restare stupite quando lo avvistavano a bordo campo con la telecamera in mano.
Ezeli mostra la sua esplosività con la maglia di Vanderbilt
Photo took from bp.blogspot.comEzeli sa di voler giocare e si allena tantissimo, prende parte a molte squadre AAU e migliora molto il suo gioco, poi a 17 anni, la svolta: Festus schiaccia. “In quel momento ho capito quanto fosse divertente quello sport e quanto io desiderassi giocarci a livelli sempre più alti”. Festus migliora in continuazione e viene convocato anche per il Reebok All-American Camp, evento che gli dà una grande visibilità tanto che sulle sue tracce si mettono ben 27 college della Division I tra cui Harvard, Florida, UConn, Vanderbilt e Boston College. Paradossalmente l’offerta di Vanderbilt è la più allettante dato che propone a Ezeli di ottenere il redshirt per la prima stagione così da permettersi di concentrarsi sullo studio e sugli allenamenti sul parquet. Festus infatti è ancora molto grezzo in campo, lontano dall’esser un gran giocatore ma i suoi compagni lo aiutano molto, specie l’australiano A.J. Ogilvy, uno dei centri migliori della NCAA in quegli anni, ma con il lavoro duro inizia a fare sempre più sul serio con il basket tanto che medicina risulta essere una facoltà troppo dispendiosa in termini di tempo e per questo decide di ripiegare su economia. Ovviamente Ezeli è il tipico studente modello quindi gli ottimi voti arrivano senza problemi, nel frattempo continua a migliorare tanto che il celebrato A.J. Ogilvy inizia a fare molta più fatica del solito nel segnargli contro durante gli allenamenti per non parlare di quanto il giocatore nigeriano sia amato nel campus di Vanderbilt, un eroe, dopotutto è ovvio, un “secchione” che al tempo stesso è giocatore della squadra di basket proveniente da un paese lontano non puà che star simpatico a tutti.
Ogilvy si dichiara per il Draft 2010 quindi al nostro ragazzone, dopo due stagioni a circa 10 minuti di media, toccano due stagioni da titolare. Ormai è pronto, bisogna lavorare su una cosa ancora: la timidezza, nei primi due anni infatti Ezeli ha mostrato lampi di puro talento in trasferta e momenti davvero discutibili quando si è giocato in casa, principalmente perché se vede un suo amico sugli spalti si imbarazza e comincia a giocare male. Dopo un bel po’ di lavoro sotto questo punto di vista Ezeli è pronto per le due stagioni da titolare le quali si rivelano spettacolari. Passa da una media di 3 punti e 3 rimbalzi a 13 punti e 6.3 rimbalzi già nel suo primo anno in quintetto in cui demolisce anche il record di 74 stoppate in una singola stagione di Vanderbilt stabilito da Will Perdue piazzandone 87 e guadagnandosi inoltre il titolo di giocatore più migliorato dell’intera NCAA. L’anno successivo non migliora le sue statistiche ma aiuta i Commodores a conquistare il primo titolo del torneo della SEC dal 1952, cosa che gli vale una chiamata al primo giro nel Draft NBA dai Warriors.
Ezeli può non essere il leader dei Warriors e probabilmente non lo diventerà mai ma è comunque un giocatore importante nella rotazione di Golden State, specie con Bogut infortunato, inoltre consideriamo che questo ragazzo non è mai entrato in una squadra di basket organizzato prima dei 16 anni quindi potrebbe ancora migliorare molto,. Dopotutto lui è un predestinato, con un nome che significa “niente è impossibile con l’aiuto del signore” cosa vi aspettavate?
Ranking
1° Damian Lillard, Playmaker, Portland Trail Blazers.Settimana precedente: 1°
Punti 18.4 (top), Rimbalzi 3.2,Assist 6.4 (top), Recuperi 1.0, 42% dal campo, 35% da tre, 86% ai liberi in38.5 minuti (top)
Nella settimana degli Oscar mi sento di poter dire “And the Oscar goes to… Damian Lillard! Che sorpresa! Il rookie da Weber State è sempre davanti e non demorde e anche dopo due prestazioni consecutive sotto i 20 punti piazza la gara da 27 contro Denver. Fenomenale.
2° Dion Waiters, Guardia, Cleveland Cavaliers.Settimana precedente 2°
Punti 14.8, Rimbalzi 2.5, Assist 3.2, Recuperi 1.0, 41% dal campo, 31% da tre, 77% ai liberi in 29.7 minuti
Prima i 12 punti nella vittoria contro Orlando ma poi arriva una serie di tre partite in quattro giorni contro Miami, Chicago e Toronto in cui l’ex Syracuse tiene una media di 25 punti e 3 assist, cifre fondamentali per aiutare i Cavaliers a portare a casa due vittorie in tre gare difficilissime. Waiters sembra aver trovato il ritmo perfetto e l’intesa con Irving è sempre più consolidata, niente da dire, solo applausi.
3° Bradley Beal, Guardia, Washington Wizards.Settimana precedente 3°
Punti 13.9, Rimbalzi 3.6, Assist 2.5, Recuperi 1.0, 40% dal campo, 37% da tre, 79% ai liberi in 31.7 minuti.
Quasi 20 punti di media nelle quattro partite della settimana per Beal. L’ex Florida convince sempre di più soprattutto se consideriamo il brutto periodo di John Wall, Beal infatti non solo segna tanto ma è lui a prendersi le responsabilità più grandi nei momenti più importanti e quando viene chiamato in causa ha sempre risposto “presente”. A lui vanno molti meriti delle tre vittorie nelle quattro uscite settimanali contro Denver, Toronto e Houston, tutte W arrivate con un massimo di 6 punti di scarto. E se dicessi che contro Denver è andato anche in doppia doppia catturando anche 12 rimbalzi? Il terzo posto è più che meritato.
4° Anthony Davis, Ala Grande, New Orleans Hornets.Settimana precedente: 4°
Punti 12.5,Rimbalzi 7.4 (top), Assist 0.9, Recuperi 1.2 (top),Stoppate 1.8 (top), 51% dal campo, 74% ai liberi in 27.7 minuti.
La prima scelta assoluta del Draft piazza una doppia doppia da 10 punti e 10 rimbalzi contro Dallas a cui risponde con un’altra ottima gara da 20 punti e 8 rimbalzi nella vittoria contro i Kings. A queste due ottime gare però segue un’uscita piuttosto deludente da 6 punti e 4 rimbalzi contro Brooklyn, una partita che mette ulteriormente in luce il vero problema di Davis: la costanza, l’ex Kentucky infatti non è ancora riuscito a mettere in fila più di due o tre partite di livello davvero alto e i primi a rimetterci sono gli Hornets.
5° Moe Harkless, Ala Piccola, Orlando Magic.Settimana precedente: 8°
Punti 6.0, Rimbalzi 4.1, Stoppate 0.8, Recuperi 0.8, 48% dal campo, 23% da tre, 56% ai liberi in 21.2 minuti.
Se Lillard ha vinto l’Oscar per miglior attore protagonista la statuetta per il miglior interprete non protagonista non può che toccare a Moe Harkless. In una Orlando distrutta dagli infortuni è la sua la stella più brillante, non guardate le statistiche, sono molto basse perché non è da molto che coach Vaughn ha deciso di puntare su questo ragazzo ma da quando gli ha dato fiducia ha potuto solo sorridere per questa scelta. In settimana è andato sempre in doppia cifra e a Memphis ha chiuso addirittura con 19 punti e 9 rimbalzi di cui 6 offensivi. Una pecca c’è, va sistemato il tiro libero che attualmente è a un livello simile a quello di Shaquille O’Neal nella sua prima versione NBA, non proprio benissimo considerando che Harkless è un’ala piccola. Per il resto, se l’intensità in campo è sempre questa, la strada non può che essere in discesa.
6° Andrew Nicholson, Ala Grande, Orlando Magic. Settimana Scorsa: 5°
Punti 8.2, Rimbalzi 3.7, Assist 0.5, Stoppate 0.4, 53% dal campo, 77% ai liberi in 16.9 minuti.
Sia chiaro, Nicholson sta giocando molto bene per cui la discesa alla posizione numero 6 è dovuta solo all’esplosione del suo compagno di squadra Harkless. Nicholson è andato per due volte oltre la doppia cifra mantenendo comunque anche un buon apporto a rimbalzo ma coach Vaughn ha comunque deciso di limitarne non poco il minutaggio nelle ultime due gare anche se le sue statistiche non sono calate. Forse Nicholson è uno di quei giocatori destinati a dare grande impatto nella breve distanza per poi perdersi quando vengono fatti giocare tanto, in ogni caso per il momento Orlando si gode il momento dei suoi due rookies, se solo questi avessero qualche aiuto in più dal resto della squadra forse si potrebbe anche vincere qualche partita in più.
7° Donatas Motiejunas, Ala Grande/Centro, Houston Rockets. Settimana precedente: NC
Punti 3.7, Rimbalzi 1.2, Assist 0.5, 53% dal campo, 35% da tre punti, 63% ai liberi in 6.4 minuti.
Ok è vero le statistiche sono ridicole ma va detto che solo da una settimana i Rockets stanno dando fiducia al lituano, è stato lui infatti il giocatore che più ha beneficiato della partenza di Marcus Morris, Cole Aldrich e Patrick Patterson. Ammetto che forse la settima piazza è un po’ troppo ma bisogna dire che, tralasciando la top five, i rookies sono stati tutt’altro che impressionanti ed è quindi per questo motivo, oltre che per l’effetto sorpresa, che Donatas ora si gode la settima piazza. In settimana il lituano esordisce con 9 punti in 11 minuti nella vittoria contro i Nets per poi migliorarsi contro Washington con 11 punti, 6 rimbalzi e 2 assist. Sull’onda dell’entusiasmo arriva la sua miglior prestazione dell’anno contro Milwaukee con 13 punti, 7 rimbalzi, 5 assist e 1 recupero, per non parlare del fatto che in queste tre gare ha mantenuto percentuali oltre il 50% dal campo e pari al 50% da tre punti. Houston continuerà a dargli fiducia? Sicuramente come punto di partenza non è male.
8° Kyle Singler, Ala Piccola/Guardia, Detroit Pistons. Settimana precedente: 6°
Punti 8.8, Rimbalzi 3.9, Assist 1.1, Recuperi 0.7, Stoppate 0.5, 44% dal campo,37% da tre punti (top), 81% ai liberi, in 28.0 minuti.
Inizia la settimana in maniera disastrosa con una media di 2 punti e 3 rimbalzi nelle due sconfitte consecutive contro i Pacers per poi risollevarsi con una prestazione da 13 punti, 4 rimbalzi, 1 assist e 1 recupero contro Atlanta e poi confermarsi con 9 punti, 2 rimbalzi 1 assist e 1 recupero contro i Wizards. Singler non è stato esaltante e anche lui deve ringraziare gli altri rookies se riesce a restare in top ten, dal punto di vista del tiro infatti è stato scandaloso come dimostra il 2/13 delle due gare contro i Pacers. C’è da dire che Detroit lo sta utilizzando a marce alternate, in una gara gioca oltre 30 minuti e in quella dopo solo 14, cosa che sicuramente non aiuta un giocatore a gestirsi nel migliore dei modi, specie un rookie.
9° Jeffery Taylor, Ala Piccola, Charlotte Bobcats. Settimana precedente: NC
Punti 6.5, Rimbalzi 2.1, Assist 0.9, Recuperi 0.7, 43% dal campo, 33% da tre, 75% ai liberi in 21.2 minuti.
Chi non muore si rivede, bentornato quindi al nostro svedese preferito. Taylor sfiora la doppia cifra in due occasioni giocando bene, con un’ottima intensità ma contro Denver decide di portare il suo gioco ad un altro livello. Per lui contro la squadra di Gallinari arrivano 18 punti (career high), 3 rimbalzi, 2 assist, 2 recuperi e 2 stoppate, decisamente niente male per l’ex Vanderbilt. Ovviamente i Bobcats non hanno approfittato del buon momento di Taylor e hanno perso tutte le partite della settimana ma questo era intuibile.
10° Tyler Zeller, Centro, Cleveland Cavaliers. Settimana precedente: 9°
Punti 8.1, Rimbalzi 6.0, Assist 1.4, Stoppate 0.9, Recuperi 0.5, 43% dal campo, 78% ai liberi in 27.1 minuti.
L’ex North Carolina Parte benissimo con 16 punti e 7 rimbalzi contro Orlando ma poi il minutaggio cala incredibilmente e arrivano tre prestazioni non ottimali: 7 punti e 2 rimbalzi contro Miami, 4 punti e 8 rimbalzi contro Chicago, 6 punti e 2 rimbalzi contro Toronto. Pur dando un buon apporto con assist e stoppate nelle tre vittorie delle quattro partite appena citate non si può dire che Zeller non sia leggermente calato.
11° Alexey Shved, Guardia, Minnesota Timberwolves. (13°)
I tempi della seconda posizione nella nostra classifica sono lontani ma almeno possiamo notare qualche piccolo miglioramento. In mezzo a tante partite non esaltanti infatti spicca una prestazione da 17 punti, 4 rimbalzi, 2 assist, 1 recupero e 1 stoppata contro i Thunder, non male come primo passo per tornare il giocatore di dicembre e gennaio.
12° Jonas Valanciunas, Centro, Toronto Raptors. (7°)
Settimana con due sconfitte in tre partite per i Raptors e di conseguenza cala anche Valanciunas. Il secondo lituano in classifica ha la sua miglior partita nell’unica vittoria della squadra, quella contro i Knicks in cui piazza 3 punti, 10 rimbalzi e 2 stoppate. Contro Cleveland continua a segnare poco (5 punti) ma completa la gara con 8 rimbalzi e 3 stoppate anche se i 4 punti e 3 rimbalzi contro Washington confermano il momento non strepitoso del giocatore dal numero 17.
13° Michael Kidd-Gilchrist, Ala Piccola, Charlotte Bobcats (12°)
Parte benissimo con 10 punti e 7 rimbalzi contro Chicago a cui segue una prestazione da 12 punti, 4 rimbalzi e 3 assist contro Denver tanto che si comincia a pensare che MKG stia finalmente tornando quello strepitoso giocatore di inizio stagione. Arriva però la sfida contro i Clippers in cui l’ex Kentucky chiude con 0 punti e 1 rimbalzo in 22 minuti quindi anche con 1 minuto in più rispetto all’ottima serata contro Denver. Da rivedere.
14° Austin RIvers, Guardia/Playmaker, New Orleans Hornets (14°)
Si mantiene costante pur senza impressionare e come suo solito alterna uscite da 2 punti ad altre da 9 punti e 4 assist, come in settimana contro Oklahoma City. Non riesce a esplodere anche per una gestione particolare riguardo al minutaggio, una volta gioca 18 minuti e poi 38, tornando subito a 16 la gara successiva.
15° John Henson, Ala Grande, Milwaukee Bucks (NC)
Gioca pochissimo, spesso sotto i 5 minuti ma quando gli si concede qualcosa in più l’ex UNC regala sempre emozioni. 11 punti e 6 rimbalzi in 15 minuti contro Atlanta e 12 punti con 5 rimbalzi in 13 minuti contro Houston. Un concentrato di efficacia.
Classifica Generale:
Come l’anno scorso ci sarà un metodo per eleggere il Rookie of the Year di Basketinside. Assegneremo ogni settimana un punteggio in base alla posizione nella classifica settimanale, a fine anno chi avrà più punti in assoluto sarà il rookie dell’anno secondo Basketinside.com. Il primo guadagnerà 25 punti, il secondo 20, poi 17, 14, 12, 10, 8, 6, 4, 3. Dall’undicesimo al quindicesimo si guadagna 1 punto.
Damian Lillard 425
Anthony Davis 245
Dion Waiters 235
Alexey Shved 187
Brad Beal 178
Michael Kidd-Gilchrist 170
Harrison Barnes 164
Kyle Singler 128
Andre Drummond 76
Tyler Zeller 54
Andrew Nicholson 37
Jonas Valanciunas 31
Jeffery Taylor 30
Jared Sullinger, Jae Crowder 24
Brian Roberts 23
Moe Harkless 20
Austin Rivers 13
Chris Copeland, John Henson 10
Terrence Ross, Donatas Motiejunas 8
Thomas Robinson 6
Pablo Prigioni 4
John Jenkins, Draymond Green 2
Meyers Leonard 1