Paul George che scrive 43 sul suo tabellino personale sotto la voce punti, e fa il suo massimo in carriera, e dall’altra parte Damian Lillard che decide, con i suoi 14 punti nell’ultimo quarto, la partita. Questo non è un report di una partita di regular season Nba tra due squadre di metà classifica, ma è stato lo scontro al vertice. La prima a Est contro la prima a Ovest. I Pacers e i Trail Blazers sono accomunate dal fatto di essere piccoli mercati senza la cassa di risonanza che hanno le più titolate grandi franchigie Nba. Qualsiasi cosa fa notizia in casa Lakers (si parla più del possibile rientro di Bryant che della squadra) o Celtics o Knicks, mentre in queste 2 realtà non ci sono i riflettori puntati 24 ore su 24. New York è in apprensione per il futuro di Melo mentre Boston, grazie allo stravagante mercato voluto da Danny Ainge, pensa già al 2015. Di risultati non se ne parla mentre a Portland Lamarcus Aldridge sta diventando la migliore ala forte di tutta l’Nba e Damian Lillard il play giovane più forte in assoluto, mentre in Indiana Paul George rischia di diventare il vero Mvp della stagione salendo al livello di Lebron e Durant. In casa giallonera la ricostruzione voluta da Larry Bird si è compiuta, a prescindere dai risultati che verranno, ma poter pensare a determinati traguardi era così lontano 2-3 anni fa che appare quasi un miracolo. Un miracolo costruito su ottime scelte e astuti trade che hanno portato ai Pacers degli ottimi giocatori che si stanno imponendo in Nba. Per non parlare di quella che viene vista come l’arma in più di Indiana, cioè di Frank Vogel. Sta migliorando di anno in anno nella gestione della squadra e dei propri uomini, riesce a mantenere la calma nei momenti caldi e questo serve tantissimo ai suoi giovani talenti. “Non ci interessa il record ma il primo posto ad Est per essere, stavolta, nella posizione giusta ai playoffs” queste parole di coach Vogel fanno capire quanto sarà complicata la strada dei bicampioni Miami Heat. La statua dedicata a Larry Bird posta fuori il campo da gioco dei Pacers ci fa capire quanto è importante per loro la presenza, da presidente, dell’ex Celtics. Tutte sue sono le scelte che hanno portato Indiana a questo livello, dalla riconferma di Vogel, all’acquisto in estate di Copeland, Scola e Watson. Per non parlare della rinuncia a tutti gli uomini della rissa targata 2004 (Artest e O’neal su tutti) e del fatto che ha puntato tutto su Paul George (snobbato da molti altri) , credere in Roy Hibbert (uno dei centri più dominanti adesso in Nba) e tenere David West (collante impressionante della squadra). Aggiungiamo a questo il grande talento di Stephenson (ancora troppo alterno ma da tenere assolutamente) e la costanza di Hill calcolando in tutto ciò che Granger (la loro stella fino al 2012) è in continua injuried list. A Portland non si vedeva un inizio così dal 1990/1991. Ora si può pensare in grande, anche se a ovest gli avversari sono molti e agguerriti. Aldridge è diventato il leader non solo in campo ma anche fuori. Ha le migliori statistiche della sua carriera con più di 22 punti e 9 rimbalzi di media. Si sta abituando al ruolo assegnatogli e ne sta subendo tutti i benefici, ora segna di più e viene sistematicamente cercato in campo per risolvere delle situazioni complicate. non essere più il centro titolare della squadra gli ha data meno pressioni e più palle giocabili. La squadra grazie a Lillard, il francese Batum e Matthews è estremamente prolifica, con il quinto attacco della lega. Con la presenza di Lopez sotto canestro ora intimidiscono di più sotto canestro e difensivamente sono migliorati moltissimo, difendendo di più l’area e il proprio canestro. Lo scorso anno nell’ultimo mese hanno perso il treno dei playoffs, regalando il passaggio proprio ai più pubblicizzati Los Angeles lakers, ma quest’anno l’aria sembra diversa, la squadra più matura grazia anche al lavoro di Terry Stotts, il coach, che ha saputo ricreare un gruppo sempre afflitto da infortuni e da traguardi mai raggiunti. Si affida moltissimo alla tecnologia per far rivedere e capire meglio i movimenti ai propri giocatori. insomma l’ipad è sempre con lui anche durante i time-out. Queste due realtà sono un miracolo in una Nba che ha sempre favorito le grandi piazze, soprattutto mediatiche, e non risulta essere molto equillibrata. Indiana e Portland per ora si godono il primato, sognando ma non troppo. www.nbadoctors.com