Vite da NBA: Anthony Davis

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Difficilmente si accosta la parola MVP ad un 22enne: troppo giovane, inesperto, immaturo… Ma è proprio l’MVP in carica, Kevin Durant, a pronunciare queste parole: come ormai avrete capito il campione di OKC si riferisce al Monociglio. Anthony Marshon Davis nasce a Chicago l’11 marzo 1993, e sin da subito si avvicina al basket grazie al padre che, per allontanarlo dalla strada (a pochi isolati da casa sua cresce nei parchi di strada un certo Derrick Rose) monta un canestro nel giardino di casa. Quel canestro, il classico da minibasket, però è costretto a essere cambiato, perchè Anthony a 15 anni è 1.85m. Come qualsiasi ragazzo di Chicago che si rispetti indossa la maglia numero 23 per Michea.. No! Il piccolo Anthony è cresiuto vedendo in tv un altro 23, LeBron James, che durante l’adolescenza di AD iniziava a far sua l’NBA.     Gioca nella High School della sua zona, la Perspectives Charter School, nella Blue Division di Chicago che, per intenderci, nel panorama del basket studentesco nazionale vale quanto il due di picche a briscola. La scuola non ha la palestra, per gli allenamenti ci si sposta un paio di chilometri a nord in una chiesa nelle vicinanze. Ma nonostante lo scarso livello di competizione si intravede qualcosa in questo ragazzo che copre tutti e 5 i ruoli: salta per la palla due, ovviamente vincendola, se la fa dare in mano e inizia l’azione; sì, perche Davis all HS era guardia, nonostante fosse il più alto ma anche il miglior ball-handler. Ma nonostante ciò la sua fama è pressochè a livello locale sinchè non partecipa all’Amateur Athletic Union Circuit, dove viene filmato e le sue partite fanno il giro del web, suscitando scalpore tra i migliori atenei del college basket.   La prima squadra a bussare alla porta del padre Anthony Davis Sr. è Syracuse, ma il ragazzo decide che non è ancora il momento di prendere decisioni. Nel frattempo continua a dominare (verbo che lo seguirà anche al college) scherzando gli avversari al Nike Global Challenge in Oregon, con 29 punti, 10 rimbalzi e 8 stoppate. Il 13 Agosto 2010 si accorda verbalmente con Kentucky, ma manco il tempo di ufficializzare che scoppia il caso Pay-for-play: infatti il Chicago Sun Times rivela che il padre di Davis negli incontri con i college avesse preteso dai 150.000 $ ai 200.000$ per convincere il figlio a unirsi alla squadra. Il caso fece il giro degli USA salvo poi finire nel dimenticatoio viste le continue negazioni dell’università e della famiglia di Anthony riguardo a ciò. Ci siamo dimenticati un particolare forse un po’ rilevante: Anthony non è piu 185 cm, ne ha presi 20 in 14 mesi. DUE METRI E OTTO CENTIMETRI. Sul web impazzano queste immagini-scherzo che ritraggono la crescita del nostro personaggio. Non è detto che abbiano tutti i torti.

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  Ma nonostante ciò in campo gioca come 20 cm fa, è ancora lui la guardia. L’ultimo suo anno a Perspective è travagliato: gli infortuni lo martoriano constantemente e la squadra non va benissimo. Anzi. Per regalare la prima vittoria alla sua squadra c’è bisogno di 32 punti, 21 rimbalzi, 11 assist e 9 stoppate. In quella stagione registra 32 punti, 22 rimbalzi e 8 stoppate a partita. Non male. Ormai è considerato un top 3 tra i prospetti della lega, insieme ai suoi colleghi Beal e Kidd-Gilchrist, domina il Jordan Brand Classic come nessuno dai tempi di LeBron James, ora è il momenti di farsi valere al college. Al college debutta col botto: 23 punti, 10 rimbalzi, 5 stoppate e 3 assist, il che lascia presagire ad una stagione incredibile dal punto di vista individuale e di squadra. Infatti cosi è, Davis vince tutto il possibile, Kentucky pure, guida i suoi compagni di squadra alla vittoria della NCAA Final Four in quel di New Orleans tirando male, ma dominando nella metà campo difensiva. A fine serata verra premiato col MOP (Most Outsanding Player) con una gara da 16 rimbalzi, 6 tiri stoppati, 5 assist, 3 palle recuperate e 6 punti. Sigla record per ogni categoria che gli riguarda (rimbalzi, stoppate e doppie-doppie).
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  Intanto, grazie ad un’infinita serie di infortuni, viene convocato per le Olimpiadi di Londra. Senza aver mai giocato in NBA. Allora questo è forte per davvero. L’esperienza non può che giovargli, perchè chi può aver la fortuna di giocare già a 19 anni con i migliori del palcoscenico Americano? Esatto, nessuno.
il sogno di qualsiasi ragazzo in una foto | espn.com
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    È chiaramente la 1° scelta assoluta al prossimi draft, non c’era una 1° scelta così “scritta” dai tempi di LeBron James (sì, ancora lui). Sarà il destino, ma un paio di mesi dopo Davis si trasferirà a New Orleans, perchè gli Hornets (adesso Pelicans), hanno ottenuto la possibilità di scegliere per primi, alla faccia di Charlotte, che ha giocato a perdere per una stagione intera: probabilmente gli Dei del basket non gli volevano uno scempio tale. L’esordio promette bene, 21 e 9 davanti al cospetto di sua mestà Tim Duncan. Ma purtroppo il suo fisico non è ancora del tutto pronto per l’NBA, le caviglie e le spalle sono continuamente tormentate dagli infortuni.   Alla pausa dell’All-Star Game, Damian Lillard, rookie di Portland, è gia Rookie dell’anno, e gioca la partita della domenica con i più grandi. E iniziano subito ad arrivare critiche verso Anthony: troppo giovane, troppo leggero, spalle troppo piccole per reggere quel “1st pick” affianco al suo nome; va detto che non poteva andare meglio per Davis, dato che al rientro dalla pausa gira a 18 punti 10 rimbalzi e 2 stoppate di media, complice una tenuta fisica migliore di quella dei 6 mesi precedenti.
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Il che non è altro un preludio ad una stagione da sophmore da consegnare ai posteri: cifre simili, a quella età solo Shaq e Hakeem, bella compagnia diciamo. Adesso siamo solo al terzo anno, e Anthony Marshon Davis è gia considerato come uno dei migliori giocatori della NBA, al pari dei James e Durant vari, e i Pelicans se lo coccolano: questa è una carriera che certamente può regalare gioie agli amanti della palla spicchi, non ci resta altro che farci “accompagnare” dal suo incredibile talento.