La storia di Davide e Golia è forse una delle vicende più conosciute della storia biblica: la “trama”, riassunta in parole povere, è quella di un giovane pastorello che con una piccola fionda e tanta astuzia riesce a batte il gigante Golia. Qualche anno fa, in onore del suo diciannovesimo compleanno, avevo paragonato Davide Moretti a quel pastore, citando i grandi passi e le grandi sfide, ad iniziare dal cognome “pesante” che porta, che quel giovane ragazzo aveva già affrontato e superato: oggi però Davide non è più dalla parte del tenero e indifeso ragazzo, oggi Davide è diventato un gigante, a tutto tondo.
La cosa che più ci tengo a precisare nell’incipit di questo articolo è una: Davide Moretti non è esploso oggi, non è diventato un fenomeno in questa stagione. Quest’annata gloriosa è solo il risultato di un percorso di ascesa continuo, che ha caratterizzato la carriera di Moretti, soprattutto negli anni di professionismo.
Davide Moretti nasce il 25 marzo del 1998 a Bologna e nasce già con la palla in mano, anche perché a Basketcity non poteva essere diversamente. Il primo grande successo giovanile da segnalare è il Trofeo delle Regioni vinto con la Toscana: in finale Moretti mette a segno 37 punti e viene eletto nel miglior quintetto della competizione. Non proprio un ragazzo qualunque, sin dai primi palleggi.
Nella stagione 2013/2014 milita nella Stella Azzurra: fa il suo primo esordio tra i senior in Serie B, ma è soprattutto protagonista nelle giovanili. Ci sono tante aspettative su quel gruppo, ma qualcosa non gira come deve in quella stagione e la squadra romana sfiora lo scudetto sia in U19 che in U17, senza però conquistarlo. Moretti viene comunque inserito nel miglior quintetto della competizione U17. La delusione è bruciante per Davide, che vuole riscattarsi, il prima possibile.
Per riscattarsi sceglie la “sua” Pistoia, o meglio, la Pistoia dei Moretti. Il capitolo pistoiese è molto importante per la carriera di Davide a 360°, a mio parere, e segna l’inizio del percorso di ascesa citato prima. Pistoia segna due date importanti per Moretti: il 26 ottobre 2014, in cui a 16 anni esordisce in Serie A, e il 21 giugno 2015, la data della vittoria dello scudetto U17. In Serie A, il Moro trova anche i suoi primi punti, mentre nelle giovanili è leader in campo e fuori, sia del gruppo U19, che ovviamente di quello U17.
Davide in questa stagione inizia a cambiare faccia ed inizia ad essere notato per davvero dagli addetti ai lavori, anche se arriva la prima etichetta, ovvero inizia a circolare il primo dubbio sul fatto che il suo ruolo non fosse chiaro, soprattutto calato in un mondo professionistico: non ha la visione di gioco per essere un playmaker, ma allo stesso tempo non ha il fisico adatto per una guardia. Ad andare oltre questo dubbio “amletico” è Treviso che lo ingaggia nell’estate del 2015 e crede in lui sin dal primo istante. L’amore tra Davide e Treviso scoppia subito: un idillio a tutto tondo, in campo e fuori.
Da giocatore “caldo” adora l’affetto e il tifo del PalaVerde che lo adotta e lo sostiene, proprio come se fosse un figlio di Treviso, che poi effettivamente diventerà. Davide ricambia il sostegno sul campo: al primo vero anno tra i professionisti gioca 19 minuti di media, mettendo a segno 6 punti di media e distribuendo 2 assist in media. Treviso gioca un’ottima regular season conquistando il primo posto nell’A2 est, ma ai playoff si ferma in semifinale eliminata dalla Fortitudo Bologna. A mio parere, è questa la stagione in cui Davide esplode, riuscendo ad affermarsi e a ritagliarsi minuti importanti e da protagonista tra i professionisti, in questa stagione fa capire a tutti che lui a quei livelli ci può stare.
La seconda stagione a Treviso è la conferma della prima: più minuti in campo (28 di media) e più punti nelle mani (12 in media). Un ruolo da protagonista, da leader, nonostante la giovanissima età e nonostante giochi con veterani. Questo ruolo si accentua ancora di più nei momenti clou della stagione: gioca una Coppa Italia strabiliante, in cui però purtroppo Treviso si ferma in semifinale, e gioca dei playoff da trascinatore in cui infiamma più e più volte il PalaVerde. Non è però la stagione di Treviso, che manca un’altra la promozione.
Al termine di questa stagione è evidente che la dimensione di Davide Moretti non sia l’A2, ma qualcosa di più, però in Italia qualcuno ha ancora dei dubbi: pare che Moretti non abbia il fisico adatto per giocare in Serie A. Le offerte per Davide dai club italiani sono timide e sicuramente, come dichiarato anche da lui, non gli avrebbero permesso di proseguire il suo cammino di crescita iniziato a Treviso, così la scelta, difficile, di fare le valigie e ad andare in America, più precisamente nel profondo Texas: destinazione Lubbock, la città dove ha sede il campus di Texas Tech University. Davide non solo accetta la sfida che il college basketball gli mette davanti, ma se la va a cercare, in un college non ancora così conosciuto ai più, ma che aveva progetti importanti per il futuro, sia a livello di squadra, che per quel ragazzo italiano, come poi è stato dimostrato nei due anni successivi.
L’inizio a Texas Tech è stato sicuramente complicato per Moretti, come raccontato più volte, che si è trovato lontano da casa in un posto completamente nuovo e con una cultura molto diversa: Davide però ha imparato a “parlare” a modo suo, ovvero sul campo, conquistando tutti grazie alla dedizione che metteva sul parquet durante gli allenamenti e le partite. La stagione da freshman di Moretti, anche in una conference così competitiva con la Big 12 è comunque notevole: gioca 12 minuti di media, mettendo a segno 4 punti e un assist. La regular season di Texas Tech si chiude con la vittoria sfumata in finale della Big 12, che però gli consente l’accesso alla March Madness. Moretti, seppur da freshman e giocando uno dei tornei più competitivi, non esce dalle rotazioni, anzi mantiene il suo minutaggio, ma soprattutto la sua personalità durante tutto il torneo NCAA, in cui Texas Tech arriva fino alle Elite 8, sconfitta da Villanova che poi vincerà il titolo.
Un primo mattoncino della storia di TTU è scritto e Davide ne è sicuramente protagonista.
Il giocatore che esce da questa stagione e che inizierà quella successiva, ovvero la stagione 2018/2019, conclusasi appena due giorni fa, è un giocatore completamente diverso da quello che nell’estate 2017 aveva messo piede per la prima volta in America: l’etica del lavoro a Davide non è mai mancata, anzi, ed in un ambiente come quello statunitense, dove il culto dell’allenamento la fa da padrona, è stata più che esaltata. Il risultato è stato fin da subito visibile, anche ad occhio nudo: fisicamente Moretti era un altro giocatore, costruito attentamente però, bilanciando l’importanza del fisico, ma senza snaturare le caratteristiche del giocatore che era stato fino ad allora. Per quanto riguarda il campo, invece, a detta di tutti le cose erano due: aveva migliorato ulteriormente le sue percentuali e scelte di tiro, la sua visione di gioco, ma soprattutto la difesa, era diventato un difensore forsennato, che non lasciava spazio all’avversario. Tutti questi miglioramenti lo hanno fatto diventare un pilastro della stagione appena finita di Texas Tech, una stagione storica sia a livello di college, che a livello personale per Moretti (e anche un po’ per l’Italia).
Davide è leader dei Red Raiders: Chris Beard gli consegna le chiavi della regia, che lui sa sapientemente come gestire.
Il primo pezzo di storia si scrive alla fine della regular season: Texas Tech vince la Big 12 e porta a casa il suo primo trofeo. Davide entra a far parte del terzo quintetto della conference. L’entusiasmo a Lubbock è alle stelle e la squadra di Chris Beard si appresta ad affrontare la March Madness con tanta consapevolezza. Nei primi due turni Texas Tech vince senza soffrire contro Northern Kentucky e Buffalo, ma dalle Sweet 16 iniziano gli accoppiamenti complicati. La prima avversaria tosta è Michigan, che ha i favori del pronostico, ma incappa in una serata storta al tiro, contrapposta ad una grande prestazione dei Red Raiders che ottengono il passaggio alle Elite 8. Qui trovano Gonzaga e lo spettro di una nuova eliminazione ad un passo dalle Final Four c’è, ma alla squadra di Chris Beard poco importa dei pronostici, così come non importa al ragazzo con la maglia numero 25 nato a Bologna: Davide, dopo un primo tempo non positivo, si rimbocca le maniche e gioca un secondo tempo da autentico MVP trascinando Texas Tech alle Final Four con triple che pesano come macigni. Il sogno è realtà, Texas Tech va alle Final Four e Moretti è il primo italiano ad arrivare tra le magnifiche quattro della competizione NCAA. In semifinale l’ostacolo è targato Michigan State, ma grazie ad un’altra prestazione monumentale di squadra, TTU la fa fuori e vola in finale con il vento in poppa.
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La finale contro i Virginia Cavaliers, purtroppo non va come dovrebbe, ma non possiamo parlare di storia senza lieto fine: Moretti gioca una prestazione straordinaria mettendo a segno 15 punti e giocando da trascinatore e MVP dei suoi.
Le cifre di Davide in questa stagione sono notevoli e decisamente migliori rispetto alla scorsa stagione: 32 minuti di media, 11.5 punti, 2.4 assist e 2.1 rimbalzi.
I dati e le statistiche sono eloquenti: un percorso di miglioramento progressivo su entrambi i lati del campo che va avanti da anni. Quello che i dati non dicono è chi è questo ragazzo: Davide è un leader, un leader silenzioso, poco appariscente, ma che sa cosa fare, cosa dire e quando farlo. È un ragazzo che sa stare al suo posto, che sa farsi volere bene e apprezzare per le cose che fa sul campo e per la sincerità e disponibilità che mette fuori, come dimostra l’affetto con cui lo seguono tutti i suoi tifosi ed ex tifosi. Così come, è stato molto apprezzato da tutti gli addetti ai lavori, soprattutto quelli americani, che hanno speso grandi apprezzamenti su di lui.
Davide è un giocatore che non cambia mai faccia, che durante le partite è sempre con la testa nel match e non si lascia prendere da altre cose, da altre distrazioni, spesso non si lascia mai andare alle emozioni, se non quando è proprio impossibile non farlo, come nell’esultanza scatenata post tripla contro Gonzaga. Forse il momento più intimo che negli anni abbiamo potuto vedere di Moretti è stato proprio quello nel video diffuso sui social di Texas Tech che ha fatto il giro del mondo in cui durante il discorso prepartita si accorge della presenza della sua famiglia che gli aveva fatto una sorpresa di compleanno per il match delle Sweet 16 e si commuove, sciogliendosi nell’abbraccio con il fratello Niccolò e la mamma Mariolina.
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L’etica del lavoro, tra le tante cose, lo ha contraddistinto anche fuori dal campo, dove ha vinto il premio come “studente modello” per il giocatore con i voti migliori.
Oggi possiamo dirlo, una volta i giganti il “piccolo” Davide li combatteva, oggi è diventato uno di loro, ma non un gigante come Golia, poco scaltro come nella storia, ma davvero intelligente, perché in questi anni Moretti ha saputo cambiare anche il suo atteggiamento sul campo, imparando una furbizia e una “malizia” quasi da veterano, anche se ha solo 21 anni.
E allora Davide è vero, oggi sei diventato Golia.