La NCAA è normalmente seguita da 2 tipi di sportivi: gli appassionati che amano il basket collegiale per il suo fascino e la sua imperfezione e chi lo guarda con gli occhi dello scout per vedere in anteprima le future scelte del draft.
In questa pazza stagione entrambe le categorie di sportivi conoscono il nostro Paolo Banchero di Duke, Jabari Smith di Auburn, Chet Holmgren di Gonzaga, Jaden Ivey di Purdue……….cioè i giocatori che si stanno giocando i primi posti del draft.
Ma in questo momento, prima che le partite di Conference entrino nel vivo, vogliamo parlare di giocatori poco conosciuti ma che hanno comunque potenzialità da Summer League o da Eurolega.

Il primo è Jacob Gilyard guardia senior di Richmond che nei suoi cinque anni di college è stato l’uomo di fiducia di coach Chris Mooney che l’ha sempre voluto nel suo quintetto titolare.
Gilyard è un play che fa dell’affidabilità il suo punto di forza e se da una parte sta tirando con le percentuali peggiori della carriera, è però arrivato ad un rapporto Assist/palle perse di 3,71.
Gilyard è molto stimato anche per quello che fa fuori dal campo poiché insieme alla famiglia è molto attivo nel sensibilizzare le persone circa l’autismo, un disturbo che affligge il fratello Roman.
Il suo impegno è tale da aver convinto Richmond a nominare “Autism Awareness game” una delle partie casalinghe.

Facile essere il leader degli assist quando giochi in una squadra delle Power Five conferences, più difficile è esserlo quando giochi nella Horizon League e la squadra tira con il 45% dal campo.
Jalen Moore sembra un ragazzino ma in effetti ha più esperienza di tanti altri giocatori visto che si è fatto le ossa giocando per due anni in un Junior College di alto livello prima di passare in NCAA a Oakland.
Dopo un primo anno impressionante Jalen sta avendo una leggera flessione nei numeri con la percentuale da 3pti scesa al 24% ma nonostante questo realizza oltre 15ppg ed 8apg.
Moore è il tipico play che fa giocare bene la squadra facendo apparire i suoi compagni migliori di quello che in effetti sono.

Johni Broome di Morehead State è un’ala grande di vecchio stampo, di quelli che non tirano da fuori l’arco ma vicino al canestro sanno farsi rispettare, qualcosa che ci si può aspettare da chi è cresciuto in una famiglia di giocatori di football.
Dopo l’anno da freshman da 13ppg e 9rpg Johni questa stagione è in doppia-doppia di media ed è diventato una presenza anche difensivamente con 3,7 stoppate a partita.

Nella classifica dei rimbalzisti dopo Tshiebwe di Kentucky abbiamo Fardaws Aimaq un 6’11” il cui padre è scappato dall’Afghanistan per sfuggire alla guerra russo-afghana stabilendosi infine in Canada dove Fardaws è nato.
Dopo un primo anno a Mercer dove ha poche opportunità, si trasferisce a Utah Valley dove arriva insieme a coach Mark Madsen, il “Mad Dog” che ha vinto 2 titoli NBA coi Lakers.
Il primo anno lo passa da redshirt ma appena può scendere in campo Aimaq mette in mostra quello che ha costruito in palestra chiudendo la prima stagione coi Wolverines con 13,9ppg e 15rpg di media.
Quest’anno Fardaws è diventato il punto di riferimento offensivo di Utah Valley ed ha sensibilmente aumentato la sua media arrivando molto vicino ai 20 di media.

Ryan Rollins è una guardia di 190cm che al secondo anno a Toledo viaggia a 20ppg con il 48% dal campo.
Snobbato dai principali college che non gli hanno offerto una scholarship, il ragazzo nato e cresciuto nel Michigan è un ottimo palleggiatore che riesce a crearsi le penetrazioni anche senza pick-and-roll e grazie al fisico riesce a sostenere i contatti in fase di avvicinamento al canestro.
Rollins deve continuare a lavorare sulla difesa che rimane ancora insufficiente ma i mezzi sono indubbi e merita di essere tenuto d’occhio soprattutto il prossimo anno.
Dopo il primo anno durante il quale non aveva trovato spazio Bryce Hamilton stava pensando ad un trasferimento da UNLV che l’allora neo allenatore T.J.Otzelberger riuscì a scongiurare dando il via ad un crescendo che sta avendo l’apice in questo anno da senior.
Da realizzatore qual’è Hamilton ha un discreto tiro (36% da 3pti) ma tende ad accentrare il gioco su di se con risultati numerici impressionanti visto che nelle ultime 4 partite ha segnato 32,5 punti di media, tirando col 45 da 3pti e mettendo a segno il 47% dei punti dei Rebels che però sono usciti con 2 vinte e 2 perse a dimostrazione del fatto che nel basket la squadra è più importante del singolo.