Le prime partite della stagione 2021-22 evidenziano una cosa: quest’anno nella NCAA non c’è una vera favorita.
In preseason Gonzaga sembrava la predestinata alla vittoria visto che aveva anche 2 All-American ma poi è stata battuta dai Blue Devils e nella partita seguente le sono serviti 35 minuti per domare la modesta Tarleton.
A quel punto Duke era salita al #1 del ranking, posizione che terrà solo questa settimana perchè nel corso del Big Ten/ACC Challenge è stata superata da Ohio State al termine di una partita nella quale, con 7′ sul cronometro ed a +11, ha sostanzialmente smesso di giocare subendo un parziale di 20-4.
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Ora la potenziale #1 diventa Purdue che ha già sconfitto due squadre del ranking come North Carolina e Villanova, grazie alla forza del gruppo visto che ha 6 giocatori con almeno 9ppg. Se il miglior marcatore dei Boilermakers è il sophmore Zach Edey che realiza 17,7ppg e 7,7rpg in meno di 19 minuti il miglior giocatore è Jaden Ivey, una guardia di 6’4” pure lui al secondo anno che tira col 52% dal campo e col 43% da 3pti.
Purdue dovrà però fare attenzione perchè Venerdì nella prima partita di Big10 si troverà ad affrontare Iowa che, pur avendo perso Luka Garza, è imbattuta e sta mettendo in mostra l’ennesimo sophmore Keegan Murray (24,6ppg e 8,9rpg).
Alla finestra c’è Baylor, campione uscente, pure lei ancora imbattuta ma anche grazie ad un calendario abbastanza facile che non ha messo realmente alla prova i ragazzi di coach Scott Drew orfani di 4 titolari e dei 3 top-scorer della scorsa stagione: Davion Mithcell, Jared Butler e MaCio Teague.
Senza dimenticare UCLA che nonostante abbia perso di 20 con i Zags rimane una seria contendente perchè un giro a vuoto non può mettere in discussione il potenziale di una squadra dove oltre a Johnny Juzang ci sono altri 3 giocatori in doppia cifra nei punti e con oltre 28mpg.
E l’altra finaliste dello scorso anno Houston, quella più defilata perchè l’unica vera partita l’ha persa con Wisconsin ma il sistema con ampie rotazioni di coach Kelvin Sampson continua a funzionare e anche quest’anno ha 9 giocatori con almeno 14 minuti di media.

L’incertezza a livello di squadre favorite non c’è a livello di giocatori perché Chet Holmgren è ancora la probabile prima scelta al draft NBA ma il nostro Paolo Banchero nella sfida diretta ha dimostrato che la differenza tra i due, se c’è, è minima.
Banchero è l’italiano sulla bocca di tutti ma forse anche per colpa sua stanno passando inosservate le prestazioni di Gabriele Gabe Stefanini, un ragazzo bolognese che 3 anni fa a Columbia aveva messo in mostra le potenzialità ma l’anno dopo era stato fermato da un infortunio e la scorsa stagione dalla scelta della Ivy League di cancellare la stagione, ed ora San Francisco sta viaggiando in doppia cifra di media.
Nella corsa per il Player of the Year uno che sta guadagnano posizioni è Kofi Cockburn di Illinois, un 7 piedi da 130kg, che dopo il passaggio nei pro di Ayo Dosunmu sta sfruttando le maggiori opportunità che gli vengono offerte ed ora viaggia a 26,8ppg, 9,5rpg tirando col 70% dal campo.

Il giocatore più intrigante è però Jalen Duren per le potenzialità e per la situazione che si è creata.
Duren è un freshman di 6’11”, 5stelle per ESPN, che fra tutte le squadre che gli avevano offerto una scholarship ha scelto Memphis.
Di primo acchito verrebbe da pensare che la scelta sia stata dovuta alla presenza di Penny Hardaway che per due volte è stato nel First Team NBA come capo allenatore. Poi però guardando bene il coaching staff dei Tigers si nota che i due vice allenatori arrivati quest’anno sono Larry Brown, un allenatore da oltre 2.000 panchine NBA e l’unico ad aver vinto il titolo NBA e NCAA, e Rasheed Wallace un’ala-centro da 6’11” che nell’NBA ha segnato oltre 16.000 punti, è stato campione nel 1995, 4 volte All Star.
Probabilmente Duren sarà un giocatore da one-and-done ma, viste le premesse, fossi in lui un pensierino ad un secondo anno con questo coaching staff ce lo farei.