Napoli, Piazza del Plebiscito, countdown alla partenza del Giro d’Italia 2013. Di sicuro un evento sportivo, qualcosa che non puoi non sapere, di cui non puoi non chiedere, se non altro per cultura generale. Ma anche se un evento, almeno in partenza non ti aspetti una traccia di basket, anche se tutta rivolta al passato. E invece sulle ammiraglie pronte a partire, e sulle divise di undici corridori di questa carovana che domani prende il via dal Golfo partenopeo, si rivede un nome che è salito da pochi giorni sulla ribalta delle due ruote. Un nome che per tanti baskettari, specie quelli del Triveneto, non è stato soltanto un logo, un marchio, una sponsorizzazione come un’altra, bensì un impegno anche sociale, un modo di fare sport e business che in tre decenni ha raccolto tanti risultati, centrato tanti obiettivi. Non solo nel basket.
Parliamo di Benetton, che dopo due anni di vero e proprio low profile, metaforicamente risale in sella, e torna a ampliare il portafoglio sportivo con l’acquisto del 51% della casa vinicola Farnese, main sponsor di una delle 23 squadre partecipanti alla corsa rosa. Un turning point, nella gestione di Alessandro Benetton, che contrariamente a papà Luciano, è stato più noto per le dismissioni, le chiusure di battenti, che per gli investimenti.
Infatti la famiglia di Ponzano, custode dell’impero dell’abbigliamento, ha proceduto ad un autentico cambio di passo, e non solo della guardia, con l’arrivo il timone del gruppo del 48enne. Così la creatura di Verde Sport, che ha inglobato tra il 1986 e il 2011 prima la F1 (fino al 2001) , poi la Pallacanestro Treviso e la Sisley Volley, quindi la Benetton Rugby, da un paio d’anni era rimasta a vivere di sola palla ovale e di mete, chiudendo i rubinetti per gli sport che, assieme ai successi di Michael Schumacher, avevano rafforzato l’immagine internazionale del gruppo dallo slogan United Colors. E a suon di trofei: 2 titoli piloti con Michael Schumacher e un mondiale costruttori; nel Basket 5 Scudetti, 8 Coppe Italia, 4 Supercoppe italiane, 1 Coppa delle Coppe ed una Saporta Cup; nel Volley ancora meglio: 9 titoli italiani, 5 Coppe Italia, 7 Super Coppe, 4 Coppe dei Campioni, 1 Coppe delle Coppe, 4 Coppe Cev, 2 Supercoppe Europee.
Due anni fa (febbraio 2011), l’annuncio shock, da parte di patron Gilberto : a partire dal 30 giugno 2012 l’azienda non sarà più proprietaria nè sponsor di Pallacanestro e Volley Treviso. I motivi? Troppo costoso, risultati sportivi calati, le nuove leve della famiglia che non spingono per lo sport. Morale della favola: le squadre non sono più compatibili con la strategia di comunicazione del gruppo industriale.
E invece, ecco quello che la Gazzetta dello Sport di oggi definisce : “L’amico in più del ciclismo italiano”. Benetton non entra direttamente nel team, ma abbraccia il ciclismo con entusiasmo: «E devo dire che l’interesse per questo sport mi sembra molto vivo. Io ho iniziato a praticare la bicicletta dopo un infortunio al ginocchio e mi si è aperto un mondo. Sono come un bambino al primo giorno di scuola e mi sembra che la nostra divisa sia la più elegante di tutte. Mi piacerebbe dire che ci abbiamo messo Io zampino”.
La sua “nuova squadra”, guidata da un DS storico come Luca Scinto, si presenta al via del Giro d’Italia capitanata da Danilo Di Luca e Stefano Garzelli, vanta tra i suoi effettivi anche il trevigiano Oscar Gatto, già vincitore di una tappa al Giro e l’ex Uct Francesco Chicchi.
Tornando invece al capitolo basket, attualmente la holding della famiglia Benetton, dopo 30 anni di sostegno incondizionato allo sport trevigiano, resta attiva nel settore giovanile con Verde Sport, mantenendo tutte le attività sociali che si svolgono a La Ghirada, mentre tutte le speranze per tornare ai fasti del passati sono come è noto nelle mani del Treviso Basket, nato nel luglio dello scorso anno, quindi nell’asse Coldebella- De Longhi – Vazzoler, che tanto bene sta facendo nel campionato di Promozione (1000 spettatori a partita negli impianti del Natatorio). Il tutto in attesa di news estive che quasi ad un anno di distanza dal Consiglio Federale del no alla richiesta di ammissione della nuova società, ripaghi gli sforzi fatti anche dai tifosi nei mesi precedenti alla decisione (attraverso la pagina Facebook “Treviso – Io ci sono”), e cancelli la delusione che ancora oggi serpeggia in tanti tifosi della Marca.