L’angolo del coach: il pressing difensivo di West Virginia

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Nuovo episodio di questa rubrica; oggi cercherò di rendere più chiaro il funzionamento della difesa press di coach Bob Huggins e dei suoi Mountaineers.
Al giorno d’oggi, si tende troppo spesso a concentrare l’attenzione sulla parte offensiva del basket. Ad esempio, molti dei giocatori più conosciuti della lega NBA sono delle vere e proprie macchine da canestri, in grado di segnare da ogni posizione e di decidere le partite quasi in solitaria, ma troppo spesso non sono altrettanto efficienti dall’altro lato del campo, ossia in fase difensiva (uno su tutti, James Harden).
Ma a volte ci si dimentica che la pallacanestro non è fatta solo di canestri segnati: in certi casi vince la partita chi riesce a subire meno punti. Ed in effetti il mondo degli allenatori è diviso in due schieramenti: chi pensa che le partite si vincano in attacco, segnando più degli avversari, e chi invece sostiene che non si possa prevalere senza una difesa efficace, che conceda meno canestri possibili all’altra squadra.
Un coach che di certo appartiene alla seconda di queste due fazioni è Bob Huggins: non a caso, l’università da lui allenata, West Virginia, viene spesso soprannominata “Press Virginia”. Questo è chiaramente un riferimento alla tattica difensiva che più di ogni altra cosa caratterizza la squadra allenata dal corpulento allenatore: la difesa press a tutto campo. Molte squadre la utilizzano, solitamente negli ultimi minuti di una partita punto a punto, per indurre in errore la squadra avversaria e procurarsi così canestri facili, ma nessuno mette in atto questa frenetica difesa come West Virginia: non è raro vedere, infatti, che per tutti i 40 minuti di gioco i ragazzi terribili di Huggins raddoppino su ogni giocatore nemico che ha in mano la palla.
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Esistono vari tipi di pressing difensivo: il più comune è certamente il cosiddetto “diamante”; questo nome deriva dalla formazione che assumono i giocatori in campo durante la rimessa avversaria: un difensore sulla palla, due sui giocatori che vanno in apertura e uno appostato prima di metà campo che si occuperà di intercettare eventuali passaggi. Il quinto giocatore è l’unico che non partecipa allo schieramento, è solitamente un lungo e si trova in posizione centrale oltre la metà campo. L’obiettivo di tutto ciò è semplice: creare una situazione di superiorità numerica difensiva in cui il portatore di palla viene spinto verso le linee laterali del campo (che sono chiaramente le zone più rischiose per il palleggiatore), per poi essere chiuso su due lati a “L” e costretto a perdere la palla con un passaggio intercettato o un errore di palleggio.press defense

La difesa dei Mountaineers differisce leggermente dalle difese press prestabilite, dato che non esiste una vera e propria formazione in campo: si tratta più di una filosofia di gioco in cui ogni giocatore, indipendentemente dal fatto che lui sia una guardia o un lungo, dà il massimo per mettere in difficoltà l’avversario e recuperare ogni pallone. Ed è innegabile che questo stile di gioco abbia portato grandi successi a questa squadra, che da anni ormai è ai vertici del basket NCAA. L’esito positivo di questa difesa non è però da attribuirsi solo alla strategia in sé: tutto questo non sarebbe possibile senza un roster composto da giocatori esperti e di sacrificio, due su tutti Jevon Carter e Nathan Adrian, ed ovviamente il contributo fondamentale di Bob Huggins, uno tra i più navigati e furbi allenatori del panorama americano.

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Anche quest’anno i ragazzi di casa al WVU Coliseum hanno centrato l’accesso al torneo nazionale NCAA, ed anche quest’anno sono pronti a creare grattacapi agli avversari, compresi i più forti. Magari non sono i favoriti a vincere il titolo, certamente hanno un livello di talento inferiore ai top team, ma come al solito si dimostreranno solidi e combattivi, qualità che da un bel po’ di anni ormai caratterizzano gli allievi di coach Huggins.