L’angolo del coach: la cenerentola Northwestern

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Oggi voglio rendere omaggio ad una squadra che, nonostante sia già fuori dalla March Madness NCAA, ha piacevolmente stupito tutti quest’anno: i Northwestern Wildcats, che per la prima volta nella loro storia hanno raggiunto il traguardo del torneo nazionale (erano gli unici a non esserci mai riusciti nella loro Conference).

Partiamo da colui che ha magistralmente guidato questa squadra alla miglior stagione dai tempi del secondo dopoguerra, coach Chris Collins. Uno che sa cosa vuol dire fare la gavetta, essendo stato per ben 13 anni il vice-allenatore di Mike Krzyzewski, istituzione del basket di college. E già il fatto che per più di un decennio il figlio del famoso Doug abbia rifiutato ruoli da protagonista in vari atenei per rimanere a Duke ad imparare la dice lunga sulla sua etica del lavoro. I risultati si commentano da soli. Collins è infatti stato in grado di elevare ai massimi livelli una squadra certamente buona, ma priva di giocatori fuoriclasse e con talento fuori dal comune.

Emblema di questo team è sicuramente Bryant McIntosh, playmaker e capitano, giocatore con fisico e tecnica “normali”, ma votato al sacrificio e al gioco di squadra. Buon palleggiatore, grande conoscitore del gioco ma soprattutto leader carismatico e molto competitivo; non a caso il gioco di NU è molto spesso basato su di lui, che prendendosi molte penetrazioni riesce a trovare la soluzione migliore grazie alla sua notevole capacità di decision-making.mcintosh

Inoltre, andando a guardare gli altri componenti del quintetto possiamo capire il tipo di gioco messo in campo dai Wildcats: oltre al play appena citato, troviamo infatti tre esterni molto atletici in grado di giocare dentro e fuori dall’area con uguale efficacia, di prendersi tiri da lontano ma anche di giocare 1 contro 1 verso il ferro, ossia Lindsay, Lumpkin e Law. A completare i titolari, un centro molto duttile in grado di palleggiare e passare bene la palla, oltre che buon rimbalzista e stoppatore, Dererk Pardon. Un roster di giocatori tuttofare; non è strano infatti vedere gli esterni giocare in post basso o i lunghi fare vari assist in una partita.

Ma analizziamo meglio le giocate di questa squadra: gli schemi di Collins prevedono per lo più blocchi e tagli, con l’intento di costringere i difensori a prendere decisioni velocemente o, in caso questi siano distratti o lenti, punirli con tiri ad alta percentuale, sia da vicino che da lontano. Altro elemento fondamentale e molto usato è l’handoff, ossia il passaggio consegnato: questo permette infatti di creare una situazione simile al blocco ma più rapida e dinamica, in cui si possono creare mismatch o anche penetrazioni facili, se i difensori non sono bravi a contenerle (McIntosh in questo fondamentale è tra i migliori in assoluto).

Un’altra tattica molto caratteristica di NU riguarda la fase difensiva: ogni volta che i lunghi avversari ricevono palla dentro l’area piccola, questi vengono immediatamente raddoppiati; in questo modo, vengono forzati a perdere il pallone o semplicemente si aumenta la possibilità di una stoppata, mettendo due giocatori atletici a disturbare il tiro. Proprio le stoppate sono tra i marchi di fabbrica della difesa fisica dei Wildcats, ed in particolare del centro Pardon.defense

Infine, per avere un quadro completo della situazione, bisogna tenere in considerazione un elemento troppo spesso ignorato quando si parla di successi cestistici: la tifoseria. Il pubblico della Welsh-Ryan Arena è infatti molto agguerrito e crea un’atmosfera che sicuramente aiuta i ragazzi di coach Collins nelle partite in casa.

Quest’anno non vedremo più giocare i Northwestern Wildcats, che sono stati eliminati dai troppo superiori Gonzaga Bulldogs, ma certamente questa è una stagione che verrà ricordata molto a lungo, in cui sono state messe le basi per un futuro roseo e vincente.