[fncvideo id=]Si è oramai conclusa la March Madness 2017: dopo un mese di partite ed emozioni davvero incredibili, alla fine i North Carolina Tar Heels sono riusciti a riscattare la dolorosa sconfitta dello scorso anno, superando in finale i Gonzaga Bulldogs in una partita molto combattuta. Ma andiamo ad analizzare il gioco di questa squadra, per capire come si è giunti alla vittoria di questo importantissimo Trofeo.
Voglio ovviamente iniziare parlando del coach di questa grande squadra: Roy Williams. Uno che fa dell’immensa esperienza la sua forza, che allena nell’ateneo che fu di Michael Jordan da quasi quindici anni. E in questo lungo periodo non ha mai cambiato la sua filosofia, il suo essere prima di tutto un grande lavoratore, attitudine che richiede ai suoi ragazzi e che lui stesso trasferisce ai suoi ragazzi. Proprio per questo quando vediamo giocare i suoi Tar Heels vediamo un gioco ben poco spettacolare, anzi quasi noioso, ma anche molto, molto efficace.
Un gioco che per lo più è basato sui suoi interni, giocatori molto fisici e ottimi rimbalzisti, abituati a fare grandi sforzi per buttarsi su ogni pallone; su tutti, impossibile non citare Kennedy Meeks. Il lungo senior si è rivelato infatti decisivo nelle ultime partite, in particolare nella semifinale vinta contro Oregon, in cui dopo una prestazione da 25 punti e 14 rimbalzi ha catturato la carambola offensiva che ha chiuso il match. Solitamente i lunghi di NC in campo sono sempre due (il compagno che Meeks più spesso si trova di fianco, nello starting five, è Isaiah Hicks) e tendono a giocare in maniera “complementare”: uno in post basso, che punta a ricevere il pallone nella miglior posizione possibile e, se trova spazio, ad attaccare il ferro; e un altro in post alto, che funge da appoggio e spesso diventa assist-man per tagli o tiri da tre. Questo stile di gioco interno-esterno crea grandi problemi alle difese avversarie, obbligate a muoversi in continuazione e spesso incapaci di marcare efficacemente tutti e 5 i giocatori, che spesso si trovano anche ad avere problemi di falli (per informazioni chiedere ai lunghi Zags).
Ma pensare che l’unica forza di North Carolina siano i lunghi sarebbe fin troppo riduttivo: nel roster a disposizione di Williams, infatti, troviamo anche vari esterni veloci e molto efficienti nell’1 contro 1. Joel Berry II (MOP delle Final Four) e Justin Jackson (ACC player of the year) ne sono il perfetto esempio: due giocatori agili e molto furbi, che non esitano ad attaccare il canestro ogni volta che trovano spazio, ma che possiedono anche un ottimo tiro dal palleggio che li rende molto pericolosi. Inoltre, il gioco di queste rapide guardie è spesso basato sui blocchi, portati dai lunghi o dagli esterni stessi, che puntano a trovare buone linee di penetrazione o di passaggio. Sono però solitamente blocchi ciechi (ossia sul giocatore senza palla) e il pick’n’roll viene usato, contrariamente proprio ai Bulldogs avversari della finale, solo a fine azione, come “ultima spiaggia” se non si è riusciti ad arrivare a canestro in altri modi.
Altro aspetto fondamentale dei successi bianco-azzurri è certamente la difesa: viene spesso attuato, infatti, uno studiato pressing sulla palla a metà campo, che spesso e volentieri porta a palle rubate e di conseguenza schiacciate in contropiede che si rivelano psicologicamente pesanti per le altre squadre. Oltre a questo, un altro obiettivo difensivo è quello di costringere gli avversari a giocare molto larghi e a non entrare in area, dato che questo permetterebbe loro tiri facili. Per fare ciò, ogni volta che l’altra squadra gioca una collaborazione a due guardia-lungo, il difensore del lungo raddoppia momentaneamente sulla guardia, costringendola a fare il giro largo e a perdere tempo (da noi italiani questa difesa del pick’n’roll viene chiamata “rosso”). A tutto ciò si aggiunge il solito, grande impegno a rimbalzo.
In conclusione, questa squadra è la prova di come per vincere non serva solo il talento, ma anche la determinazione e l’impegno costante, la voglia di migliorarsi partita dopo partita e di mettere sempre in campo il 110%. Per quanto mi riguarda i ragazzi del grande Roy Williams hanno meritato questa vittoria, con cui sono riusciti a scacciare i fantasmi della scorsa finale. Grande merito anche ai Gonzaga Bulldogs, che si sono arresi solo al suono dell’ultima sirena e certamente proveranno a riscattarsi il prossimo anno, ma per questa stagione la festa è tutta dei Tar Heels, che hanno coronato il sogno di una stagione ricca di emozioni, ostacoli e gioie.